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Non è paura, è cemento: arriva una moschea da mille posti

Sorgerà sull’ex area Nebiolo uno dei centri islamici più grandi d’Italia. Lo Russo: “La città non teme le differenze, le trasforma in ricchezza”

Non è paura, è cemento

Non è paura, è cemento: arriva una moschea da mille posti (foto di repertorio)

In un Paese dove ogni tema legato all’immigrazione, alla fede e all’identità può diventare miccia politica, Torino sceglie di costruire. Letteralmente. Nell’ex area delle fonderie Nebiolo, tra via Bologna e corso Novara, nascerà entro il 2029 uno dei più grandi centri islamici d’Italia, con una moschea capace di ospitare circa mille fedeli e uno studentato annesso.

L’annuncio è arrivato dal Sindaco Stefano Lo Russo, intervenuto questa mattina ai microfoni di To Radio. Il progetto, che rientra in un più ampio piano di riqualificazione urbana, vedrà l’avvio dei lavori nella prima metà del 2026 e rappresenta, nelle parole del primo cittadino, una risposta concreta alla richiesta di un luogo di culto dignitoso da parte della comunità islamica torinese.

Sarà realizzato un centro islamico con una moscheaQuesto anche per rispondere alle tante istanze della comunità islamica di avere un luogo di culto adeguato, ha spiegato Lo Russo. Ma il messaggio politico è chiaro e arriva senza mediazioni: “Torino è in grado di includere, non ha paura delle diversità. Anzi, ne fa un elemento di ricchezza”.

Il progetto, destinato a suscitare reazioni anche forti, è già stato oggetto di interpretazioni strumentali. Ma Lo Russo ha scelto di anticipare le polemiche: “Il tema va sottratto al dibattito politico, che ne svilisce il significato. La moschea sarà anche un luogo per chi vuole approfondire una cultura di pace e tolleranza”.

In un momento storico segnato da tensioni religiose e derive identitarie, Torino lancia un segnale in controtendenza: l’inclusione come atto urbanistico, la convivenza come progetto architettonico. Il sindaco insiste: “Se andiamo all’essenza stessa delle religioni, queste sono uno strumento di integrazione sociale”.

Il nuovo centro islamico non sarà solo un luogo di preghiera, ma anche uno spazio educativo e comunitario. Una scelta che punta a trasformare un simbolo potenzialmente divisivo in un presidio di dialogo e coesione, proprio dove sorgeva una fabbrica. Lì dove un tempo si fondeva metallo, domani si tenterà di fondere culture.

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