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Askatasuna nella bufera: nuove misure cautelari, esplode lo scontro politico

Assalto al commissariato, feriti tra le forze dell’ordine e danni per oltre 30mila euro

Askatasuna nella bufera

Askatasuna nella bufera: nuove misure cautelari, esplode lo scontro politico (foto di repertorio)

Un’operazione all’alba, otto misure cautelari e un’accusa chiara: resistenza aggravata a pubblico ufficiale. La Digos di Torino ha notificato provvedimenti restrittivi ad altrettanti militanti del centro sociale Askatasuna, considerato da anni l’epicentro delle mobilitazioni antagoniste in città e, per alcuni, l’ultimo fortino dell’ex Autonomia Operaia, oggi riorganizzata sotto la sigla di Autonomia Contropotere. L’intervento arriva a meno di 48 ore dalla sentenza del maxi-processo che ha chiuso il procedimento a carico di membri del collettivo: 18 condanne, 10 assoluzioni, ma con la caduta dell'accusa di associazione a delinquere.

I nuovi provvedimenti si riferiscono agli scontri del 9 gennaio, durante un corteo in solidarietà a Ramy Elgami, il diciannovenne morto a Milano durante un inseguimento con i carabinieri. Quel giorno circa 500 manifestanti raggiunsero il commissariato Dora Vanchiglia, imbrattandone le mura, mandando in frantumi le vetrate (danno stimato in 12.500 euro) e dando vita a una guerriglia urbana. Furono lanciate bombe carta, razzi, bottiglie e pietre contro le forze dell’ordine, utilizzati pali in ferro e transenne come arieti contro i mezzi di servizio. Un blindato venne preso d’assalto, con lo sportello forzato mentre all’interno si trovava un militare. I danni stimati superano i 18.000 euro.

Il corteo proseguì verso piazza Carlina, sede del Comando Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta, dove si verificarono nuovi lanci di oggetti e ulteriori tensioni. Alla fine, cinque agenti rimasero feriti: quattro del Reparto Mobile e un carabiniere.

Le misure cautelari – quattro arresti domiciliari e quattro obblighi di firma – sono il risultato di un’articolata attività investigativa, condotta con l’ausilio di video, testimonianze e identificazioni. L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Paolo Scafi.

Ma è sul piano politico che il caso si è ulteriormente infiammato. La nuova operazione ha riacceso la polemica intorno al progetto sui beni comuni portato avanti dal Comune e al patto di collaborazione prorogato con Askatasuna. Un’operazione fortemente voluta dall’amministrazione del sindaco Lo Russo, che ora è al centro di un attacco frontale da parte dell’opposizione.

Il sindaco si schiera con i violenti”, ha dichiarato Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, definendo “nulla” la delibera di proroga e chiedendo: “Cosa deve ancora accadere perché il sindaco faccia un passo indietro sulla sanatoria?”. Secondo Montaruli, “manca il requisito essenziale: la non violenza”.

Nel merito è intervenuto anche il sindacato Siap, che parla di un “crescendo di aggressività” da parte di una realtà “regista e attore di manifestazioni violente”, chiedendo che non venga più concesso alcuno spazio pubblico al centro sociale. Più duro ancora il commento del sindacato Coisp, che accusa la magistratura di pronunce contraddittorie e denuncia un “disegno strutturato volto a destabilizzare l’ordine pubblico”, invocando la fine del “trattamento con i guanti di velluto”.

Anche la vicepresidente della Regione Piemonte, Elena Chiorino, ha preso posizione: “La legge non può essere piegata alla violenza. Serve massima severità”.

I riflettori tornano così su Askatasuna, al centro di un conflitto irrisolto tra libertà di espressione, ordine pubblico e diritto alla protesta. Una realtà che continua a dividere istituzioni, opinione pubblica e forze politiche, in un equilibrio sempre più fragile tra legalità, autogestione e militanza radicale.

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