Cerca

Attualità

Il Pd e il fascismo 2.0: Robin Piazzo lancia la bomba (e fa pure centro)

Altro che “moderati”. Per il consigliere comunale di Settimo Torinese il nuovo nemico si nasconde in casa: ha il volto educato dei “collaborazionisti” e la testa perfettamente allineata con la nuova estrema destra liberista

 Il Pd e il fascismo 2.0: Robin Piazzo lancia la bomba (e fa pure centro)

Robin Piazzo

C’è un post, in rete, che non si legge tutto d’un fiato. Si legge con godimento, riga dopo riga, come quei pamphlet infuocati che ogni tanto – raramente – ci ricordano che la politica può ancora essere un esercizio di verità.

Lo firma Robin Piazzo, consigliere comunale del Partito Democratico a Settimo Torinese.

E non è un semplice sfogo. È una radiografia impietosa del partito, delle sue derive e delle sue contraddizioni. Altro che "dibattito interno": qui si chiama dissociazione ideologica assistita.

Il titolo dice tutto: “Le due anime del PD: tra collaborazionisti e gente perbene”. Ma è nel corpo del testo che arriva l’anestesia locale: un PD con dentro mezza destra. E non per sbaglio. Per calcolo. Per strategia. Per ottimizzazione del consenso.

Piazzo descrive il profilo del nuovo nemico: una destra figlia dell’esperimento Trump-Musk, iperliberista, tecnocratica, allergica all’ambientalismo, nemica della democrazia, anti-woke fino all’isteria, capace di sdoganare lager e genocidi con l’aplomb di chi sa come si tengono in mano i numeri dell’economia. Ma il problema – dice Piazzo – è dentro il PD, dove una fetta di dirigenti ed ex dirigenti è talmente priva di anticorpi da essere praticamente contigua a quel mondo lì.

Dirigenti che gridano contro chi nomina Gaza, che odiano i radical chic e vogliono periferie culturalmente conservatrici, che pensano che la precarietà sia uno stato mentale e che se non sfondi è perché sei uno sfigato. Dirigenti che amano Meloni, sono atlantisti fanatici, militaristi, antisociali, convinti che la democrazia sia sopravvalutata. Ma guai a chiamarli fascisti: sono “moderati”.

Piazzo no. Lui li chiama per quello che sono: il megazord del nuovo fascismo liberista. E con un’analisi lucida, ma durissima, invita la parte sana del PD – quella cattolica, sociale, progressista – a liberarsi dalla trappola del compromesso. Perché se continui a fare compromessi con chi non ha niente a che fare con te, prima o poi ti ritrovi a governare con i tuoi nemici e a perdere la tua anima.

Ora, tutto questo lo scrive Piazzo. Ma c’è una domanda che un giornalista non può evitare di fare: a Settimo Torinese, chi ha messo insieme questa allegra armata Brancaleone? Chi ha scelto scientemente di imbarcare tutto l’imbarcabile, dai liberal meritocratici agli amici di Meloni travestiti da riformisti, passando per tecnocrati tossici, teorici del mercato assoluto e ammiratori della guerra giusta?

La risposta è una sola: Elena Piastra.
Per raggiungere il miracolistico (non è la Madonna di Lourdes) 75% dei consensi, ha aperto i cancelli a tutto il caravanserraglio ideologico in circolazione, attori, ballerini, saltimbanco, predicatori, ruffiani, questuanti...

Morale? oggi il PD settimese è un contenitore politicamente instabile, dove la sinistra sociale rischia ogni giorno di essere inghiottita dai liberisti con la bandierina.

Piazzo (secondo noi) questo lo sa, ma non fa nomi. Il collegamento lo facciamo noi.
E lo facciamo perché qualcuno, prima o poi, dovrà pur chiamare le cose col loro nome, e ammettere che se il PD è arrivato a flirtare con le peggiori idee della destra, è perché qualcuno le ha legittimate, accolte, normalizzate.

E allora sì, ci resta solo una cosa da chiedere a Piazzo: "Fuori i nomi".

piazzo

Qui sotto tutto il post di Robin Piazzo

LE DUE ANIME DEL PD: TRA COLLABORAZIONISTI E GENTE PERBENE (di R

A) L'esperimento Trump-Musk ci dice che una nuova estrema-destra sta nascendo. E ha caratteristiche precise:

  1. È liberista in economia;

  2. Accelerazionista in tecnologia, ovvero è insofferente alle regole che rallentano sviluppo tecnologico o proteggono ambiente;

  3. Crede che la democrazia sia finita, ma non se ne duole perché ritiene che democrazia e capitalismo siano incompatibili: preferisce il secondo;

  4. Usa un discorso anti-woke per compattare gli uomini e attrarre progressisti ricchi e anziani contro la sinistra;

  5. È spregiudicata su simbolismi estremi e sdogana lager e genocidi.

B) Una parte consistente del PD è sguarnita ideologicamente a resistere a tale estrema-destra perché ideologicamente vi è affine. Non su tutti i punti contemporaneamente, ma su ciascuno separatamente.

Penso a dirigenti ed ex-dirigenti della mia sezione locale, il repertorio è vario.

  • C'è il dirigente che ti urla contro quando dici pacatamente che sotto le macerie di Gaza non c'è solo Hamas ma i civili, donne e bambini; fa il paio con Picierno che incontra le organizzazioni dei coloni.

  • C'è la dirigente locale che si beve totalmente la retorica anti-woke, sostiene che il popolo sia stanco dei radical chic e che le periferie chiedano politiche culturalmente conservatrici.

  • C'è l'ex dirigente locale che sostiene che la precarietà sia uno stato mentale, che i veri precari sono i dirigenti di azienda come lui, che lamentarsi della precarietà è da radical chic e che se ci si fa il culo si può sfondare.

  • C'è l'ex dirigente locale che ama Meloni, è atlantista e militarista, odia le regolamentazioni ambientali e ritiene la democrazia sia sopravvalutata; che sostiene che chi non ce la fa è uno sfigato.

Se li prendi uno per uno forse puoi scambiarli per dei centristi un po' strambi. Ma se li metti assieme sono il megazord del nuovo fascismo liberista.

Soggettivamente queste persone non sono fasciste, ma non sono nemmeno "moderate".
Sono gente di centro-destra ideologicamente contigua alla nuova estrema destra e quindi incapace di resistervi.
Sono il cavallo di Troia in seno allo schieramento progressista.

C) Poi c'è la parte sana del PD, che non è necessariamente di sinistra, viene in larga parte dal mondo cattolico.
In nome della retorica su unione e compromesso si è assuefatta a tutto. In buona fede, crede di avere a che fare con dei moderati con cui occorre trovare accordo, ma in realtà ha a che fare con dei futuri collaborazionisti col fascismo.

La retorica sul compromesso, che in passato ha cementato il PD, rende incapaci i post-catto/cattocomu di vedere la banalità del male, evidente a chiunque venga da fuori.

Il PD rischia la sepsi, ma buona parte del corpo è sana.
Non potrà mai essere un partito socialista, ma può essere il partito del post-cattolicesimo sociale e progressista.
Col populismo progressista dei 5S e con la socialdemocrazia di AVS può reggere il paese.

Ma la parte sana del partito va liberata.
È la precondizione per la rinascita politica del csx.

Dopo tre anni di attivismo ho capito perché sto qua dentro. Ho capito che si deve e si può fare: aprire gli occhi della gente perbene, liberarla dal discorso sul compromesso che rende ciechi a gravi pericoli, mandare a quel paese i collaborazionisti e ripulire il partito.

A costo di sentirci a disagio e di lottare con ogni mezzo, questa cosa va fatta.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori