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Cronaca
05 Maggio 2025 - 15:55
Guerre, eserciti e paure globali: Torino è la città più preoccupata d’Italia. E la meno convinta dalle promesse di Trump
A Torino la guerra fa davvero paura. E le armi non convincono più. Secondo l’indagine nazionale Changes Unipol, realizzata da Ipsos, il capoluogo piemontese si conferma come la città italiana più inquieta di fronte ai conflitti globali, ma anche la più scettica sulle soluzioni proposte a livello politico e internazionale.
L’84% dei torinesi si dice preoccupato per la guerra in Ucraina, e l’80% per quella tra Israele e Palestina. Percentuali che superano la media nazionale e raccontano una popolazione sensibile, coinvolta, turbata da uno scenario mondiale che sembra peggiorare ogni giorno.
Non stupisce allora che il 58% dei torinesi si dichiari contrario a un aumento delle spese militari da parte dell’Unione Europea fino al 3% del PIL, come previsto da alcune ipotesi circolate negli ultimi mesi tra i vertici comunitari. Una netta presa di distanza, che traduce in numeri un sentimento di rigetto verso la logica della militarizzazione in una fase già colma di tensioni internazionali.
E ancora: l’idea di un esercito europeo unificato divide la città, con un 46% favorevole e un 38% contrario. Anche su questo fronte, Torino appare divisa, incerta, prudente, poco incline a soluzioni imposte dall’alto e ancora in cerca di certezze.
Particolarmente significativa la risposta sul ritorno della leva obbligatoria: quasi la metà dei torinesi (48%) si dice contraria, mentre un 38% la accoglierebbe favorevolmente e un 14% rimane indeciso. Numeri che evidenziano un certo attaccamento alla neutralità e alla dimensione civile del rapporto tra cittadino e Stato, in una fase in cui la retorica del “pronti alla difesa” torna a occupare spazio nel dibattito pubblico.
Ma è su Donald Trump, potenziale protagonista della diplomazia internazionale, che i torinesi si mostrano i più scettici d’Italia: quasi 1 su 3 (29%) ritiene che il suo eventuale ritorno sulla scena globale ostacolerebbe i negoziati di pace tra Russia e Ucraina. Un segnale di disillusione verso le figure forti, verso le soluzioni muscolari, verso chi promette di risolvere i conflitti senza ascoltare le complessità.
Dalla ricerca emerge un dato di fondo: Torino è inquieta, critica, riflessiva, forse più delle altre città italiane. Non cerca scorciatoie e guarda con sospetto tanto i conflitti quanto i loro presunti risolutori. In un contesto internazionale segnato da guerre a bassa e alta intensità, i torinesi preferiscono pensare alla pace come processo, non come slogan. E da questa consapevolezza, forse, parte una speranza.
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