Tre milioni di euro, con il rischio che possano diventare dieci. È questa la stima del danno economico potenziale che Ryanair potrebbe affrontare, a causa delle ammende inflitte dal Giudice di Pace di Palermo per aver abusato del processo e ritardato i risarcimenti ai passeggeri. Una cifra monstre che, se confermata in appello, segnerebbe un precedente storico nei contenziosi tra claim company e compagnie aeree.
Il punto di rottura è arrivato con le sentenze N.652/2025 e N.653/2025, che hanno visto protagonista ItaliaRimborso, nota claim company italiana, che assiste i passeggeri nei reclami per disservizi aerei. In entrambi i casi, il giudice ha accolto le richieste dei passeggeri, condannando Ryanair al pagamento della compensazione pecuniaria, al rimborso delle spese legali e a un’ammenda di 2.000 euro per ogni procedura, destinata alla Cassa delle Ammende dello Stato.

Ma il colpo di scena sta nell'effetto domino: oltre 1.500 passeggeri sono attualmente assistiti da ItaliaRimborso nei procedimenti contro il vettore irlandese e altri 3.500 sono in fase di iscrizione a ruolo. Se tutti i giudici italiani confermassero la linea dura tracciata da Palermo, Ryanair potrebbe trovarsi a pagare milioni di euro solo per non aver collaborato nelle fasi preliminari obbligatorie previste dalla Riforma Cartabia.
Il giudice palermitano è stato netto: l’atteggiamento della compagnia è un “danno arrecato all’Amministrazione della giustizia per l’inutile impiego di risorse speso nella gestione del processo”. Non solo Ryanair, ma anche Easyjet e Aeroitalia sono finite nel mirino della giustizia con condanne simili, sebbene in misura più contenuta.
Il contesto è quello di un sistema già in crisi. La Riforma Cartabia ha reso obbligatorie le conciliazioni, ma molte compagnie, stando a quanto rilevato, non si presentano, costringendo i passeggeri a lunghissimi procedimenti. Il problema è già stato sollevato dai media nazionali, come nel servizio di Striscia la Notizia del 18 maggio 2024, in cui venivano riportate affermazioni sconcertanti da parte di legali delle compagnie: “La compagnia aerea è ben contenta che mi fai la decisione nel 2030”, oppure “abbiamo proposto di spostare la sede legale della compagnia a Malpensa”.
A commentare il verdetto del giudice è il CEO di ItaliaRimborso, Felice D’Angelo, che in una dichiarazione afferma: «Finalmente la Giustizia italiana dà una risposta alla grave problematica provocata dalle compagnie aeree, che determina disagi al passeggero ripetutamente. I viaggiatori, infatti, prima subiscono il disservizio aereo e poi devono attendere anche sette anni per ricevere il risarcimento aereo previsto per Legge, considerato l’ingolfamento di lavoro dei Giudici di Pace, che fissano date di prima udienza anche nel 2032. Un sistema che non funziona. La risposta del Giudice di Pace di Palermo è quanto ci attendevamo, Noi, le altre claim company, le associazioni dei consumatori con cui ci confrontiamo. Se tutti i Giudici di Pace di Italia iniziassero a seguire questa linea, lo Stato italiano potrebbe incassare milioni di euro ed i vettori potrebbero ragionare, a quel punto, sull’opportunità di definire bonariamente ogni singolo caso agevolando i consumatori».
Prosegue ancora D’Angelo: «Avevamo messo in guardia lo staff del Ministero dei Trasporti e quello della Giustizia con specifici tavoli tecnici. Avevamo informato anche l’Enac e previsto prima dell’introduzione della Riforma Cartabia le nostre perplessità operando verticalmente e in ambito nazionale sul tema dei rimborsi aerei. Siamo l’unica azienda italiana che è in possesso di brevetto che ci consente preventivamente di determinare la responsabilità del disservizio aereo. I nostri reclami, infatti, vengono filtrati sulla lavorabilità prima di essere presi in carico. La nuova riforma, specie a seguito della sospensiva adottata dal Tar del Piemonte, rimescola le carte in vista dell’esito dell’appello da parte dell’avvocatura di Stato. Le ultime sentenze finalmente segnano un nuovo corso che certamente i vettori aerei non avevano preso in considerazione e che, da oggi, dovranno tenerne conto. Utilizzare sistemi alternativi alla giustizia rimane la soluzione ottimale per tutte le parti coinvolte. Siamo disponibili anche a sostenere i costi dei nostri legali, ma abbiamo bisogno di fattiva collaborazione e non di rinvii».
Intanto, Ryanair e Aeroitalia hanno già presentato appello al Tribunale di Palermo, ma la sentenza non è sospesa. La giurisprudenza potrebbe, dunque, aprire a una nuova stagione, dove il tempo non gioca più solo a favore delle compagnie.