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24 Marzo 2025 - 18:01
La stazione delle promesse (non mantenute). Un altro regalo a RFI, a spese dei pendolari
Ancora una volta la stazione di Chivasso finisce al centro del dibattito. E non certo per i treni in orario o per un progetto innovativo. No, il tema è sempre lo stesso: degrado, incuria e decisioni amministrative che sembrano fatte apposta per complicare la vita ai cittadini. Stavolta è il turno della passerella pedonale con ascensori, annunciata in pompa magna e usata come bandiera elettorale da Claudio Castello e dalla sua giunta. Ma quello che doveva essere un miglioramento si trasforma nell’ennesima beffa per pendolari, studenti e persone con disabilità. Perché sì, gli ascensori (finalmente) arrivano, ma il prezzo da pagare è salatissimo: la chiusura del passaggio a raso tra via Ceresa e la stazione. Il collegamento diretto, breve, riparato. Il più logico. E proprio per questo il più usato.
Claudia Buo consigliera comunale di Liberamente Democratici
A denunciare lo scempio è la consigliera comunale Claudia Buo, che parla chiaro: «Sindaco e assessori chinano la testa davanti a RFI e fanno pagare ai cittadini l’incapacità di farsi valere. Ancora una volta». Difficile darle torto. La convenzione che andrà in Consiglio Comunale prevede sì gli ascensori, ma in cambio regala a RFI la chiusura di un accesso vitale per chi ogni giorno prende il treno. E come se non bastasse, il Comune dovrà anche pagare le manutenzioni della passerella e degli ascensori. RFI se ne lava le mani. Un affarone, ma solo per loro.
«Dopo l’inspiegabile riorganizzazione dei marciapiedi sul lato nord, ora tolgono anche il passaggio più comodo», aggiunge Buo, che aveva presentato un emendamento per salvare il percorso a raso. Emendamento dichiarato inammissibile. Una scusa procedurale per evitare il dibattito? Forse. Ma lei insiste: «Quel passaggio è fondamentale. Non si può pretendere che tutti usino gli ascensori, soggetti a guasti e attese. Chiedo che il Consiglio si esprima comunque. Vedremo se prevarrà il buon senso».
Per ora, però, il silenzio della maggioranza è assordante. E il contesto non aiuta. Perché mentre si firmano accordi che penalizzano i cittadini, la stazione cade a pezzi. I bagni sono fuori uso. I sottopassaggi sono pieni di acqua anche con il sole. L’illuminazione è insufficiente. Gli ascensori già esistenti spesso non funzionano. «La passerella è una vetrina per salvare la faccia. Ma la manutenzione vera non si vede», chiosa Buo.
Ecco il quadro: una stazione che fa acqua da tutte le parti, e un Comune che invece di alzare la voce si limita a firmare quello che RFI chiede. In cambio di cosa? Di qualche opera di facciata, che rischia di complicare la vita a chi in quella stazione ci passa ogni giorno. E allora la domanda è una sola: è davvero questo l’interesse pubblico?
Il Consiglio Comunale è chiamato a decidere. E la città guarda. Con sempre meno pazienza.
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