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27 Febbraio 2025 - 10:29
ll torrente Banna
A Mathi si torna a discutere del progetto delle vasche di esondazione lungo il torrente Banna, un tema che da anni divide amministrazione, opposizione e cittadini. Lo scorso 18 febbraio, si è tenuta una riunione con i proprietari dei terreni situati a nordovest del cimitero, in un'area individuata come possibile sede dell'intervento idraulico. L'incontro è stato convocato per discutere le fasi iniziali di un piano che ha origini lontane, risalendo addirittura a trent’anni fa, quando un evento alluvionale di portata eccezionale dimostrò la vulnerabilità del territorio.
Nel novembre del 1994, un'ondata di maltempo colpì duramente il Piemonte e il torinese, provocando l’esondazione del Banna-Bendola e causando allagamenti devastanti.
Una vasca di laminazione (foto archivio)
L'evento fu uno dei più gravi mai registrati nella zona e portò gli esperti a valutare misure strutturali per mitigare il rischio idraulico e ridurre i danni di eventuali future alluvioni. Da allora, si è discusso a più riprese sulla realizzazione di vasche di laminazione, strutture in grado di raccogliere temporaneamente le acque in eccesso per poi rilasciarle gradualmente, evitando esondazioni a valle.
Nel corso degli anni, il progetto ha subito numerosi adattamenti, ma non ha mai trovato una soluzione definitiva. La precedente amministrazione comunale si era opposta alla realizzazione delle vasche di esondazione, considerandole troppo impattanti sul territorio e non realmente efficaci, soprattutto alla luce dell'esistenza del canale scolmatore di Balangero, un'infrastruttura già operativa e pensata per ridurre il rischio idraulico nell’area. Tuttavia, il tema è tornato di stringente attualità dopo che, nel giugno 2024, una nuova ondata di maltempo ha colpito il Piemonte, portando all’evacuazione di alcune famiglie a Mathi per il rischio esondazione del fiume Stura di Lanzo. Questo episodio ha riaperto il dibattito sulla necessità di nuovi interventi per migliorare la sicurezza idraulica della zona.
A fronte di questa emergenza, la Regione Piemonte ha stanziato 1,3 milioni di euro per la realizzazione delle vasche di laminazione lungo il Banna, ridimensionando il progetto rispetto alle versioni precedenti. L’attuale piano prevede una capacità di riempimento inferiore ai 100mila metri cubi, con un’estensione ridotta rispetto all'ipotesi iniziale. L'obiettivo dichiarato è quello di limitare l’impatto sul paesaggio e garantire che i terreni interessati possano continuare ad essere utilizzati per attività agricole. Le vasche saranno realizzate con argini naturali in terra, in modo da integrarsi con l’ambiente circostante e supportare il sistema esistente di gestione delle piene, che da solo non è più in grado di affrontare eventi meteorologici sempre più intensi.
Il progetto, tuttavia, continua a sollevare perplessità. Il gruppo di opposizione "Nuove Idee in Comune" ha presentato un’interpellanza per chiedere all’amministrazione comunale se siano già state ricevute comunicazioni ufficiali riguardanti nuove progettazioni o richieste di pareri da parte degli enti coinvolti. L’opposizione si dice contraria alla realizzazione di vasche di esondazione, considerate dannose per l’ambiente e inefficaci nel lungo periodo, e resta favorevole solo alla possibilità di realizzare vasche di laminazione a basso impatto ambientale, a condizione che il piano di gestione del rischio non si concentri solo su Mathi, ma riguardi l’intero bacino idrografico del Banna-Bendola.
L’incontro con i proprietari dei terreni ha rappresentato un primo passo per avviare l'iter burocratico e ottenere il consenso per le indagini geologiche preliminari, necessarie a valutare la fattibilità dell’intervento. I tecnici eseguiranno carotaggi di piccole dimensioni, ossia perforazioni del suolo per analizzarne la composizione e raccogliere dati fondamentali per la progettazione definitiva.
Nonostante gli sforzi per rendere il piano meno invasivo, le preoccupazioni tra i cittadini e alcuni rappresentanti politici rimangono forti. Da una parte, c’è chi ritiene che le vasche di laminazione siano strumenti indispensabili per la sicurezza idraulica, dato che il cambiamento climatico sta rendendo sempre più frequenti fenomeni di piogge torrenziali e alluvioni improvvise. Dall’altra, vi sono timori riguardo alla reale efficacia dell'opera e ai costi elevati che potrebbe comportare, soprattutto se non inserita in una gestione coordinata dell’intero sistema fluviale.
La discussione sulle vasche di esondazione a Mathi non riguarda solo la sicurezza idraulica, ma anche la sostenibilità ambientale e l’impatto socio-economico dell’intervento. Se da un lato è necessario proteggere il territorio dalle alluvioni, dall’altro bisogna considerare le conseguenze di un’opera di questa portata, che potrebbe alterare l’ecosistema locale e influire sulle attività agricole. L’amministrazione comunale si trova così di fronte a una scelta complessa, nella quale sarà fondamentale trovare un equilibrio tra prevenzione del rischio e tutela del territorio, evitando soluzioni affrettate che possano rivelarsi inefficaci o dannose nel lungo periodo. La decisione finale spetterà alla Regione Piemonte, che dovrà valutare se e come procedere con la realizzazione del progetto, tenendo conto delle osservazioni degli enti locali e delle istanze della cittadinanza.
Il torrente nasce con il nome di Banna (o Bana) alle pendici del Pian di Rossa (1 308 m s.l.m.), una zona posta tra le Valli di Lanzo e il Canavese. Dopo un breve tratto montano il torrente attraversa Balangero e assume un andamento nord-ovest / sud-est pressoché parallelo a quello della Stura di Lanzo (con cui è collegata tramite un canale scolmatore a Balangero) e lambisce gli abitati di Mathi, Grosso, Nole, Cirié, San Francesco al Campo, Leini e San Maurizio Canavese. Si tratta di un'area di pianura fittamente abitata nota come Basso Canavese. Presso le cascine Bendola, in comune di Volpiano, il torrente acquisisce il proprio nome.
Proseguendo il proprio percorso verso est il Bendola attraversa Brandizzo, dove per un buon tratto lungo le sue rive è stato allestito un percorso ciclo-pedonale, e sfocia poi nel Malone poco prima che questo si getti a sua volta nel Po.[3]
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