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Mussolini non è più cittadino onorario di Pertusio: la revoca scatena lo scontro tra sindaco e vicesindaco

Dopo un secolo, il Duce divide ancora: il Consiglio comunale cancella l’onorificenza concessa nel 1924, ma tra Damini e Cresto è gelo. E l’Anpi consegna la tessera onoraria all’amministrazione

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Mussolini non è più cittadino onorario di Pertusio: la revoca scatena lo scontro tra sindaco e vicesindaco

Una revoca simbolica che spacca in due l’amministrazione. A Pertusio, il consiglio comunale ha votato all’unanimità per revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, concessa nel 1924. Ma se sulla carta i numeri sono compatti, nella sostanza la decisione ha riaperto fratture politiche e culturali che, a un secolo di distanza, dimostrano quanto il fascismo continui a dividere.

Il sindaco Giuseppe Damini, promotore dell’iniziativa, ha spiegato di aver recuperato casualmente nei verbali storici l’antico conferimento al Duce durante una ricerca sugli ex sindaci del paese. Ha quindi proposto di inserire la revoca nell’ordine del giorno, senza voler riscrivere la storia né compiere gesti di parte. A spingerlo, ha detto, è stato un bisogno di coerenza: incompatibile con i valori della democrazia celebrati anche nei giorni della Festa della Liberazione. La decisione è arrivata nel contesto di un consiglio comunale già convocato per approvare anche il rendiconto 2024, ma l’effetto politico è andato ben oltre la contabilità.

Ad alzare il tono è stato il vicesindaco Antonio Cresto, storico esponente dell’amministrazione e più volte sindaco in passato, che ha sì votato a favore, ma con profonda riluttanza. Ha definito la revoca a un defunto come qualcosa che «fa ridere», lasciando intendere che dietro ci siano logiche politiche più che ideali. Ha criticato la mancata condivisione preventiva del punto in giunta e ha evidenziato come, a suo parere, l’attenzione dovrebbe concentrarsi su problemi concreti del paese, come le buche nelle strade, segnalate da tempo dai cittadini.

La revoca della cittadinanza a Mussolini accende lo scontro

Cresto ha chiarito di non essere mai stato indulgente verso i totalitarismi, dichiarando di condannare fascismo e comunismo in egual misura. Ha anche ricordato il suo recente impegno in Ucraina, dove ha preso parte a una missione umanitaria, affermando di aver visto con i propri occhi gli effetti della guerra scatenata dal regime russo. La sua critica, dunque, non è sul piano della memoria storica, ma su quello del metodo e delle priorità amministrative.

La serata si è chiusa con un gesto dal forte valore simbolico: una delegazione dell’Anpi Valperga–Pertusio, guidata dal presidente Marco Varda, ha consegnato all’amministrazione la tessera onoraria dell’associazione. Un riconoscimento che arriva proprio mentre il Comune compie un passo che, pur formale, rilancia il dibattito sull’eredità del fascismo nei luoghi e nei simboli della Repubblica.

Il giorno prima, domenica 27, il Comune aveva già celebrato la memoria repubblicana con la consegna delle pergamene agli ex sindaci o ai loro familiari, nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Sindaci: sentinelle della Repubblica”. Una cerimonia che aveva visto fianco a fianco proprio Cresto e Gilberto Ronchi, ma che non aveva ancora svelato la frattura interna che sarebbe esplosa solo ventiquattr’ore dopo, in aula.

A Pertusio, dunque, la memoria non è mai solo passato: è una questione viva, politica, identitaria. E oggi, a un secolo esatto dal 1924, è tornata a chiedere conto.

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