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Cirio tra i Comuni alluvionati del Chivassese: sopralluogo nei territori feriti, promesse di aiuti e attenzione ai rii “fantasma”

Il presidente del Piemonte ha incontrato sindaci, imprese e cittadini a Cavagnolo, Monteu, Lauriano, San Sebastiano Po e San Raffaele Cimena: chiesto lo stato di emergenza, al lavoro per il ristoro dei danni

Cirio tra i Comuni alluvionati

Cirio tra i Comuni alluvionati del Chivassese: sopralluogo nei territori feriti, promesse di aiuti e attenzione ai rii “fantasma”

Cinque Comuni in due giorni, decine di incontri, chilometri di strade ancora segnate dal fango. Il presidente del Piemonte Alberto Cirio ha percorso i territori del Chivassese colpiti dalle eccezionali piogge del 16 e 17 aprile, in un sopralluogo che ha toccato Cavagnolo, Monteu da Po, Lauriano, San Sebastiano Po e infine San Raffaele Cimena. Obiettivo: dare un volto alla solidarietà istituzionale, raccogliere testimonianze dirette e garantire la presenza della Regione a fianco delle comunità locali nella difficile fase della ricostruzione.

A Cavagnolo, Cirio ha ascoltato i sindaci della zona, ai quali ha promesso attenzione e concretezza. Tra le richieste, un progetto per una vasca di laminazione, opera strategica per ridurre il rischio idraulico. Un’emergenza sempre più evidente, anche alla luce dell’osservazione fatta dallo stesso governatore: non sono più i grandi fiumi a preoccupare, ma i rii minori, torrenti spesso asciutti per mesi che, durante i nubifragi, si trasformano in fiumi impazziti.

“La macchina previsionale dell’Arpa ha funzionato – ha sottolineato Cirio – ma questo non basta. Se i lavori sugli assi principali si sono dimostrati efficaci, ora dobbiamo investire sui corsi d’acqua minori, spesso trascurati ma capaci di fare danni enormi in poche ore”. Intanto, ha ricordato, la Regione ha già sbloccato 5 milioni di euro per le ordinanze di somma urgenza. Una prima boccata d’ossigeno per consentire ai sindaci di intervenire rapidamente.

A Monteu da Po, Lauriano (dove ha visitato il Caseificio pugliese, rimesso in piedi in tempi record grazie all’impegno dei lavoratori) e a San Sebastiano Po (nell’Oasi degli animali, duramente colpita proprio nel periodo pasquale), Cirio ha incontrato imprese, operatori turistici e cittadini, sottolineando come il danno economico e morale sia stato forte, ma non irreparabile: “A meno di 15 giorni dall’evento calamitoso abbiamo già consegnato la richiesta di stato di emergenza al Governo – ha ribadito – e ci è stato garantito che verrà accolta. Il dossier è completo, manca solo il passaggio formale”.

Un passaggio tutt’altro che secondario, visto che il riconoscimento dello stato di emergenza consentirà di accedere ai fondi nazionali per i ristori, sia per gli enti pubblici che per i privati cittadini e le attività produttive. “Il fatto che l’evento abbia colpito un’area contenuta – ha osservato Cirio – aumenta le possibilità di ricevere aiuti significativi, perché consente una ricognizione rapida e precisa”.

Ma il presidente ha anche voluto lanciare un segnale di responsabilità collettiva: “Non basta tamponare i danni – ha detto – dobbiamo imparare a convivere con un clima che cambia, e questo richiede prevenzione strutturale e cultura del rischio”. A tal proposito, la Regione punta a potenziare gli investimenti su interventi idraulici mirati, basati su analisi territoriali capillari.

Nel frattempo, la solidarietà locale non si è mai fermata: dalla riapertura di una pasticceria a Cavagnolo ai volontari che hanno spalato fango e ricostruito in silenzio, la risposta del territorio è stata esemplare. Ora si attende una risposta altrettanto concreta da Roma, perché promesse e sopralluoghi non bastano. Occorrono finanziamenti certi e progetti pronti, per non sprecare l’occasione di trasformare una calamità in un’occasione di rigenerazione.

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