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23 Aprile 2025 - 18:50
Mottarone, la Procura chiede il processo per cinque imputati (foto di repertorio)
A un mese dal quarto anniversario della tragedia del Mottarone, la Procura di Verbania ha presentato una nuova richiesta di rinvio a giudizio per cinque persone ritenute responsabili, a vario titolo, dell’incidente del 23 maggio 2021, in cui persero la vita 14 passeggeri della funivia Stresa-Mottarone. Tra loro anche due bambini, mentre un terzo minore, unico sopravvissuto, rimase gravemente ferito.
A dover rispondere davanti al giudice saranno Luigi Nerini, titolare della società Ferrovie del Mottarone, Enrico Perocchio, direttore d’esercizio, Gabriele Tadini, capo servizio dell’impianto, e due manager della società Leitner, responsabile della manutenzione: Martin Leitner, consigliere delegato, e Peter Rabanser, responsabile del Customer Service. Le ipotesi di reato contestate sono, a vario titolo, attentato alla sicurezza dei trasporti, disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Per Tadini e Perocchio si aggiunge anche l’accusa di falso.
È la seconda volta che la Procura di Verbania avanza una simile richiesta. La prima risale al 12 settembre 2023, quando gli imputati erano sette e includevano anche il presidente del cda di Leitner Anton Seeber e le stesse società Ferrovie del Mottarone e Leitner, poi escluse dall’inchiesta. Nei confronti di Seeber era già stata avanzata richiesta di archiviazione per mancanza di elementi, mentre nei confronti delle società è venuta meno l’ipotesi di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, così come le aggravanti relative alla sicurezza antinfortunistica, escluse al termine della seconda chiusura delle indagini preliminari.
La ripresa del procedimento porterà ora a una nuova udienza preliminare, probabilmente fissata prima dell’estate. Il primo tentativo si era svolto nel 2023, tra gennaio e ottobre, con 11 udienze e un esito anomalo: il giudice per l’udienza preliminare Rosa Maria Fornelli aveva restituito il fascicolo alla Procura, guidata allora da Olimpia Bossi, contestando la formulazione di alcuni capi d’imputazione e chiedendo di escludere le aggravanti antinfortunistiche e i profili dolosi, elemento su cui si era aperto uno scontro con i pubblici ministeri.
Le cause dell’incidente sono state al centro di un incidente probatorio nel 2022 e ricondotte alla rottura della fune traente e alla presenza dei ‘forchettoni’, dispositivi che avrebbero dovuto essere rimossi e che hanno impedito l’attivazione del freno di emergenza. La presenza dei forchettoni era stata ammessa sin dalle prime fasi dell’indagine da Gabriele Tadini, che ne avrebbe disposto l’inserimento per evitare continui blocchi dell’impianto.
Sul piano civile, la quasi totalità dei familiari delle vittime ha già ottenuto risarcimenti che, nel complesso, sono stati stimati in una cifra tra i 25 e i 30 milioni di euro. Resta ora da capire se e quando si aprirà un processo penale destinato a stabilire in sede giudiziaria le responsabilità individuali per una tragedia che ha lasciato un segno profondo nella memoria collettiva.
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