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02 Maggio 2025 - 13:59
Sergio Bartoli visita le case lesionate dalla frana
Non è solo fango. Non è solo pioggia. A Preparetto, frazione di Castellamonte, la terra si è mossa. Ha spinto, ha spaccato, ha schiacciato. E oggi, al posto di una casa, c’è una frana che preme ancora contro il tetto. Un'immagine che toglie il fiato, che segna la linea sottile tra il prima e il dopo. Tra la quotidianità e il disastro.
Sergio Bartoli, consigliere regionale, l’ha vista con i suoi occhi. E con gli occhi ha ascoltato il dolore. Quello di una famiglia che ha dovuto lasciare tutto: muri, ricordi, sicurezza. Una casa che è stata dichiarata inagibile. E non è un caso isolato.
“Nel tardo pomeriggio del Primo Maggio mi sono recato a Preparetto”, racconta Bartoli, “e la situazione si è confermata drammatica. La frana ha colpito direttamente la struttura dell’abitazione, rendendola pericolante. I residenti mi hanno mostrato un video impressionante: la frana che spinge contro il tetto, centimetro dopo centimetro.”
È un’immagine che resta impressa. Ma non è cinema. È la realtà. Ed è la stessa realtà che ha colpito anche altre famiglie in zona. Alcune già sfollate, altre in attesa di sapere se potranno restare. O se anche loro, da un giorno all’altro, dovranno lasciare tutto.
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“Ho espresso la mia piena solidarietà” – continua Bartoli – “a chi non solo ha perso la propria casa, ma sta affrontando un trauma economico ed emotivo enorme. Non è solo una questione di danni materiali. È il senso di sicurezza che viene spazzato via.”
La visita a Preparetto segue di poche ore i sopralluoghi effettuati a Monteu da Po e Lauriano, altri due comuni colpiti duramente dal maltempo di aprile. E ora l’attenzione si sposta sulle prossime mosse. Perché i sopralluoghi servono, ma da soli non bastano. Servono azioni. Servono soldi. Serve la volontà politica di non lasciare soli questi territori.
Bartoli annuncia di essersi già mosso: “Ho contattato il Direttore Generale della Regione Piemonte per aprire subito un confronto tecnico. Dobbiamo valutare percorsi concreti per affrontare questa emergenza. Il mio impegno continuerà finché non saranno garantite risposte chiare a chi oggi vive nella paura.”
La richiesta, rivolta a tutte le istituzioni, è precisa: “Serve unità e tempestività nel riconoscere lo stato di calamità e nel predisporre misure concrete. Non possiamo permetterci lentezze burocratiche, né scaricabarile di competenze. Servono tempi certi, interventi rapidi e soprattutto, un segnale forte: questi cittadini non verranno abbandonati.”
A Preparetto, intanto, si vive sospesi. Con gli occhi rivolti alla collina e l’orecchio teso verso ogni rumore sospetto. C’è chi dorme da parenti, chi aspetta notizie da tecnici, chi spera solo che non venga un altro temporale. La terra ha già parlato abbastanza.
E in questo quadro, fatto di crepe e di silenzi, il Primo Maggio ha perso il suo significato. Qui, tra Castellamonte e la Valchiusella, non è la festa del lavoro. È la festa della resistenza. Quella delle famiglie che tengono duro, che non mollano, ma che non possono più farcela da sole.
Ora la palla passa alla Regione. E a Roma.
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