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14 Aprile 2025 - 12:23
Pasqua amara per le pasticcerie piemontesi: mancano artigiani e lievitano i costi delle materie prime
Il profumo delle colombe appena sfornate non basta a nascondere le difficoltà. In Piemonte, a pochi giorni da Pasqua, Confartigianato lancia l’allarme: il settore dolciario artigianale è sotto pressione, tra carenza di personale e rincari record delle materie prime. Secondo i dati diffusi oggi, manca almeno il 37,3% della forza lavoro necessaria: un numero che si traduce in oltre 470 addetti difficili da reperire, su 1.260 nuovi ingressi previsti nel 2024.
Un’impresa su tre fatica a trovare pasticceri. Un dato preoccupante per un comparto che in Piemonte conta 3.711 aziende, di cui oltre il 78% artigiane (2.887). Una realtà fatta di laboratori a conduzione familiare, tradizione tramandata da generazioni, qualità fatta a mano. Ma anche di turni serrati, competenze specifiche e fatica quotidiana, difficili da trasmettere in tempi brevi.
«Oggi la tecnologia può dare una mano, ma non può sostituire la creatività e la manualità degli artigiani» sottolinea Alessandro Del Trotti, presidente del settore dolciario di Confartigianato Piemonte. «Il vero rischio però è quello dei consumi, perché i rincari delle materie prime stanno mettendo a dura prova anche la clientela più affezionata».
I numeri parlano chiaro. A febbraio 2025 i prezzi al consumo del burro sono aumentati del 19,2%, seguiti da caffè (+18,3%), cacao e cioccolato in polvere (+15,4%), cioccolato (+9,7%). Anche la frutta fresca, spesso usata per farciture e decorazioni, ha subito rialzi importanti: +7% per frutti a bacca, +6,7% per pesche e nettarine, +6,3% per gli agrumi. E il costo dell’energia elettrica e del gas, essenziale per i forni e i macchinari, è salito del 10,4% rispetto allo scorso anno.
Crisi della pasticceria piemontese
Il risultato? Prodotti più cari per i consumatori o margini sempre più risicati per i produttori. E spesso la seconda opzione viene scelta dagli artigiani, per non perdere clienti e tradizione. «Gran parte degli aumenti viene assorbita dai pasticceri, a scapito del loro guadagno» conferma Del Trotti. Una scelta che garantisce qualità e fedeltà, ma che non è sostenibile a lungo termine.
«Il settore dolciario artigianale piemontese vale migliaia di posti di lavoro, muove l’economia locale e genera valore aggiunto», ricorda Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte. Ma ora serve un’azione concreta sul fronte della formazione e del sostegno alle imprese: incentivi per l’inserimento dei giovani, politiche energetiche più favorevoli, strumenti per tutelare chi continua a credere nell’artigianato dolciario, nonostante tutto.
In attesa delle colombe sulle tavole, il Piemonte rischia di restare con i laboratori a mezzo servizio. E a pagarne il prezzo, stavolta, non saranno solo i pasticceri, ma l’intera comunità.
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