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Suicidi e aggressioni in carcere, il grido d’allarme del Sappe: “Serve un intervento urgente”

Polizia penitenziaria sotto pressione: carenze di organico, turni massacranti e aggressioni quotidiane

Suicidi e aggressioni in carcere, il grido d’allarme del Sappe

Suicidi e aggressioni in carcere, il grido d’allarme del Sappe: “Serve un intervento urgente” (foto di repertorio)

Sale la tensione nelle carceri piemontesi. In poche ore si sono registrati due episodi drammatici: un detenuto si è tolto la vita nella casa circondariale di Cuneo, mentre nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino un agente della Polizia Penitenziaria è stato aggredito con un bastone alla testa da un detenuto egiziano, all’interno della Terza Sezione del padiglione C.

A denunciare l’escalation è Vicente Santilli, segretario regionale del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che chiede a gran voce un intervento immediato del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. “Non possiamo più limitarci alla conta delle tragedie. Il sistema penitenziario è al collasso: servono soluzioni, non più rinviabili”, afferma Santilli, sottolineando come le condizioni di disagio psichico e il rischio suicidario siano diventati una vera emergenza nazionale.

Il detenuto suicida a Cuneo è stato trovato senza vita in cella questa mattina. Inutili i tentativi di rianimazione da parte degli agenti e del personale medico. “Ogni suicidio è una sconfitta per lo Stato”, ha commentato Donato Capece, segretario generale del Sappe, evidenziando anche le gravi ripercussioni psicologiche sugli agenti, spesso giovani e lasciati da soli nei reparti a causa della carenza di organico.

A Torino, nel pomeriggio del 7 aprile, la situazione è precipitata quando un detenuto ha improvvisamente colpito alla testa un agente con un bastone. L’agente è stato medicato sul posto e poi trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria, dove gli sono stati prescritti giorni di prognosi. “Serve più personale, più strumenti e più tutela – incalza il sindacato – perché la sicurezza dentro gli istituti non può dipendere solo dallo spirito di sacrificio degli agenti”.

L’ennesimo appello del Sappe chiede un cambio di passo concreto, che parta da investimenti reali in personale qualificato, supporto psicologico per i detenuti e gli operatori, e un modello penitenziario che non sia solo custodia, ma anche prevenzione e dignità.

Sale la tensione nelle carceri piemontesi

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