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La Città Metropolitana ci riprova: lavori sulla SP 110 dopo le proteste in paese e in Consiglio

Dopo mesi di proteste, interrogazioni e incontri rimasti senza esito, la Città Metropolitana di Torino torna a mettere mano alla strada provinciale per Marcorengo

La Città Metropolitana ci riprova: lavori sulla SP 110 dopo le proteste in paese e in Consiglio

La Città Metropolitana ci riprova: lavori sulla SP 110 dopo le proteste in paese e in Consiglio

Dopo mesi di proteste, interrogazioni e incontri rimasti senza esito, la Città Metropolitana di Torino torna a mettere mano alla SP 110 a Brusasco. Da oggi, mercoledì 2 aprile, fino a venerdì 4 aprile, verranno eseguiti lavori di rappezzatura della pavimentazione su diversi tratti della provinciale per Marcorengo, con chiusura al traffico dalle 7.30 alle 18 nei seguenti punti:

  • dal km 6+300 al km 6+375,

  • dal km 6+700 al km 6+814,

  • dal km 6+900 al km 6+945,

  • dal km 7+300 al km 7+410.

Un segnale, forse, che qualcosa si muove dopo le forti critiche sollevate in frazione a Marcorengo, sui social e dalla minoranza consiliare nell’ultimo Consiglio comunale.

Il gruppo Per Brusasco e Marcorengo, con i consiglieri Anna Marolo, Carlo Giacometto e Daniele Testore, aveva infatti denunciato lo stato pietoso del manto stradale lungo la SP 110, definendo “inadeguato” l’intervento eseguito nelle scorse settimane e sfociato, secondo loro, in un vero spreco di denaro pubblico. L’asfalto appena posato si era rapidamente sbriciolato, ed era stato “riparato” con un po’ di sabbia. Ora, la Città Metropolitana torna con nuovi interventi, ma restano dubbi sulla qualità e sull’efficacia delle soluzioni adottate.

Anna Marolo e Giulio Bosso

Nel mirino della minoranza anche le altre arterie provinciali che attraversano Brusasco: la SP 590, dove i lavori promessi entro il 2025 non sono ancora partiti, e la SP 107, dove un progetto di messa in sicurezza esiste solo sulla carta. A peggiorare il quadro, il semaforo spento di piazzale Ritana, guasto da giugno 2016, e la segnaletica verticale finita in un fosso.

Il sindaco Giulio Bosso, interpellato in aula, aveva ammesso che – a parte qualche sopralluogo – non c’erano state comunicazioni ufficiali da parte della Città Metropolitana, e aveva ribadito che la competenza è provinciale. Intanto, il gruppo di opposizione aveva denunciato la mancanza di risposte certe e tempi definiti, con un’amara ironia: “Tanto vale rivolgersi a Fleximan”.

Ora il cantiere è partito. Ma basteranno tre giorni di rappezzi per mettere a tacere anni di disagi e polemiche?

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