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L'uomo con il cuore a metà: al Bambino Gesù salvato un 32enne con un intervento mai tentato prima

Medici, ingegneri e tecnologia d’avanguardia per un miracolo tutto italiano: impiantate tre clip mitraliche con un accesso fuori protocollo. Un intervento senza precedenti apre nuovi orizzonti per i pazienti con cardiopatie congenite complesse

L'uomo con il cuore a metà

L'uomo con il cuore a metà: al Bambino Gesù salvato un 32enne con un intervento mai tentato prima (foto archivio)

Quando la medicina incontra l’innovazione vera, quella che non ha precedenti e si spinge oltre ogni protocollo, può accadere ciò che fino a ieri sembrava impossibile. Come salvare la vita di un uomo con mezzo cuore, affetto da una malformazione congenita rarissima, la cosiddetta cardiopatia univentricolare, in cui manca completamente il ventricolo destro. Una condizione che, nella maggior parte dei casi, porta a trapianto o a morte precoce. E invece, a Roma, all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, una squadra multidisciplinare ha riscritto le regole della cardiologia interventistica, operando su un paziente di 32 anni con una procedura mai eseguita prima.

La storia inizia anni fa, quando il giovane viene preso in carico dall’ospedale fin dall’infanzia. Una lunga battaglia per convivere con un cuore "incompleto", ma funzionale grazie a un unico ventricolo e a una complessa ricostruzione circolatoria nota come circolo di Fontan. Tuttavia, negli ultimi mesi, la situazione è precipitata a causa di un grave malfunzionamento della valvola mitrale, la cui insufficienza minacciava di sovraccaricare l’unico ventricolo rimasto, compromettendo l’intero equilibrio emodinamico.

Non c’era tempo da perdere. Il rischio di trapianto era altissimo, e le opzioni chirurgiche tradizionali considerate troppo pericolose. Così, dopo il parere favorevole del comitato etico e del Ministero della Salute, i medici hanno deciso di tentare l’impossibile: un intervento trans-cateterico mininvasivo, per la prima volta applicato a una struttura anatomica così anomala. “Non esisteva un protocollo – spiega il dottor Mario Butera, responsabile dell’équipe – e abbiamo dovuto progettare tutto da zero, con un approccio fuori standard”.

L'uomo con il cuore a metà

L’operazione, tecnicamente estrema, ha richiesto modellazioni 3D personalizzate del cuore del paziente, simulate virtualmente in laboratorio dall’unità di imaging avanzato dell’ospedale. Solo così è stato possibile studiare l’accesso più sicuro e efficace: passare attraverso il condotto di Fontan, manovra rischiosa e mai tentata prima. Una volta raggiunta la valvola mitrale, sono state impiantate tre clip, piccole strutture metalliche che ne hanno migliorato la chiusura.

Il risultato è andato ben oltre le aspettative: l’insufficienza mitralica è scesa da livello grave a inferiore al lieve, e il paziente è stato dimesso dopo appena sei giorni, in buone condizioni e senza complicanze. “È la dimostrazione – continua Butera – che anche i pazienti ritenuti inoperabili possono avere una chance. Stiamo costruendo un programma di riferimento per tutta Europa per offrire cure avanzate ai casi più complessi”.

Il successo di questo intervento apre una nuova frontiera per la cardiologia congenita, un settore che in Italia ha compiuto passi da gigante negli ultimi vent’anni. Lo conferma anche la dottoressa Federica Montanaro, che sottolinea come oggi molti bambini nati con gravi cardiopatie raggiungano l’età adulta, ma con la necessità di “percorsi continui di assistenza, professionalità specializzate e soluzioni fuori schema”.

Il caso del 32enne con “cuore a metà” è molto più di una pagina clinica: è un manifesto della medicina che osa, che costruisce il futuro combinando tecnica, empatia e visione. In un mondo dove i limiti si spostano ogni giorno, il Bambino Gesù conferma il suo ruolo di eccellenza e di pionierismo, trasformando un'anomalia letale in una storia di resistenza, vita e rinascita. Una storia che oggi appartiene a un uomo, ma domani potrà cambiare il destino di molti.

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