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Il paradosso delle famiglie torinesi: si spende di più, ma si vive peggio

I dati dell’Osservatorio: calano i consumi alimentari, aumentano le famiglie deboli. Cresce la spesa per viaggi brevi, cinema e benessere. Un’economia domestica che fatica, ma cerca ancora qualche respiro

Il paradosso delle famiglie torinesi

Il paradosso delle famiglie torinesi: si spende di più, ma si vive peggio

A Torino le famiglie spendono di più, ma vivono con meno. È questo il paradosso fotografato dall’Osservatorio sulle spese delle famiglie torinesi della Camera di commercio: 2.609 euro al mese è la spesa media registrata nel 2024, la più alta degli ultimi dieci anni. Ma dietro la cifra si nasconde l’effetto distorsivo dell’inflazione: la crescita reale è quasi piatta (+0,5% rispetto al 2023), mentre le difficoltà economiche aumentano, con un boom silenzioso delle famiglie “deboli”, più che raddoppiate in dodici mesi.

Dal 12,9% al 29,2%: è il balzo della fascia di popolazione in maggiore difficoltà. Un dato che impressiona e che racconta un cambiamento strutturale. Si assottiglia il gruppo delle famiglie “autosufficienti” (dal 29,6% al 18,8%), resta stabile la classe “media”, ma crollano le famiglie agiate, scese dal 21,7% al 14,5%. Il nuovo volto della città è quello di un’economia che galleggia, ma non naviga: si taglia dove si può, si resiste come si riesce, si sceglie di spendere su ciò che aiuta a “vivere”, più che a sopravvivere.

Il primo segnale arriva dal carrello della spesa. Dopo un 2023 in ripresa, la spesa alimentare torna a scendere, toccando i livelli del 2022: 407 euro al mese, con un calo del 2,9%. Giù soprattutto carni e salumi (-20,3%), latte e formaggi (-13,2%), pesce (-5,5%) e bevande (-6,6%). Anche i pasti pronti da asporto o delivery registrano un calo (-5,2%). Segno che il cibo è diventato un terreno di taglio, non più un elemento intoccabile. Il frigorifero è più vuoto, la tavola più sobria.

Ma non tutto è rinuncia. In un contesto segnato da precarietà e risparmi forzati, sorprende l’aumento della spesa per viaggi brevi e pasti fuori casa. Le gite fuori porta, in particolare, registrano numeri da record: 116 euro medi mensili destinati a vacanze, il dato più alto dal 2015. Un paradosso solo apparente: piccole evasioni, low cost, che rappresentano una forma di resistenza psicologica alla pressione della crisi. Non si tratta di grandi viaggi, ma di brevi fughe, spesso nei dintorni, che anche le famiglie più fragili non vogliono negarsi.

Lo stesso vale per le spese in benessere e cultura: in crescita gli abbonamenti a palestre e piscine, così come i biglietti per cinema, teatro, spettacoli e sport. La rinuncia colpisce invece l’abbigliamento e le calzature, in caduta libera, e i libri non scolastici, sempre più assenti dalle case torinesi. Si investe meno nell’apparenza e più nella salute emotiva e nel tempo condiviso.

A pagare il prezzo più alto sono, ancora una volta, le persone sole. Secondo i dati dell’Osservatorio, il 66% di chi vive da solo a Torino rientra oggi nella fascia di debolezza economica. E quasi 9 single su 10 si trovano al di sotto della media in termini di capacità di spesa. Un dato che conferma come la solitudine moltiplichi la vulnerabilità, rendendo più difficile l’accesso ai consumi, alla casa, alla sanità, persino al cibo.

L’identikit delle famiglie torinesi oggi è frastagliato e più incerto: da una parte resilienza e capacità di adattamento, dall’altra un lento impoverimento strutturale che mina la tenuta sociale. “Si spende di più perché tutto costa di più – commentano dagli uffici dell’Osservatorio – ma non si sta meglio. Anzi: il carico sulle spalle delle famiglie è sempre più pesante”.

Intanto, la politica tace. Le misure anti-inflazione restano episodiche, e i sostegni alle famiglie non sempre intercettano i nuovi bisogni. A Torino, dove l’indagine ha coinvolto 240 nuclei familiari di diversa composizione e provenienza, emerge chiara la richiesta di una strategia più ampia, che tenga conto della trasformazione silenziosa del tessuto urbano.

Non è solo una questione di numeri. È una città che cambia stile di vita per sopravvivere: meno carne, meno vestiti nuovi, meno acquisti d’impulso. Ma anche più camminate nei parchi, più gite domenicali, più attenzione alla salute e al tempo libero. Torino spende diversamente perché vive diversamente. E dietro ogni euro risparmiato, c’è una scelta, una rinuncia, un tentativo di restare in piedi. Anche quando l’equilibrio è sempre più sottile.

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