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21 Aprile 2025 - 18:41
Tra torte, sorrisi e radici: l’ultimo saluto al Papa dei parenti lontani (foto di repertorio)
“Questa la mettete da parte in camera mia per questa sera”. Una frase lieve, quasi domestica, detta con il sorriso, che oggi riaffiora nitida nella memoria di Eraldo Demergasso, cugino lontano di Papa Francesco, nel giorno della sua scomparsa. Correva l’anno 2017, e dopo una lunga giornata di incontri ufficiali a Genova, il Pontefice si prese il tempo per accogliere i parenti piemontesi e liguri. A fine giornata, ricevette da loro una torta fatta in casa. Era stanco, ma si mostrò come sempre “cordiale e simpatico”, come ricorda Remo Demergasso, cugino di terzo grado.
Sono legami di sangue sottili, ma veri. Il bisnonno di Eraldo era fratello della bisnonna di Jorge Mario Bergoglio. Le radici stanno tutte nella frazione Teo di Cabella Ligure, in provincia di Alessandria, dove nacque Maria Gogna, la nonna materna del Papa, poi emigrata in Argentina. Proprio lì, oggi, otto residenti stabili e una cinquantina di persone legate al paese si sono raccolte in silenzio e preghiera, come racconta Carla, che trascorre a Teo molti mesi l’anno. “Sembrava fosse morto uno del paese. Lo abbiamo ricordato con una preghiera semplice, con quella semplicità che gli sarebbe piaciuta”, dice.
La notizia della morte del Pontefice ha toccato in profondità la piccola comunità. “Pensavamo potesse riprendersi, ci avevano rincuorato le sue ultime uscite pubbliche”, confida Eraldo. “Ma il suo tempo stava finendo. Più che mai chiedeva preghiere. Non dimenticherò mai la sua mano fine e vellutata”.
Lì, tra le case di pietra, è ancora custodita una piccola sezione del Centro documentale sull’emigrazione di Cabella, dedicata proprio a Maria Gogna, simbolo di quella storia famigliare che si è allungata fino al soglio pontificio.
Sfuma anche un sogno: “Avevamo programmato di andare a Roma in ottobre per un’udienza in vista del Giubileo”, raccontano dal paese. Non ci sarà più quella benedizione personale, ma resta qualcosa di più profondo: la memoria affettuosa e viva di un Papa che sapeva accogliere i potenti come gli ultimi, e che sapeva riconoscere l’amore anche in una torta da mettere da parte per la sera.
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