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01 Aprile 2025 - 18:26
Nevio Perna
Un piano "strategico" che sembra più un salto nel buio. Un ritorno ai cassonetti stradali ad accesso controllato venduto come innovazione. Una sperimentazione – quella a Banchette – spacciata per successo ma che, dati alla mano, mostra tutti i suoi limiti. E soprattutto, zero coinvolgimento di cittadini e amministratori nella definizione delle scelte. È questo il giudizio durissimo che Legambiente riserva al progetto di rivoluzione nella raccolta rifiuti proposto da SCS. E lo fa con un documento dettagliato, impietoso e pieno di numeri, che mette in crisi le fondamenta di un piano da milioni di euro.
“Abbiamo già denunciato lo scarso coinvolgimento della cittadinanza e degli amministratori locali nella definizione di un piano che, per l’impatto che avrà, avrebbe richiesto ben altra partecipazione e trasparenza”, scrivono Nevio Perna e Carlo Salvetti di Legambiente in una lettera, inviata il 31 marzo al sindaco Matteo Chiantore, al presidente del Consorzio CCA Valerio Grosso, al presidente Calogero Terranoa e al direttore Andrea Grigolon di SCS.
Andrea Grigolon di SCS
Ora, aggiungono, è tempo di guardare nel merito. E quello che emerge non fa ben sperare.
Il caso di Banchette è centrale. È il Comune scelto come riferimento per giustificare il piano SCS. Peccato che, osservando i dati, l’esperimento mostri tutta la sua fragilità.
“La raccolta differenziata, passata dal 66,7% del 2020 al 75,41% nel 2023, si è già fermata e nel 2024 è addirittura calata al 74%”, dicono scrivono.
Insomma, il sistema ha raggiunto un picco già al primo anno pieno di funzionamento e ora mostra segni evidenti di regressione.
Ancor più preoccupante è la produzione di rifiuto indifferenziato pro capite: dopo essere scesa a 101 kg nel 2023, è risalita a 108 kg nel 2024. Un andamento che Legambiente definisce “un’inversione di tendenza inaccettabile”, soprattutto considerando gli obiettivi del PRUBAI, il piano regionale rifiuti, che richiede di raggiungere l’82% di differenziata entro il 2035.
Ma non è tutto. La produzione complessiva di rifiuti nel territorio – che secondo SCS doveva calare – è aumentata: tra il 2022 e il 2023 Ivrea ha prodotto 45.678 kg di rifiuti in più, Pavone 10.846 kg, Samone 7.680 kg.
“Il sistema non solo non riduce i rifiuti: li moltiplica”, osserva Legambiente.
Insomma, il piano SCS, secondo i Circoli di Legambiente, non è solo inefficace, è anche pericoloso. Non si preoccupa della qualità della raccolta – elemento cruciale per ridurre i costi – e si affida a una tecnologia (quella dei cassonetti “intelligenti”) che in realtà non controlla nulla.
“L’accesso controllato permette solo di sapere chi ha aperto il cassonetto, non cosa ha conferito”, spiegano. Il che significa che i conferimenti errati non vengono intercettati, i materiali raccolti perdono valore, e i costi di smaltimento aumentano.
Tutto questo, senza nemmeno considerare le spese accessorie: manutenzione dei cassonetti, gestione dell’abbandono rifiuti, eventuali impianti di videosorveglianza, che finiranno sulle spalle dei Comuni.
E non è un problema solo eporediese: “A Torino, a Pinerolo, e in molte altre città e Regioni dove si è adottato questo sistema, si è assistito a un aumento degli abbandoni e a un peggioramento della qualità della raccolta”, ricorda Legambiente.
Il modello, insomma, non funziona nemmeno altrove.
Ma il vero allarme arriva dal fronte economico e ambientale. SCS, nel suo piano, prevede entrate e costi che Legambiente definisce “poco attendibili”. E per una buona ragione: l’intero sistema si regge su un equilibrio ormai in crisi, quello legato all’utilizzo dell’inceneritore del Gerbido.
“Con la nuova tariffazione ARERA, verranno meno i GRIN – i vecchi certificati verdi – che incentivavano l’energia prodotta dagli inceneritori”, scrivono. Una fonte di introito importante che scomparirà quasi completamente.
E non basta. Dal 2026, in virtù dell’emendamento al pacchetto europeo “Fit for 55”, gli inceneritori saranno obbligati a partecipare al sistema ETS, che prevede il pagamento di una tariffa per ogni tonnellata di CO₂ emessa. Oggi il costo è di 80 euro a tonnellata, ma il prezzo è destinato a crescere. “Un colpo durissimo, che potrebbe raddoppiare le tariffe di smaltimento”, denunciano Perna e Salvetti. E a quel punto, chi pagherà? I Comuni? I cittadini? O tutti e due?
Eppure, una soluzione esiste. Non si trova nel futuro remoto, ma in esperienze già attuate sul territorio. Come a Mazzè, dove l’introduzione del sacco trasparente per l’indifferenziato – ritirato solo se correttamente conferito – ha portato a risultati straordinari. Dal 2020 al 2023, il rifiuto indifferenziato pro capite è sceso da 131 a 98 kg. E la raccolta differenziata è passata dal 67,69% al 77,66%.
“Un semplice accorgimento, attuabile solo mantenendo il porta a porta, ha prodotto risultati importanti”, sottolinea Legambiente. E ancora: “La stessa SCS, nel suo piano, riconosce che lasciare la plastica per strada comporta perdite economiche per via delle impurità. E quindi propone di tornare a raccoglierla porta a porta”. Una contraddizione evidente. Si abbandona il porta a porta perché sarebbe inefficiente, ma lo si mantiene per la plastica perché… è efficiente.
Il vero paradosso è che le uniche zone del Piemonte ad aver superato l’80% di differenziata e i 100 kg pro capite di indifferenziato – obiettivi regionali – sono quelle che adottano il porta a porta con tariffa puntuale: Chierese e Novarese in testa. Altro che cassonetti “intelligenti”.
“Serve una riflessione seria, attenta e partecipata. Le scelte compiute oggi non sono reversibili e potrebbero avere ricadute disastrose negli anni a venire”, ammonisce Legambiente. E rilancia: “Siamo disponibili a un confronto con amministratori, tecnici e cittadini. Stiamo organizzando un incontro pubblico e ci auguriamo che tutte le parti interessate vogliano partecipare”.
Perché questa volta, a essere in gioco non è solo un piano di raccolta rifiuti. Ma la sostenibilità ambientale, economica e sociale dell’intero territorio. E, soprattutto, la fiducia nei processi democratici e partecipativi. Quelli che, ancora una volta, sembrano essere stati dimenticati nel fondo di un cassonetto.
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