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13 Aprile 2025 - 10:10
Cadigia Perini
Un bando in arrivo, milioni da investire, una piscina da ristrutturare e un sospetto che serpeggia: dietro l’apparente buona notizia della riqualificazione dell’impianto natatorio comunale, si cela l’ennesimo passo verso la privatizzazione di un servizio pubblico essenziale.
A lanciare l’allarme è il Circolo eporediese di Rifondazione Comunista, che in un comunicato stampa usa toni netti e senza giri di parole: “Privatizzazione? No grazie!”.
La questione ruota attorno a numeri che parlano da soli. Il costo dell’intervento è stimato tra i 2,5 e i 3 milioni di euro, ma il Comune ne metterà solo uno. La parte restante, da 1,5 a 2 milioni, sarà lasciata all’investitore privato che si aggiudicherà il bando. Un'operazione che, secondo Rifondazione, rappresenta una vera e propria resa del pubblico al privato, con tutte le conseguenze del caso.
A guidare la protesta è Cadigia Perini, co-segretaria del Circolo, che accusa senza mezzi termini.
“È del tutto evidente - dice - che un privato che copre la maggior parte del costo del progetto vorrà poi dettar legge. Vorrà fissare le tariffe per il nuoto libero e quelle per le società sportive. Vorrà decidere chi assume e a quali condizioni. E nessuna convenzione potrà impedirglielo, perché il mercato pretende profitti. Non solidarietà”.
Il punto è chiaro: se paga il privato, comanda il privato. E il rischio concreto è che un bene comune diventi improvvisamente un lusso per pochi, con tariffe gonfiate, condizioni di lavoro peggiorate e servizi tagliati. Il tutto con la benedizione di Palazzo civico.
Ma non è solo la destinazione finale a preoccupare. Anche la gestione del presente lascia perplessi.
“Perché chiudere la piscina prima ancora di pubblicare il bando e di conoscerne l’esito?” si chiede il Circolo. La proposta è semplice e concreta: mantenerla aperta il più a lungo possibile e "organizzare un piano di lavori davvero efficiente", riducendo al minimo il periodo di chiusura.
Non solo: Rifondazione chiede che vengano ascoltati “chi in piscina lavora e chi la utilizza per sport e salute”, con particolare attenzione alle esigenze delle realtà sociali del territorio. Tra queste, viene citata in modo esplicito la SMC Sclerosi Multipla Canavesana, i cui associati utilizzano l'acqua come terapia: per loro, la chiusura dell'impianto può significare l’interruzione di un percorso di cura.
Il dito è puntato contro il sindaco Matteo Chiantore, che ha mantenuto per sé la delega allo sport, e contro tutta la giunta eporediese.
“Chiediamo che si ripensino le modalità di attuazione della manutenzione straordinaria della piscina. Le esternalizzazioni mortificano il pubblico e non portano benefici né alla cittadinanza né ai lavoratori”, scrive il circolo.
E alla fine, una domanda tagliente che suona più come un avvertimento: “Se non si inverte la tendenza, dopo la piscina comunale cosa daremo in mano ai privati? La biblioteca comunale?”.
Il messaggio è chiaro: la piscina è pubblica, e pubblica deve restare. E se serve scendere in vasca per difenderla, Rifondazione è pronta a farlo.
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