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Chiudono le banche, muoiono i paesi. Dito puntato su Intesa Sanpaolo

Il piano di Intesa Sanpaolo cancella gli sportelli nei piccoli Comuni. Il M5S porta la rivolta in Regione: “Il Piemonte non è un deserto da svuotare”.

Chiudono le banche, muoiono i paesi. Dito puntato su Intesa Sanpaolo

Sarah Disabato dei cinquestelle

Nel silenzio delle valli e tra le case sempre più vuote dei piccoli Comuni piemontesi, arriva l’ennesimo colpo basso: il “Piano Territoriale 2025” di Intesa Sanpaolo, che prevede una nuova raffica di chiusure, accorpamenti e trasformazioni degli sportelli bancari. Il tutto confezionato come strategia di “razionalizzazione”, ma che per chi abita fuori dalle grandi città ha un solo significato: isolamento.

A rispondere, almeno questa volta, non sono stati solo i cittadini rimasti senza bancomat sotto casa o costretti a fare chilometri per prelevare cinquanta euro. In Consiglio regionale, il gruppo del Movimento 5 Stelle Piemonte ha portato la questione in Aula ottenendo l’approvazione di un atto di indirizzo che impegna ufficialmente la Giunta Cirio a intervenire.

bancomat

“Questo piano è un colpo durissimo per le aree montane e i piccoli Comuni”, dichiarano i consiglieri regionali Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio, primi firmatari dell’Ordine del Giorno. “Il Piemonte ha già perso troppo: oggi solo 4 Comuni su 10 hanno uno sportello bancario. Continuare su questa strada significa decretare la morte civile di intere zone.”

E mentre Intesa Sanpaolo firma bilanci con utili da capogiro, migliaia di piemontesi restano senza accesso a un servizio essenziale come quello bancario, in una regione che sbandiera bandi per ripopolare i borghi ma si dimentica che senza sportelli, poste, medici e scuole nessuno ci vuole restare.

Il documento approvato in Consiglio chiede alla Giunta di muoversi su più fronti: incentivare l’apertura di nuovi sportelli (soprattutto da parte delle Banche di Credito Cooperativo, tra le poche ancora fedeli al territorio), aprire un tavolo permanente con gli istituti di credito per evitare nuove chiusure e attivare misure concrete, anche fiscali, per salvare le aree interne da uno stillicidio che dura da anni.

“Le banche non sono aziende qualsiasi. Hanno un ruolo sociale, un dovere civico. Non possono voltarsi dall’altra parte mentre il territorio si svuota e si spegne”, sottolinea Sarah Disabato, capogruppo del M5S. Il gruppo pentastellato punta il dito anche contro la digitalizzazione imposta come unica alternativa: “Non possiamo pensare che un pensionato della Val Chisone o un artigiano della Valsessera risolvano tutto con un’app.”

Il messaggio al sistema bancario è chiaro: non si può fare cassa sulla pelle dei territori più fragili. Ma il messaggio più forte è per la politica regionale: il tempo dei comunicati è finito. Servono azioni concrete, serve volontà politica. Perché oggi il vero spread si misura tra chi ha ancora un minimo di servizi e chi non ha più nulla.

Il Movimento 5 Stelle promette battaglia. “Non lasceremo soli i cittadini né gli amministratori locali. Questa non è solo una questione di banche, è una questione di giustizia territoriale. Nessuno dovrebbe essere costretto a lasciare la propria terra perché lo Stato – o le banche – hanno deciso che non conviene più investirci.”

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