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Cronaca
21 Marzo 2025 - 21:25
Inchiesta Mottarone
A quasi quattro anni dal tragico incidente della funivia del Mottarone, la Procura di Verbania ha formalmente chiuso per la seconda volta le indagini sull’evento che, il 23 maggio 2021, costò la vita a 14 persone e lasciò un solo sopravvissuto, un bambino di sei anni, miracolosamente scampato allo schianto ma gravemente ferito. È uno dei disastri più gravi della recente storia italiana, non solo per l’elevato numero di vittime, ma anche per la drammatica sequenza di omissioni, responsabilità tecniche e gestionali che — secondo l’accusa — hanno trasformato una domenica di svago in una tragedia.
Rispetto alla precedente chiusura delle indagini avvenuta nel 2023, il numero degli indagati si è ridotto da otto a cinque. Sono stati confermati i nomi di Luigi Nerini, titolare della società Ferrovie del Mottarone (che gestiva l’impianto), Enrico Perocchio, direttore d’esercizio, e Gabriele Tadini, caposervizio. A questi si aggiungono Martin Leitner, vicepresidente della società altoatesina Leitner, e Peter Rabanser, dirigente del settore customer service.
Il sostituto procuratore Laura Carrera ha invece richiesto l’archiviazione per Anton Seeber, presidente del consiglio di amministrazione di Leitner, nonché per le due società coinvolte, Ferrovie del Mottarone e Leitner, che inizialmente erano accusate di illeciti amministrativi. La decisione di escludere le persone giuridiche dal processo si basa sul venir meno, secondo la procura, delle aggravanti legate alla sicurezza sul lavoro: in particolare, è stata eliminata l’ipotesi di rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni e le violazioni delle norme antinfortunistiche.
Rimangono però gravissimi i reati contestati ai cinque indagati: si parla di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti, e persino di attentato alla sicurezza dei trasporti con disastro. Inoltre, nei confronti di Perocchio e Tadini sono state ipotizzate falsità ideologiche, legate probabilmente alle dichiarazioni e documentazioni ufficiali redatte prima o dopo l’incidente.
L’avviso di chiusura delle indagini è arrivato a distanza di oltre cinque mesi dalla clamorosa restituzione del fascicolo da parte del giudice per l’udienza preliminare di Verbania, Rosa Maria Fornelli, che il 10 ottobre scorsoaveva chiesto modifiche ai capi d’imputazione, ritenendo eccessive le aggravanti antinfortunistiche e infondate le ipotesi di dolo. Una decisione che aveva segnato uno scontro aperto con la procura: la pm Carrera e l’allora procuratrice Olimpia Bossi si erano infatti opposte alla richiesta di alleggerimento del quadro accusatorio. Ma alla fine, proprio per evitare un nuovo muro contro muro, l’ufficio inquirente ha deciso di rimodulare l’impianto dell’accusa.
Nei prossimi giorni si attende quindi il nuovo atto di richiesta di rinvio a giudizio, passaggio preliminare alla fissazione della nuova udienza. In quella celebrata lo scorso anno, prima della sospensione del procedimento, erano state ammesse una trentina di parti civili, tra cui Regione Piemonte, Comune di Stresa e alcuni familiari delle vittime.
Tuttavia, la maggior parte dei parenti delle 14 persone decedute aveva già lasciato la scena processuale: 93 risarciti dalla Leitner hanno preferito percorrere la strada della transazione economica. Secondo le stime, tra quanto versato direttamente dalla società altoatesina e quanto anticipato dalle assicurazioni di Ferrovie del Mottarone e degli imputati, i risarcimenti complessivi oscillano tra i 25 e i 30 milioni di euro.
In merito alla richiesta di archiviazione per Seeber e per la Leitner, la società ha espresso in una nota la propria “grande soddisfazione”, parlando di “una decisione auspicata sin dalle primissime fasi del procedimento”. Tuttavia, permane “dispiacere per la mancata archiviazione” delle posizioni di Leitner e Rabanser, ancora al centro dell’inchiesta.
Il processo, insomma, non è ancora cominciato davvero, ma si trascina tra bracci di ferro giudiziari, ricostruzioni tecniche e ferite che non si rimarginano. Il dramma del Mottarone resta una ferita profonda per l’intero Paese. La speranza, per chi cerca giustizia, è che non si trasformi anche in una vicenda infinita.
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