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20 Marzo 2025 - 16:00
Danilo ed Elisa sono una coppia che ha attraversato prove durissime prima di approdare alla vita che oggi possono finalmente costruire insieme. Lui, 54 anni, magazziniere a Rivalta, ha combattuto per anni contro la dipendenza dalle droghe, arrivando a riscattarsi grazie a un lungo percorso nella comunità di San Patrignano. Lei, 35 anni, segretaria, ha vissuto fin dall’infanzia con una grave malattia renale, la Granulomatosi di Wegener, che l’ha portata prima a un trapianto da donatore vivente nel 2015, grazie alla madre, e poi, dopo il deterioramento del rene ricevuto, a dover affrontare una nuova battaglia per la sopravvivenza. Il loro incontro a Rimini, avvenuto tre anni fa, è stato il punto di svolta: Danilo, saputo delle difficoltà di Elisa e della necessità di un altro trapianto, si è offerto spontaneamente come donatore. Un passato difficile come il suo avrebbe potuto essere un ostacolo, ma dopo una lunga serie di esami e accertamenti, la compatibilità è stata confermata e l’intervento ha avuto successo. Oggi raccontano la loro rinascita, fatta di solidarietà, amore e forza d’animo.
Cominciamo dal principio: Danilo, vuoi raccontarci la tua storia prima di arrivare a questo straordinario gesto di donazione?
"Sì, certo. Io ho avuto un passato complicato, ho iniziato a usare sostanze stupefacenti quando avevo 14 o 15 anni. È stato un periodo difficile, per molto tempo non ho visto via d’uscita. Ho continuato fino ai 40 anni, quando poi sono entrato nella comunità di San Patrignano. Ho deciso di entrarci anche per mio figlio, che era ospite lì: alla fine, è stato lui a salvare me. Sono rimasto sette anni in comunità, metà come ospite e metà come aiuto responsabile nel caseificio, per restituire quello che avevo ricevuto e dare una mano ad altri ragazzi. È stato un percorso lungo, ma mi ha permesso di riprendere in mano la mia vita. Dopo essere uscito da San Patrignano, sono rimasto a Rimini e lì, grazie a amici in comune, ho conosciuto Elisa."
Elisa, vuoi raccontarci la tua esperienza con la malattia e il percorso che ti ha portata al secondo trapianto?
"La mia malattia mi è stata diagnosticata quando avevo circa otto anni, quindi ho dovuto conviverci fin da bambina. Per molto tempo i farmaci sono riusciti a tenerla sotto controllo, ma nel 2015 la situazione è peggiorata e sono arrivata alla dialisi. Mia mamma mi ha donato un rene e quel trapianto mi ha permesso di vivere bene per nove anni. Ho lavorato, viaggiato, ho vissuto normalmente. Poi, nel 2024, il rene ha iniziato a dare problemi. Le infezioni avevano pian piano compromesso la sua funzionalità e mi sono ritrovata davanti alla stessa alternativa: tornare in dialisi o trovare un altro donatore."
Come siete arrivati alla decisione che fosse Danilo a donarti il rene?
"All’inizio non ero convinta. Avevo paura per lui, così come anni prima avevo avuto paura per mia madre. Il pensiero che qualcuno a cui vuoi bene possa subire un intervento per te è difficile da accettare. Ma Danilo ha insistito. Ricordo che mi ha detto: ‘Proviamo col gruppo sanguigno’. E da lì è iniziato tutto. Abbiamo fatto i primi test a dicembre 2023 e quando è risultato compatibile abbiamo iniziato il lungo iter di esami e controlli. Pensavamo che il suo passato potesse essere un problema, ma i medici ci hanno spiegato che contava solo la sua attuale condizione di salute. Gli esami sono andati bene, non c’erano controindicazioni e alla fine il trapianto è stato approvato."
Danilo, tu non hai mai avuto paura di sottoporti all’intervento?
"No, mai. Ero convinto al cento per cento. Volevo solo che lei stesse bene. Il giorno dell’operazione ero tranquillo, sapevo che era la cosa giusta da fare. E poi, dopo tutti gli anni passati tra sofferenza e scelte sbagliate, finalmente potevo fare qualcosa di veramente importante per qualcuno che amo."
Come cambia la tua vita ora, con un solo rene?
"Onestamente? Quasi per niente. Certo, i primi giorni ci sono stati dolori post-operatori e ho dovuto fare attenzione all’alimentazione, ma per il resto mi sento esattamente come prima. L’unica differenza è che ora so di aver fatto qualcosa di significativo, e questa è una sensazione incredibile."
E per te, Elisa, com’è la vita adesso?
"Bellissima. Non do più per scontato niente. Ho una seconda possibilità, mi sento bene e ho una nuova energia. Ora possiamo davvero pensare al futuro."
A proposito di futuro, quali sono i vostri progetti?
"Intanto stare bene! Ma abbiamo tanti sogni: vogliamo sposarci, fare il Cammino di Santiago, riprendere le nostre attività all’aria aperta. Siamo sempre stati attivi, anche quando la malattia e le difficoltà ci hanno fermati per un po’. Ora vogliamo recuperare il tempo perso."
In chiusura, cosa vorreste dire a chi sta affrontando una dipendenza o una malattia grave?
"Io posso dire che la speranza deve esserci sempre. Chi è ancora dentro la tossicodipendenza sa cosa vuol dire, ma non conosce la vita che lo aspetta fuori. E posso garantire che è molto meglio di quella che sta vivendo adesso. Bisogna provarci, perché ne vale la pena." (Danilo)
"Per chi lotta contro una malattia, l’unica cosa che posso dire è: accettatela e affrontatela nel miglior modo possibile. Non è facile, ma la mente aiuta tantissimo. Io l’ho capito dopo tanti anni: non possiamo scegliere quello che ci succede, ma possiamo scegliere come reagire." (Elisa)
La storia di Danilo ed Elisa è una testimonianza straordinaria di amore e solidarietà. Donare un organo significa offrire a qualcuno una seconda possibilità, un’opportunità che può cambiare tutto. Spesso si parla della donazione come di un gesto eroico, ma Danilo la descrive con semplicità: “Se puoi aiutare qualcuno, fallo. Ti sentirai meglio dentro”. La loro esperienza dimostra che la rinascita può arrivare nei modi più inaspettati: per lui, attraverso l’uscita dalla dipendenza; per lei, grazie a un dono inaspettato. Oggi guardano avanti con entusiasmo, forti di un legame che è molto più di una storia d’amore: è la prova che nella vita si può sempre ricominciare.
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