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23 Aprile 2025 - 15:47
“Tanto siamo morti”: Littizzetto e la verità semplice sulla donazione degli organi (foto di repertorio)
Un gesto gratuito, un atto d'amore che può fare la differenza tra la vita e la morte. Un sì che non costa nulla, ma che può valere tutto. È questo il messaggio forte, limpido e diretto che Luciana Littizzetto ha voluto portare questa mattina all’anagrafe centrale di Torino, dove ha incontrato i cittadini in coda per il rinnovo della carta d’identità. Non uno show, non una comparsata: un momento autentico di incontro e testimonianza, per ribadire l’urgenza e l’importanza della donazione degli organi.
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Testimonial della campagna promossa dalla Città di Torino in collaborazione con numerose associazioni del territorio, l’attrice e comica torinese ha deciso di metterci la faccia – e la voce – per quella che definisce una “battaglia culturale, prima ancora che sanitaria”. Una battaglia che si combatte ogni giorno contro l’indifferenza, il rinvio, l’ignoranza, la paura.
“Molti dicono ‘ci penso’, ma non è qualcosa da rimandare”, ha detto Littizzetto rivolgendosi alle persone in fila. “È una priorità. In un mondo che sta diventando sempre più egoista e chiuso su sé stesso, donare è un atto di generosità pura. Non costa nulla. E può cambiare tutto. Anche il Papa ne ha parlato, ed è importante che lo abbia fatto. Perché questo tema riguarda tutti, credenti e non credenti, giovani e anziani, sani e malati. Nessuno è escluso.”
Il riferimento al Pontefice non è casuale. Il momento in cui si rinnova il documento d’identità coincide infatti con la possibilità di esprimere la propria volontà in merito alla donazione degli organi. Per questo la campagna si muove anche attraverso video e messaggi diffusi direttamente negli uffici anagrafici, là dove ogni giorno si compiono piccoli gesti amministrativi che possono nascondere grandi scelte di vita.
Luciana Littizzetto non si è limitata a parole di circostanza. Ha condiviso un’esperienza personale, forte, intima: “Una mia cara amica è stata trapiantata di fegato. Abbiamo vissuto insieme l’angoscia dell’attesa, i giorni della speranza alternati a quelli della paura. E poi il sollievo, la gioia, la nuova vita. È stato lì che abbiamo deciso: dobbiamo fare qualcosa, insieme. Dobbiamo raccontarlo, dobbiamo parlarne. Non possiamo tacere.”
Con il suo stile inconfondibile, ironico ma profondamente empatico, ha affrontato senza filtri anche le obiezioni più comuni che frenano molti italiani dal dare il proprio consenso. “E se non sono morto?” – ironizza – “Ma vi pare che si mettono a smontarvi se c’è un minimo di dubbio? Gli accertamenti sono rigidissimi, e fatti da più medici. Nessuno si prende la responsabilità se non c’è la certezza assoluta.” E poi aggiunge: “‘Sono vecchio’. Ma c’è stata una donatrice di 99 anni. O ancora: ‘Sono scassato, non c’è niente di buono dentro di me’. Non ti preoccupare, non sei tu a decidere: ci pensano i medici a valutare. E magari quel tuo fegato stanco può ancora salvare qualcuno.”
Accanto a lei, Francesco Tresso, assessore ai Servizi demografici del Comune, ha messo in luce una contraddizione che fa riflettere: “Torino è riconosciuta a livello nazionale per l’eccellenza nei trapianti, ma rimane debole nel numero delle donazioni. Abbiamo bisogno di una svolta, e servono voci come quella di Luciana per scuotere le coscienze. Donare è un atto di responsabilità verso gli altri e verso noi stessi.”
I numeri lo confermano. Dal 2012 ad oggi, nelle anagrafi torinesi sono state registrate 374.955 dichiarazioni, con una media del 61,8% di consensi. Ma negli ultimi anni il trend è in calo: nel 2024, i “sì” sono scesi al 58,5%. Una flessione che preoccupa e che spinge a rilanciare con forza la campagna. La verità è che ci si abitua a tutto, anche al dolore degli altri, se non si trovano parole nuove e volti autentici per ricordarci che la vita – a volte – dipende proprio da una firma.
E così, tra un modulo e un numero di prenotazione, Luciana Littizzetto ha lanciato il suo messaggio, quello che non si dimentica: “Tanto siamo morti. Ma possiamo scegliere, finché siamo vivi, di non lasciare questo peso ai nostri cari. Di fare una cosa bella, che li solleva, che li consola. Perché donare vuol dire salvare. È tutto qui. Ed è tantissimo.”
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