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25 Aprile 2025 - 00:07
Paolo Noascone
Il conto alla rovescia è iniziato: dal 31 maggio, Ivrea resterà senza piscina comunale. Una chiusura annunciata – anzi, nemmeno quella. Perché di “annuncio” ufficiale, come lamentano le Opposizioni, non c’è nemmeno stata l’ombra. Nessun preavviso alla cittadinanza, nessun confronto con le associazioni sportive, e nemmeno con realtà fragili come l’Associazione Sclerosi Multipla Canavesana, che utilizza l’impianto ogni settimana per l’attività terapeutica dei propri iscritti.
A sollevare il caso in Consiglio comunale è una mozione a firma del consigliere Paolo Noascone, primo firmatario, e sottoscritta da tutti i gruppi di minoranza. Un documento che accusa l’Amministrazione di scarsa trasparenza e improvvisazione, e che chiede chiarimenti urgenti sul destino dell’impianto natatorio eporediese.
“Quale futuro?” è la domanda che campeggia nel titolo della mozione, e che oggi si trasforma in un j’accuse politico. Il nodo è la totale mancanza di programmazione e condivisione. Secondo quanto trapelato – più da indiscrezioni giornalistiche che da comunicazioni ufficiali – la piscina dovrebbe chiudere per lavori di riqualificazione. Ma né le modalità, né le risorse, né le tempistiche sono state chiarite dal Comune.
Le opposizioni, carte alla mano, non ci stanno. E pretendono risposte. Nel testo della mozione si chiede all’Amministrazione di riferire in aula “quali progetti siano in atto per la riqualificazione, manutenzione o ristrutturazione della piscina comunale, e se si ritiene giustificata la chiusura improvvisa a partire dal 31 maggio”.
E non è tutto. La mozione incalza anche sulla questione – mai ufficialmente dichiarata, ma ipotizzata dai giornali – della possibile privatizzazione del servizio. Una prospettiva che, se confermata, segnerebbe una svolta radicale nella gestione dell’impianto pubblico. Una svolta che, per le Opposizioni, richiederebbe almeno un dibattito serio e condiviso.
Infine, l’impegno richiesto alla Giunta è duplice: da un lato garantire che la piscina venga restituita alla cittadinanza entro un anno, così come promesso a mezza voce in alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa; dall’altro, assicurare che, nel frattempo, venga trovata una soluzione transitoria, magari con convenzioni con Comuni limitrofi o impianti sportivi alternativi, per evitare che cittadini, associazioni e utenti fragili restino a secco – letteralmente e metaforicamente.
Una vicenda che si aggiunge alla lunga lista di nodi irrisolti sul fronte della gestione degli impianti sportivi a Ivrea, e che rischia di trasformarsi nell’ennesima frattura tra amministrazione e tessuto sociale.
Per ora, resta il silenzio del Comune. Ma il 31 maggio si avvicina. E l’acqua, questa volta, sembra essere più torbida che mai.
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