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01 Aprile 2025 - 16:48
“Processati ma festanti”: all’Askatasuna brindisi, musica e slogan contro la giustizia (foto di repertorio)
La giustizia ha parlato, ma la notte all’Askatasuna ha avuto il sapore di una provocazione. Mentre i riflettori sul maxi processo si spegnevano su 18 condanne e 10 assoluzioni, accompagnate dalla caduta dell’accusa di associazione a delinquere, nel cortile del centro sociale è andata in scena una festa sfacciata, tra musica, brindisi e slogan contro la procura e le forze dell’ordine.
Il centro sociale, occupato da oltre trent’anni in corso Regina Margherita, è tornato a riempirsi nella notte con decine di attivisti e simpatizzanti accorsi per celebrare l’esito di un processo che, per anni, ha messo sotto esame l’attività del collettivo. Ma la sentenza, che ha sconfessato l’impianto accusatorio costruito attorno all’ipotesi di un’associazione criminale, è stata letta dagli ambienti antagonisti come una resa simbolica dello Stato. Nei video diffusi sui canali social del centro, si sentono chiaramente slogan contro la procura e in particolare contro l’ex capo della Digos torinese, Carlo Ambra, titolare dell’inchiesta che ricostruiva un’attività sistematica di organizzazione di scontri di piazza, legati in particolare al movimento No Tav.
Il Sap di Torino, sindacato autonomo di polizia, ha parlato apertamente di “amarezza e delusione” per un verdetto che, a loro giudizio, “non rende giustizia al lavoro svolto dalle forze dell’ordine, che da anni garantiscono la sicurezza nella nostra città”. Il comunicato è un atto d’accusa: “Le azioni violente e illegali perpetrate da alcuni membri del centro sociale devono essere perseguite con fermezza e condannate in modo esemplare”.
Le polemiche si spostano anche sul piano politico. Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, punta il dito contro il Sindaco Stefano Lo Russo e la delibera sui beni comuni, che da mesi tenta di regolarizzare l’occupazione del centro: “È evidente che la delibera è inefficace: la festa dimostra che l’occupazione è ancora in corso. La distinzione tra comitato e centro sociale è crollata”. Montaruli attacca con parole durissime: “Chi brinda in quel cortile è lo stesso che ha accumulato venti anni di condanne e continua a insultare le istituzioni. Il sindaco di Torino, con il suo silenzio, legittima chi ha sfidato la legge”.
Il centro sociale, per decenni fulcro dell’area antagonista torinese, è di nuovo epicentro di una frattura tra istituzioni e legalità, che non si è mai davvero ricomposta. La procura, a suo tempo, aveva ipotizzato che dal 2009 all’interno dell’Askatasuna si fosse strutturata un’organizzazione stabile, finalizzata alla pianificazione di disordini, aggressioni e atti intimidatori. Una teoria che ha retto solo in parte. Ma la reazione degli attivisti, che trasformano una sentenza in trionfo ideologico, dimostra che la battaglia è tutt’altro che chiusa.
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