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Vittoria dopo otto anni per una vittima piemontese della Talidomide: il Ministero condannato a risarcire un milione di euro

Un 58enne con grave malformazione al braccio vince in appello contro il Ministero della Salute: la giustizia conferma il diritto all’indennizzo, ma nessun euro è ancora stato versato

Vittoria dopo otto

Vittoria dopo otto anni per una vittima piemontese della Talidomide: il Ministero condannato a risarcire un milione di euro

Non è solo una vittoria in tribunale, ma una condanna morale allo Stato. Dopo otto anni di attesa, un uomo di 58 anni nato con una grave malformazione al braccio sinistro ha finalmente ottenuto ciò che gli spettava: il riconoscimento del diritto all’indennizzo per i danni causati dalla Talidomide, il famigerato farmaco venduto in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta come sedativo per le donne in gravidanza, responsabile di migliaia di nascite con gravi difetti fisici in tutto il mondo. Ma il Ministero della Salute si è opposto fino all’ultimo, negando ogni responsabilità e costringendo il cittadino piemontese a un calvario legale lungo e umiliante.

Nel 2017, il 58enne aveva presentato regolare domanda per accedere ai fondi previsti dalle leggi italiane a favore delle vittime della Talidomide. Inizialmente, la commissione medica incaricata aveva espresso un parere favorevole. Poi, il dietrofront: mancava la prova diretta che la madre avesse assunto il farmaco durante la gravidanza. Una pretesa assurda, considerando che sono passati oltre sessant’anni e che in molti casi le cartelle cliniche nemmeno esistono più. L’uomo, assistito dagli avvocati Erika Finale e Renato Ambrosio, ha quindi citato in giudizio il Ministero nel 2023, affidandosi anche alla consulenza del medico legale Raffaele Barisani.

Tribunale di Torino

Il Tribunale del lavoro di Alessandria prima, e la Corte d’appello di Torino poi, hanno ribaltato la linea ministeriale: la malformazione è compatibile con gli effetti del farmaco e il ricorrente ha diritto non solo all’indennizzo, ma anche agli arretrati a partire dal 2008, per un totale di circa un milione di euro. A cui si aggiunge una somma da versare ogni due mesi per il futuro. Eppure, come fanno notare i legali, “a oggi le somme non sono state ancora versate”.

Il caso solleva l’ennesima ombra su come lo Stato italiano tratta le sue vittime. La Talidomide è una ferita aperta nella storia farmaceutica del Paese: centinaia di persone portano sul corpo i segni di un farmaco che non avrebbe mai dovuto essere prescritto a donne in gravidanza, e ancora oggi devono combattere anni per ottenere una manciata di giustizia. Non basta una sentenza. Serve rispetto, tempestività, riconoscimento reale. Serve che le istituzioni smettano di aggrapparsi alla burocrazia per negare l’evidenza.

Per questo 58enne piemontese, la sentenza è una conquista. Ma il risarcimento è ancora sulla carta. E finché lo Stato non pagherà ciò che deve, la vittoria resta a metà.

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