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30 Aprile 2025 - 16:53
Martino Zucco Chinà Riparolium
Il caso politico nato nell’aula del consiglio comunale del 24 aprile ha travalicato i confini istituzionali e acceso un acceso dibattito in città. Al centro della polemica, le parole pronunciate dal sindaco Martino Zucco-Chinà nel pieno del confronto sulla cancellazione della storica pista da motocross dal piano regolatore. Oggi, dopo giorni di accuse e comunicati, abbiamo raccolto la versione del diretto interessato.
Sindaco, cosa è successo esattamente durante quel consiglio comunale?
«Nel momento in cui si stava accendendo il dibattito sulla questione della pista di motocross, ho cercato di riportare un po’ di ordine nei toni dell’aula. È stato in quel contesto che mi è uscita quella frase, rivolta alla consigliera Helena Ghirmu. Le ho detto di non fare “la piaciona”, intendendo che bisognava riportare il confronto sui contenuti e non sulle reazioni del pubblico».
Le opposizioni, in particolare la consigliera Ghirmu, hanno definito quelle parole sessiste e offensive. Se lo aspettava?
«Guardi, se la consigliera si è sentita offesa, mi dispiace e le chiedo scusa. Ma voglio anche dire che conosco bene queste dinamiche politiche: ci sono da anni, e di cose ne ho sentite tante. In politica le parole volano, e se per ognuna di esse avessimo dovuto querelarci, saremmo rimasti fermi. Per questo motivo, non risponderò alle provocazioni, non farò comunicati e non alzerò i toni».
Non pensa che sarebbe stato opportuno un chiarimento pubblico?
«Rispetto le richieste di chi chiede di riflettere sull’uso del linguaggio, ma io so chi sono, so cosa rappresento e quale sia la mia etica. Chi mi conosce sa bene che non ho nulla a che fare con la misoginia. La mia storia parla chiaro. Non ci sono rimasto male, perché so che non devo difendermi da accuse che non mi appartengono. Ho le spalle larghe per questo tipo di polemiche».
Sul piano amministrativo, invece, resta la questione della pista da motocross. Come mai è stata inserita tra le aree da eliminare nel piano regolatore?
«È un nodo tecnico. La cancellazione è legata all’impossibilità di realizzare oggi un progetto su quell’area, perché comporterebbe importanti disagi per i cittadini. È stata considerata un’anomalia pianificatoria. Se c’è una proposta concreta, se ne discute. Ma oggi non ci sono le condizioni per portare avanti quella progettualità».
In definitiva, come chiuderebbe questa vicenda?
«Semplicemente con un invito al rispetto reciproco. In consiglio si può discutere con fermezza, anche con durezza, ma senza demonizzare l’avversario. E magari, ogni tanto, ricordandoci che la politica dovrebbe essere uno strumento, non un’arena».
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