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Ospedali in ritardo e sindaci in silenzio: l’ASL TO4 affonda, ma stappano lo spumante

Cinque cantieri su nove fermi, tra amianto, contratti mancanti e scadenze bucate. Ivrea, Caluso, Castellamonte, Leinì e Crescentino nell’elenco nero. Ma dalla politica solo fuffa, premi e piani digitali da ufficio marketing

Ospedali in ritardo e sindaci in silenzio: l’ASL TO4 affonda, ma stappano lo spumante

Il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore, l'assessore regionale alla sanità Riboldi e il consigliere regionale Avetta del Pd

Fiato alle trombe, rullo di tamburi: la scorsa settimana, con grande enfasi, la Regione Piemonte ha presentato lo stato dei lavori sulle Case e sugli Ospedali di Comunità. Contenti tutti come delle Pasque, perché per ottenere il 100% dei finanziamenti PNRR basterà aver concluso, entro il 2026, il 75% delle opere.

Bene! Bravi! Bis! Si stappino bottiglie di spumante di quello buono. Si facciano le ola. Chi non salta è un comunista… Tutto bene? Tutto a posto? Non tanto. Il guaio infatti è che, in quel 25% che sta indietro, ci sono cinque opere pubbliche dell’ASL TO4 su un totale di nove. Ferme con le quattro frecce. E parliamo di Ivrea, Caluso, Castellamonte, Leinì e Crescentino.

La denuncia è di qualche giorno fa, di Alberto Avetta, consigliere regionale del PD, e di Sarah Disabato dei Cinque Stelle. Han fatto un casino boia. Impossibile non sentirli. 

“Ho espresso le mie perplessità in Commissione” – ci ha detto Avetta – “ma non ho ricevuto risposte convincenti. Per Caluso e Leinì, ad esempio, i contratti non sono neanche stati firmati. Come possiamo pensare che le strutture siano pronte entro giugno 2026?”

Il caso di Ivrea è emblematico: la fine lavori è prevista per agosto 2026, cioè due mesi oltre la fatidica scadenza PNRR. Nessuna spiegazione, nessun approfondimento. Solo un altro cartello: “Lavori in corso”.

A Castellamonte, la scoperta dell’amianto ha spostato la data a novembre 2026.

"Ma davvero nessuno sapeva che quell’edificio conteneva amianto? O è solo l’ennesima scusa buona per perdere tempo?"

Ah già, giusto: fuori dai radar anche Crescentino

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E la domanda ora è: qualcuno ha visto uno dei cinque sindaci battere la grancassa o rispondere in coro? E, soprattutto, qualcuno ha avuto notizia di una Conferenza dei Sindaci convocata alla chetichella per chiedere lumi al nuovo direttore generale, Luigi Vercellino?

A quanto pare no. Se ne dovrebbe occupare il presidente. E il presidente è il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore. Lo farà? Non lo farà? Avrà il coraggio di battere i pugni sul tavolo?

Certo, la colpa non è di Vercellino che è appena arrivato. È dell’ex direttore generale, Stefano Scarpetta, che – ironia della politica – è quello a cui la Conferenza dei Sindaci, lo scorso anno, ha addirittura dato un premio per aver raggiunto gli obiettivi…

Un "premio di risultato" sull’unghia di oltre 21 mila euro, a lui, al direttore amministrativo e al direttore sanitario.

Peccato che, tra questi obiettivi, non ci fosse anche quello dello smaltimento delle liste d’attesa erogate attraverso il CUP e che, su questo fronte, non si sia mossa una foglia che sia una. Peccato che tra quegli obiettivi non ci fossero le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità o i lavori per i reparti di terapia intensiva (ne riparleremo).

Diciamo che erano, per lo più, “obiettivi” che fanno ridere. Della serie: ricordati di spegnere la luce quando esci dall’ufficio, tira l’acqua nel cesso... Eccetera eccetera.

“Abbiamo approvato perché il presidente dell’Assemblea, nonché sindaco di Ivrea, ha messo sul tavolo degli altri obiettivi, tutti nostri…”, ci avevano spiegato alcuni primi cittadini per giustificarsi. “Prossimamente lavoreremo su quelli e saremo noi a dettare la linea alla Regione…”

E su che cosa aveva deciso di mettersi a lavorare il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, per il 2025?

Ve lo diciamo noi: su una mappatura epidemiologica e sociale dei cittadini; sul miglioramento dell’assistenza digitale agli utenti (non a casa, ma sulle piattaforme informatiche: CUP, SCEREV, USE); sul completamento e l’aggiornamento delle grandi attrezzature (RM Ivrea, TAC Ciriè, acceleratore Ivrea, RM Chivasso, radiologico Chivasso); sull’avvio e rifacimento del sito internet aziendale; su un piano di comunicazione integrato con le amministrazioni comunali, con eventi, articoli, incontri e corsi formativi per la prevenzione; infine, su un’analisi dell’edilizia sanitaria e del percorso di dimissioni ospedaliere verso le RSA.

Insomma, tanta fuffa. Non una parola sulle Case e sugli Ospedali di Comunità. Complimenti!

Qualcuno della sua maggioranza sostiene che il sindaco non parli per paura che qualcuno, dall’alto, ostacoli il processo per arrivare alla costruzione del nuovo ospedale di Ivrea in zona Montefibre. E se fosse davvero così, significa che starà muto come un pesce per molti anni, almeno fino alla fine del mandato.

Omicidio in ospedale? Zitto! Infermieri massacrati dai maranza? Silenzio! Strumentazione con la muffa? Acqua in bocca! Legionella in ospedale? No comment! E via di questo passo, fino all’ultima mattonella del nuovo nosocomio... Boh? Vallo a capire…

Fa anche più ridere il PD locale che, anziché fare da cassa di risonanza al proprio consigliere regionale, scende in piazza facendo finta che il problema non sia suo, per volantinare contro Meloni. E va bene volantinare contro il Governo – ci mancherebbe – ma sarebbe utile anche occuparsi delle magagne sotto casa…

Tant’è!

Il problema è che i sindaci di oggi sono quello che sono. O sono “vecchi” rimbambiti, o giovani amanti del “selfie”. Di politici che fan politica sul serio se ne salvano pochi. In altri tempi – neanche tanto tempo fa – con Fiorenzo Grijuela, con Aldo Corgiat, con Andrea Fluttero, al direttore generale avrebbero già fatto un “sedere” rosso fuoco. Oggi no: tante pacche sulle spalle.

Per la cronaca (ma non solo per quella), su 92 Case di Comunità previste in Piemonte, tre sono già concluse (a Rivoli, Arona e Trecate), 61 interventi risultano avviati, 21 non ancora partiti, e in 12 casi si registrano ritardi.

Ritardi che – manco a dirlo – vengono attribuiti a cause esterne: al meteo, al “nonno in carriola”, alla “zia nana”… eccetera.

“Motivi diversi, tra cui le osservazioni della Soprintendenza per le strutture di oltre 70 anni”, ha spiegato l’assessore.

Insomma, la colpa è dei vincoli, dei palazzi storici, delle burocrazie. Mai della gestione.

Analogo copione per gli Ospedali di Comunità: 30 interventi previsti, 27 con fondi PNRR, 19 avviati, 8 ancora in attesa e – guarda un po’ – 8 con criticità. Ma anche qui, tutto sembra sotto controllo. Almeno sulla carta.

“Per ottenere il 100% dei finanziamenti è sufficiente concludere il 75% delle opere, e su questo siamo in linea”, ha ribadito l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, minimizzando i problemi e rifiutandosi di puntare il dito contro i manager locali. E vabbè…

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