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29 Aprile 2025 - 18:09
Le Masche di Levone
Levone non è più solo un borgo incastonato tra le colline del Canavese. È un simbolo. È il Paese delle Masche. Con un riconoscimento formale da parte della Città Metropolitana di Torino, l’amministrazione comunale celebra oggi una tappa storica, ma anche il compimento di un lungo percorso che affonda le radici nel 1474 e riaffiora con potenza nel presente. Una scelta culturale, politica e sociale: fare memoria non solo per ricordare, ma per ricostruire un’identità collettiva, una visione, un futuro.
Il progetto ha preso forma nel marzo 2020, in piena pandemia, quando con la Delibera di Giunta n. 22, Levone ha depositato alla Camera di Commercio di Torino il marchio delle “Masche di Levone”. Non un brand qualsiasi, ma un marchio che porta con sé il peso della storia: quella di quattro donne – Antonia De Alberto, Francesca Viglone, Bonaveria Viglone e Margarota Braya – accusate di stregoneria, eresia e venefizi, sottoposte a processo e tortura. Due di loro, Antonia e Francesca, vennero arse vive il 7 novembre 1474. Una terza, Margarota, riuscì a fuggire. La quarta, Bonaveria, rimase incagliata nelle maglie dell’inquisizione.
Quel giorno tragico è diventato ora la Giornata delle Masche, istituita formalmente dal Consiglio Comunale con Delibera n. 35 del 12 dicembre 2023. Ogni 7 novembre, Levone si ferma per ricordare. Ma non lo fa solo con nostalgia o dolore: lo fa con consapevolezza. Custodisce i documenti originali del processo – 25 pagine ancora conservate all’Archivio di Stato di Torino – e li trasforma in strumenti di riflessione e giustizia.
Dietro al termine “masche”, parola piemontese che evoca la figura della strega, c’è molto di più. C’è la costruzione sociale del diverso, la persecuzione sistemica del femminile non conforme, la paura del sapere non canonico, la brutalità della superstizione manipolata dal potere. Ma c’è anche la possibilità di riscrivere i significati. Le masche oggi non sono più simbolo di paura, ma icone di resistenza, intelligenza e libertà. E Levone lo ha capito.
L’Amministrazione Comunale non ha voluto fermarsi a una celebrazione simbolica. Il riconoscimento da parte della Città Metropolitana è solo una delle tappe di un progetto più ampio, che mette insieme valorizzazione turistica, cultura diffusa e impegno sociale. «È un passo importante – affermano dal Comune – perché ci permette di portare Levone in circuiti culturali e istituzionali più ambiziosi, senza perdere il legame profondo con la nostra storia».
Il sindaco di Levone Max Gagnor
Ma c’è un’altra dimensione, ancora più importante, che il progetto tocca con forza: quella della lotta alla violenza di genere. Perché raccontare le masche non è solo raccontare donne del passato. È dare voce a una narrazione alternativa, che mette al centro la dignità e la libertà delle donne di ieri e di oggi. Levone lo fa con iniziative culturali, convegni, percorsi educativi e valorizzazione del patrimonio locale, portando nel dibattito pubblico la consapevolezza che le discriminazioni hanno radici antiche, ma che possono e devono essere affrontate anche attraverso la cultura.
L’orgoglio di questo riconoscimento si mescola allora con una responsabilità precisa: non rendere le Masche folklore, ma memoria attiva. In un’Italia che ancora fa fatica a elaborare i propri processi storici più scomodi, Levone si pone come esempio virtuoso. Restituire dignità a quattro donne uccise quasi sei secoli fa significa dare voce a tutte le donne che, oggi, chiedono ascolto, giustizia e rispetto.
Un piccolo paese, Levone. Ma oggi parla al mondo. Con il linguaggio della memoria, della dignità e del coraggio. E ogni 7 novembre, tra le vie del borgo, le masche torneranno a vivere. Non tra i roghi, ma tra le parole. Quelle che non bruciano, ma illuminano.
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