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Ambiente

Tra i filari del vino più famoso del mondo, si insinua un nemico invisibile: le microplastiche

Convegno a Castagnito: esperti discutono soluzioni sostenibili per l'inquinamento da plastica nei vigneti piemontesi

Microplastiche nei vigneti

Microplastiche nei vigneti: una sfida per le Langhe e il Roero

Nelle Langhe e nel Roero, territori simbolo dell’eccellenza vitivinicola italiana, il pericolo non arriva dalla siccità né dalle gelate. È più piccolo, invisibile e silenzioso: si chiama microplastica. A Castagnito, il 7 maggio 2025, presso la sede dei Vignaioli Piemontesi, si è tenuto un convegno destinato a segnare un punto di svolta. Titolo eloquente: “La plastica in vigneto e in cantina: conoscerla e gestirla in modo sostenibile e responsabile”. Un’iniziativa promossa dalla rivista Millevigne, che ha radunato esperti, ricercatori e produttori per affrontare un tema sempre più urgente.

Le microplastiche, figlie della degradazione di fili, teli, reti e strumenti tecnici, stanno contaminando il suolo. Una contaminazione che rischia di compromettere la fertilità dei terreni, la salute delle viti e, di conseguenza, la qualità stessa del vino. Ma il danno non è solo agricolo: riguarda la biodiversità, l’identità territoriale e la sostenibilità. «Un tempo associate solo ai mari – ha spiegato il chimico Simone Angioni – oggi le microplastiche sono ovunque: nel suolo, nell’aria, persino nel nostro cibo».

Accanto a lui, il ricercatore Luca Nizzetto del Norwegian Institute for Water Research, ha snocciolato dati inquietanti: nei vigneti europei, si stima che ogni anno vengano disperse tonnellate di plastica. Soluzioni? Materiali biodegradabili, capaci di dissolversi nel terreno senza lasciare residui. Ma anche tecnologie a basso impatto, metodi di raccolta e smaltimento più efficienti, e una formazione più attenta per gli operatori del settore.

Micro-plastiche nei vigneti

Nel pomeriggio, una tavola rotonda ha spostato il focus sull’economia circolare. L’agronomo Stefano Amadeo, fondatore di Diversity Ark, e Lucrezia Lamastra dell’Università Cattolica hanno mostrato esempi concreti di vigneti “plastic-free”, pratiche rigenerative e progetti di filiera corta. Il messaggio è chiaro: si può produrre eccellenza senza avvelenare la terra.

Ma il convegno ha anche allargato lo sguardo a un altro nodo dolente: il land grabbing agricolo, fenomeno in crescita nella Langa. L’espansione incontrollata dei vigneti, spesso a discapito dei boschi e delle aree naturali, sta alterando irreversibilmente il paesaggio. In Bassa Langa si parla ormai di desertificazione verde, in Alta Langa si teme per la tenuta del patrimonio forestale. Il rischio è un territorio fragile, esposto a frane, siccità e perdita di specie.

La sfida lanciata da Castagnito è quella di trovare un nuovo equilibrio tra produzione, ambiente e cultura del vino. La strada passa da investimenti, consapevolezza, ma anche da scelte etiche. Perché tra i vigneti che fanno grande l’Italia nel mondo, non può più esserci spazio per la plastica. Nemmeno quella che non si vede.

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