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17 Aprile 2025 - 15:33
Vigili del Fuoco in azione
«Questa volta sono preoccupato». Andrea Vuolo, meteorologo Rai originario di Ciriè, non è nuovo a previsioni puntuali e analisi rigorose. Ma ieri, sulla sua pagina Facebook, il tono era diverso. Più grave, più urgente. Non era solo una previsione, era un monito: “Il Piemonte si appresta a vivere una delle ondate di maltempo più intense dell’ultimo decennio”. Lo aveva scritto nero su bianco, prevedendo con inquietante precisione quanto oggi è realtà: una regione ferita da ore di pioggia ininterrotta, dove la terra si sgretola e l’acqua inghiotte strade, case, raccolti.
Difficile fare un bilancio definitivo, ma la mappa dei danni si allarga di minuto in minuto. Frane e smottamenti stanno isolando intere frazioni, ponti chiusi uno dopo l’altro, linee ferroviarie interrotte, centinaia di interventi dei vigili del fuoco e della protezione civile. A Castellamonte cinque famiglie sono state evacuate, sessanta le criticità censite tra smottamenti e cedimenti. A Chiaverano è scattata l’evacuazione di otto località, il Comune ha ordinato l’evacuazione precauzionale delle località Giordana, Bedria, Vicaria, Terrico Sopra e Sotto, Serra, Riva e Zuin. A Prascorsano e Pont Canavese, la montagna ha ceduto.
Nel Biellese il ponte Gilino è crollato a Mongrando spazzato via dalla furia dell'Elvo, mentre le nevicate eccezionali sopra i 2.200 metri – oltre un metro e mezzo in quota – fanno temere valanghe. La Dora Baltea ha superato i livelli di guardia un po' dappertutto, il Malone minaccia Front e Brandizzo, l’Orco è gonfio come non si vedeva da anni. Le provinciali sono disseminate di segnalazioni: chiusure, deviazioni, buche, tratti scomparsi.
Vuolo: «Accumuli da 400 millimetri, attenzione alle Alpi Graie e Pennine»
Già ieri il meteorologo ciriacese indicava con lucidità i punti critici: “Tra le valli di Lanzo, del Canavese, del Biellese, della Valsesia, dell’alto Novarese e del Verbano-Cusio-Ossola si potranno superare i 350-400 mm di pioggia. La vorticità, i venti di Scirocco, l’effetto orografico: tutto concorre alla massima instabilità”.
Oggi quelle righe non sono più teoria. Sono la cronaca.
Sui social, in mezzo alle foto delle frane che inghiottono le strade di Valperga, Cuorgnè e Rivara, risuona quel post come una profezia avverata. “Evitate per quanto possibile di salire verso le alte valli e di trovarvi in prossimità di fiumi e torrenti. La situazione può peggiorare in pochi minuti”.
Il maltempo ha trasformato il Canavese in un labirinto d’acqua
A Rivarolo, Favria, Ozegna, San Giorgio Canavese, ogni chilometro è diventato trappola: corsi d’acqua esondati, roggia che si mangiano l’asfalto, strade chiuse. Gli alberi si abbattono, le cantine si allagano. Il ponte sulla Dora tra Strambino e Vestignè è impraticabile. A Leini è il caos: strade sommerse, scuole chiuse, cittadini invitati a non uscire. Gli animali dei rifugi messi in salvo da volontari. L’autostrada A5 è un serpentone spezzato: chiusa in più tratti, tra Ivrea, Quincinetto e Pont-Saint-Martin.
Anche i treni si fermano: sospesa la Settimo-Rivarolo, la Santhià-Biella. In viaggio solo i bus sostitutivi che zigzagano tra le deviazioni. La Città metropolitana chiude, l’Arpa misura, i comuni avvisano. Ma la pioggia non si ferma.
Nella giornata di oggi, l’Arpa ha declassato l’allerta da rossa ad arancione, ma solo per la giornata di domani è previsto un primo allentamento. Intanto le montagne continuano a franare, i fiumi a salire, i terreni non assorbono più. A Bairo è esondato il rio Elena, a Chivasso le rogge minacciano i centri abitati. In frazione Betlemme la strada è impraticabile.
E sopra tutto questo, nevica. Nevica copiosamente sulle Alpi, dove l'accumulo potrebbe superare i due metri. “Un rischio non solo per oggi, ma anche per i prossimi giorni – ha avvertito Vuolo – quando la fusione della neve si sommerà alle piogge, aumentando la portata dei torrenti e dei fiumi a valle”.
In mezzo al frastuono di allarmi e aggiornamenti, la voce di Andrea Vuolo è diventata punto di riferimento per cittadini e addetti ai lavori. Non ha lanciato titoli sensazionalistici: ha scritto, con precisione scientifica e senso di responsabilità. Ma con un tono che lasciava poco spazio ai dubbi: “L’eccezionalità di questa avvezione di umidità, la traiettoria del minimo depressionario, la quota neve, il blocco orografico: ci sono tutti gli ingredienti per un evento estremo”.
E oggi, mentre la cronaca si accoda alle sue parole, quel post resta lì, inchiodato a ieri pomeriggio. Come una lezione di meteorologia, ma soprattutto come un richiamo al rispetto per la natura che cambia, imprevedibile e furiosa.
Le previsioni annunciano un lieve miglioramento, ma resta l’incognita: cosa succederà quando la piena passerà da monte a valle? Cosa accadrà se nuove piogge si sovrapporranno a un terreno già saturo? La risposta, ancora una volta, potrebbe arrivare dal meteorologo di Ciriè. E da un meteorologo che guarda le nuvole, ma sa bene dove colpiranno le gocce.
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