Cerca

Criminalità in stazione, la città dice basta: in arrivo il prefetto

Coltelli, degrado e paura: martedì vertice sulla sicurezza. Intanto Clara Marta va all'attacco: “Legalità capovolta, la città è in balia del degrado”

Criminalità in stazione, la città dice basta: in arrivo il prefetto

Criminalità in stazione, la città dice basta: in arrivo il prefetto

Martedì 8 aprile. Ore 10.30. Teatro civico di Palazzo Santa Chiara. Non sarà una rappresentazione, ma un vertice vero. Teso. Urgente. Il prefetto di Torino Donato Cafagna arriva a Chivasso per presiedere il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, convocato per affrontare i problemi di microcriminalità che attanagliano i 32 Comuni sotto la giurisdizione della Compagnia dei Carabinieri locale. Da Settimo a Candia, passando per centri come Verolengo, Montanaro, Brandizzo e la stessa Chivasso, dove da mesi la situazione sta degenerando.

Il tavolo di martedì arriva all’indomani dell’ennesimo fatto grave. Sabato pomeriggio, un sedicenne è stato avvicinato sulla passerella della stazione da un coetaneo che gli ha puntato un coltello alla pancia. Gli ha chiesto i soldi. Il ragazzo ha mostrato il portafoglio vuoto, ha offerto il cellulare. L’aggressore ha desistito. Per ora. Ma basta questo per parlare di allarme. Un allarme che da mesi risuona tra l’atrio della stazione, il Movicentro e le piazze limitrofe, tra degrado, bivacchi, ubriaconi molesti, spaccio e aggressioni.

Altra rissa in stazione, con una vetrata sfondata

Il vertice di martedì vedrà seduti allo stesso tavolo i rappresentanti delle forze dell’ordine, il vicesindaco metropolitano Roberto Montà, e il sindaco Claudio Castello. Sarà un’occasione per fare il punto, ma anche per capire se le misure prese finora abbiano davvero sortito effetto.

Perché la verità è che la città non ne può più. I cittadini non si sentono al sicuro. E non si tratta solo di percezioni. La lunga scia di episodi – dalle risse ai furti, dalle minacce ai danneggiamenti – è reale, documentata. Lo dimostra anche la raccolta firme promossa dal consigliere comunale Bruno Prestìa, che ha coinvolto oltre duemila persone tra residenti e commercianti. Grazie a quell’iniziativa sono arrivati due agenti in più della Polfer e un servizio di vigilanza privata FS Security attivo per alcune ore al giorno. Ma la realtà è che non basta.

Ad alzare il tiro, ora, è anche la consigliera comunale di Forza Italia Clara Marta, che in un comunicato stampa denuncia il “fallimento” delle politiche sulla sicurezza da parte dell’attuale amministrazione. «Abbiamo assistito all’ennesimo episodio di degrado nella zona della stazione: una persona ubriaca entra in biblioteca, semina il panico tra famiglie e studenti, urina contro il muro. È una scena abituale. Eppure le risposte sono sempre troppo deboli», scrive.

La Marta accusa la maggioranza di aver bocciato tutte le proposte concrete dell’opposizione, perfino quelle sull’introduzione del taser per la polizia municipale. «Oltre 200 Comuni in Italia lo adottano. Non è un’arma offensiva, ma uno strumento di difesa. Protegge i cittadini e gli agenti. Ma a Chivasso si preferisce negare l’evidenza».

Clara Marta consigliera comunale e della Città Metropolitana

E affonda il colpo: «Viviamo in una narrazione capovolta. Chi infrange la legge è visto come vittima. Chi porta una divisa rischia di finire sotto processo. Chi propone soluzioni viene accusato di voler militarizzare la città. Ma noi non ci stiamo. Non è fascismo chiedere sicurezza. Non è estremismo pretendere che chi delinque paghi».

Parole dure, ma che fotografano bene il clima che si respira. Una comunità esasperata, che chiede ordine, pulizia, controlli. Che non vuole più sentirsi dire che si tratta solo di “percezioni”. Che non accetta più i proibizionismi a singhiozzo – come l’ordinanza che vieta bottiglie in vetro in piazza Garibaldi – o i provvedimenti ridicoli come la rimozione delle panchine per evitare il bivacco.

Chivasso non vuole diventare una città blindata. Ma non può neanche essere lasciata allo sbando. Il vertice di martedì dovrà segnare un punto di svolta. Non basteranno le parole. Servono scelte politiche forti, investimenti, tecnologia, uomini sul territorio. Servono presidi fissi, soprattutto in stazione. E servono, soprattutto, risposte concrete.

I cittadini sono stanchi di aspettare. Di vedere i loro figli attraversare passerelle dove un coltello può sbucare all’improvviso. Stanchi di sentirsi dire che “è tutto sotto controllo” mentre si cammina con lo sguardo basso e la paura nelle ossa. Martedì potrebbe essere il giorno della verità. Oppure, l’ennesima occasione persa.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori