A Ceresole Reale, dove la montagna si specchia nelle acque cristalline e ogni sentiero sembra un inno alla bellezza, l'inciviltà è riuscita a scavarsi un angolo tutto suo, lasciando un segno brutto e volgare. A Borgiallo, in un parcheggio che dovrebbe accogliere escursionisti e amanti della natura, una colonnina del parchimetro — avvolta nei teli per la protezione invernale — è stata trasformata, con nonchalance, in una discarica improvvisata. Non un gesto isolato di distrazione, ma l’ennesima manifestazione di quel turismo che chiede tanto alla montagna e restituisce solo sporcizia.
A denunciare il fatto è stato l'Ufficio turistico di Ceresole Reale, costretto a immortalare e condividere su Facebook immagini che parlano da sole: sacchetti, cartacce, bottiglie gettate come se nulla fosse sopra una struttura destinata ad altro. “Nonostante la protezione invernale, non è certo un contenitore per i rifiuti”, hanno scritto, con un’amarezza che trasuda ogni parola. E come dar loro torto? In un'epoca in cui parlare di sostenibilità è diventato obbligatorio in ogni dibattito pubblico, c’è ancora chi vive il paesaggio come un grande parco giochi da consumare e lasciare sporco.
La verità è che a Ceresole, come in tanti altri angoli preziosi d'Italia, il problema non è il turismo in sé, ma il turismo senza coscienza. Gli stessi che si riempiono la bocca di slogan ecologisti, appena varcato il confine di una valle o di un sentiero sembrano dimenticare ogni regola di buon senso. Non si tratta di mancanza di cestini: le isole ecologiche esistono e sono segnalate. Si tratta di educazione, o meglio, della sua clamorosa assenza.
E non si ferma certo ai rifiuti gettati sulla colonnina: chi frequenta Ceresole sa bene quanto siano frequenti gli escrementi di cani abbandonati lungo i percorsi o nei parcheggi, un altro capitolo di una triste epopea di incuria. Il problema non è il cane, ovviamente, ma chi tiene al guinzaglio la bestiola e lascia dietro di sé un segno tangibile di maleducazione.
Da tempo, gli operatori locali e i residenti chiedono rispetto. Non prediche, non moralismi: solo che chi viene a godere del privilegio di camminare tra boschi e cime impari a portare con sé anche il proprio senso civico. Non esiste turismo sostenibile senza comportamenti sostenibili. La natura non è un servizio a domicilio, non è lì per essere consumata e dimenticata.
Quello che è successo a Borgiallo non è solo una brutta pagina di cronaca locale. È un richiamo collettivo a cui nessuno dovrebbe sottrarsi. Preservare Ceresole Reale, i suoi prati, le sue acque, la sua aria pulita, è un dovere per chi ci vive, ma anche — e soprattutto — per chi arriva da fuori a cercare ossigeno e meraviglia. È facile chiedere piste curate, sentieri segnalati, aree picnic impeccabili. Più difficile è capire che il paradiso si mantiene tale solo se ogni visitatore se ne prende cura.
La speranza è che episodi come questo non scivolino via nell’indifferenza o nei soliti commenti da social. Serve un salto di qualità culturale, una presa di coscienza vera, capace di trasformare ogni gesto individuale in un mattoncino di rispetto collettivo. Perché chi sporca Ceresole oggi, sporca il futuro di tutti. E certi danni, a differenza dei rifiuti, non si raccolgono più.