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Casi mensa e dormitorio: ecco perché Castello e i suoi non son credibili

La replica dell’amministrazione comunale alle accuse ricevute. Ma troppe cose non tornano

Casi mensa e dormitorio: ecco perché Castello e i suoi non son credibili

Casi mensa e dormitorio: ecco perché Castello e i suoi non son credibili

La discussione sulla mensa scolastica di Chivasso è arrivata ad un punto critico: il Comune ha accumulato circa 800mila euro di crediti non riscossi negli ultimi sette anni, e per rimediare a questa situazione, ha modificato il regolamento. Modifica che, nel concreto, potrebbe negare il pasto a scuola ai figli di chi, dopo ripetuti solleciti, continua a non pagare. L’Amministrazione comunale di centrosinistra, guidata dal sindaco Claudio Castello, si difende – e non solo sulla mensa ma anche sull’altro tema caldo, il dormitorio di via Nino Costa.

Di seguito, il comunicato ufficiale dei gruppi di maggioranza, pubblicato a nome di Partito Democratico, Sinistra Ecologista Chivasso e Noi per Chivasso:


Dalla parte dei fragili e degli onesti

A corollario di quanto emerso durante l’ultimo consiglio comunale circa le modifiche al regolamento del servizio di mensa scolastica e il dormitorio, i sottoscritti gruppi politici costituenti la maggioranza ritengono doveroso riportare alcuni chiarimenti al fine di far cessare il demagogico polverone mediatico, fatto di inesattezze e falsità, che parte della minoranza ha voluto sollevare nelle ultime settimane.

La mensa scolastica.
Nel corso degli anni, il Comune ha accumulato un ingente credito derivante dal mancato pagamento del servizio mensa scolastica: circa 800.000 euro. Nel solo anno scolastico 2023/24, tale morosità ha generato un mancato incasso di oltre 100.000 euro. Il senso di giustizia, che non ha colore politico, la doverosa tutela dei cittadini che, spesso a costo di sacrifici, rispettano le regole pagando il dovuto, l’amore per la legalità, il rigetto della prepotenza di chi pensa di poterla fare sempre franca a discapito degli onesti hanno indotto l’amministrazione a modificare leggermente il regolamento di fruizione del servizio mensa. Ora, così come avviene per gli altri servizi scolastici e come, peraltro, hanno già inserito nei loro regolamenti molte altre amministrazioni, anche di centro sinistra, la morosità reiterata, protratta nel tempo nonostante i solleciti e le opportunità di rateizzazione offerte dal Comune, impedirà la fruizione del servizio.
Nulla è cambiato per le fasce in situazione di fragilità economica, quelle oggettivamente impossibilitate a pagare. Per loro il Comune di Chivasso continua a mantenere massima attenzione; nel corso dell’anno scolastico scorso, ad esempio, quasi mezzo milione di euro è stato dedicato a loro sostegno, seguendo il principio della capacità contributiva come riflesso dei criteri di uguaglianza e progressività; per i casi particolarmente problematici, infine, a prescindere dalla fascia ISEE, in presenza di attestazione del CISS, continua ad essere prevista l’esenzione totale. Dunque, attenzione massima per le fasce deboli, nel rispetto dei principi profondi che ispirano questa coalizione.
Ma, per garantire il giusto sostegno ai veri bisognosi, occorre necessariamente recuperare le somme dovute dai soliti furbetti che, alla luce di una puntuale analisi degli uffici competenti, risultano essere, nel 60% dei casi, appartenenti alla fascia contributiva più alta. Questa amministrazione è sempre dalla parte degli onesti e dei bisognosi, senza se e senza ma, e questo intervento lo dimostra ulteriormente. Chi lo denigra, evidentemente, no.

Il dormitorio.
Il dormitorio per le persone senza fissa dimora rappresenta un irrinunciabile baluardo dell’attenzione alle fasce deboli che questa amministrazione persegue come imprescindibile principio. L’amministrazione vuole fortemente il dormitorio, ma non come quello di cui disponiamo ora. L’attuale struttura, inaugurata nel 2015, ha dimostrato nel tempo di essere assolutamente inadeguata alle reali esigenze della Città. Il costo derivante dalla struttura di via Nino Costa, relativamente all’anno 2024, ad esempio, è stato di circa 70.000 euro; una cifra spropositata se si pensa che, nel corso dello stesso anno, di questa struttura, in grado di ospitare 12 persone alla volta, hanno usufruito solo 22 utenti, la maggioranza dei quali, peraltro, provenienti da comuni limitrofi. Essendo tali cifre in linea con quanto accaduto negli anni precedenti, l’amministrazione ha pensato di rimodulare il servizio al fine di evitare sprechi di danaro pubblico in primis e di offrire, allo stesso tempo, un servizio migliore per i futuri ospiti, facendo in modo, ad esempio, di poter garantire i posti letto anche alle donne, cosa attualmente non prevista. Per ottimizzare il servizio, sono allo studio proposte di nuove strutture e di collaborazione con associazioni del territorio, al fine di garantire quell’attenzione agli ultimi che è fiore all’occhiello di questa amministrazione. Chi ci accusa di voler chiudere il dormitorio, finge di non capire e allora lo ripetiamo con forza: un deciso ed irrinunciabile sì al dormitorio, no agli sprechi.


Tralasciando il titolo, “Dalla parte dei fragili e degli onesti”, come se esistesse davvero un dubbio su una parte da prendere piuttosto che un’altra, fin qui, la versione della Giunta e della sua maggioranza. 

Mensa scolastica 

Un messaggio deciso, che individua due categorie apparentemente contrapposte: chi è effettivamente in difficoltà (e pertanto dev’essere aiutato) e chi, pur avendo la possibilità di pagare, non versa nulla, gravando sulla collettività. L’Amministrazione segnala che la gran parte dei debitori rientra in questa seconda categoria, e per questo adotta la linea dura.

Eppure, al netto delle intenzioni, la decisione di negare il pasto ai bambini le cui famiglie non saldano il dovuto (dopo rateizzazioni e ripetuti solleciti) lascia un retrogusto amaro. Per punirne alcuni, si rischia di colpirne in modo indiscriminato molti, con situazioni familiari talvolta complicate, che anche la miglior “analisi degli uffici” potrebbe non fotografare correttamente. Lungi dal difendere i “furbetti”, ci si domanda se davvero non esistesse altra formula per evitare che i piccoli si sentano discriminati, magari estrapolati dal gruppo classe all’ora di pranzo, costretti a rimanere a digiuno o a tornare a casa.

Sul versante dormitorio, la maggioranza rassicura su un futuro servizio più adeguato, che includa anche le donne e che eviti “sprechi di denaro pubblico”. Ma cosa ci sia in programma, nel dettaglio, non è dato sapere: al momento, gli unici numeri nero su bianco riguardano il progressivo azzeramento dei fondi a partire dal prossimo bilancio, come risulta dalla stessa documentazione del DUP. È pur vero che 70mila euro annui per 22 utenti può apparire una spesa elevata, ma se quei posti letto (considerati insufficienti a garantire anche le donne) non vengono rifinanziati, la domanda resta: dove dormiranno, in futuro, le persone senza fissa dimora?

Se, insomma, da un lato l’Amministrazione proclama di essere dalla parte dei deboli, dall’altro non è chiaro se e come la trasformazione del servizio potrà garantire continuità. Perché nel momento in cui si mettono zeri nei capitoli di spesa dal 2025 al 2027, la realtà oggettiva è che, salvo un colpo di bacchetta magica, non si potrà pagare nessuna struttura e nessun progetto nuovo. Lo stesso discorso, in senso diverso, vale per la mensa scolastica: una volta stabilita la “sanzione massima” dell’esclusione, il rischio è che questa finisca per colpire i bambini, che certo non hanno colpa se i genitori sono inadempienti.

Il punto centrale, allora, è se esistano modi più equilibrati per far valere i crediti, distinguendo in maniera inappuntabile la vera morosità da chi fatica a sbarcare il lunario. La CGIL e altre forze d’opposizione avevano sollevato il tema di un recupero crediti più efficiente, di una valutazione più approfondita dei singoli casi, di un trattamento rispettoso delle famiglie e dei bambini per evitare umiliazioni in classe o notti al freddo.

Nessuno nega che i servizi pubblici vadano pagati e che i “furbetti” vadano stanati; ma allo stesso tempo ci si chiede se non fosse doveroso trovare soluzioni che tutelassero, in modo meno traumatico, i tanti minori che non possono decidere del bilancio famigliare, o i senzatetto che non possono attendere anni prima di avere un nuovo dormitorio.

I progetti “allo studio”, come annuncia il Comune, finora non si sono tradotti in provvedimenti concreti, né in documenti che ne attestino la futura realizzazione. Per ora, esistono solo i tagli: meno fondi per il dormitorio (anzi, zero fondi a bilancio), e un regolamento più punitivo per la mensa, anche a costo di negare il pasto a scuola a dei bambini.

Nel frattempo, l’Amministrazione rivendica di fare “il massimo per gli ultimi” e di battersi contro l’ingiustizia. Nessuno dubita del principio; ma i fatti, per ora, raccontano di un approccio che, con l’obiettivo di colpire chi non paga pur potendo, rischia di colpire anche chi è in difficoltà. È lo scarto che separa la teoria dalla pratica: per punire qualcuno, si puniscono, di fatto, tutti – i bambini in mensa, i senzatetto in cerca di un riparo. E, finché non ci sarà un piano B chiaramente definito, la domanda resterà: davvero non c’era un’altra strada?

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