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Liste d’attesa, Schillaci attacca: “Assurdo chiuderle, i posti nel pubblico ci sono”

Andos propone una lista separata per i pazienti cronici e oncologici

Liste d’attesa, Schillaci attacca

Liste d’attesa, Schillaci attacca: “Assurdo chiuderle, i posti nel pubblico ci sono” (foto di repertorio)

Chiudere le liste d’attesa è un’assurdità. Il ministro della Salute Orazio Schillaci interviene con fermezza sul nodo critico delle liste d’attesa sanitarie, denunciando l’esistenza di Regioni in cui i cittadini sono costretti a rivolgersi al privato anche per prestazioni che potrebbero essere garantite dal pubblico. Secondo il ministro, la soluzione esiste: I posti ci sono, basta applicare correttamente il decreto legge.

Dopo le recenti tensioni con le Regioni – alimentate anche dalla mancata riforma della Medicina generale – Schillaci rilancia l’urgenza di collaborazione istituzionale per rispondere alle esigenze dei cittadini, in particolare dei più fragili e di chi ha problemi economici.

Il riferimento è al decreto legge sulle liste di attesa, che prevede strumenti operativi concreti: l’introduzione di un CUP unico regionale, il ricorso a centri accreditati o convenzionati, l’estensione delle prestazioni specialistiche e diagnostiche anche nei fine settimana e l’ampliamento delle fasce orarie.

Il modello Lazio viene portato come esempio: applicando il decreto con rigore, i tempi medi di attesa sono crollati da 42 giorni nel 2023 a soli 9 giorni nei primi mesi del 2025. Un risultato che, secondo Schillaci, dimostra come sia possibile liberare posti e ridurre drasticamente le attese senza nuove leggi, ma con una buona gestione.

“Trovo inaccettabile – ha dichiarato il ministro – che alcuni cittadini siano spinti verso il privato quando le strutture pubbliche, se ben organizzate, potrebbero rispondere in modo efficace. Bisogna pensare a chi ha più bisogno: i malati oncologici, le persone con malattie croniche, chi non può permettersi cure a pagamento”.

Su questo fronte arriva anche la proposta dell’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos): istituire liste d’attesa separate per i pazienti cronici, come gli oncologici, così da evitare che esami ricorrenti rallentino l’accesso alle prestazioni urgenti. “Occorre creare un contenitore dedicato – spiega la presidente Flori Degrassi separando gli esami di controllo da quelli richiesti per la prima volta”.

Intanto, sul piano politico, il Partito Democratico attacca duramente il governo. Le senatrici del Pd in Commissione Affari Sociali denunciano che la Piattaforma nazionale sulle liste d’attesa, prevista dal decreto 73/24, resta una chimera. Secondo il Pd, i fondi stanziati per il taglio delle attese sarebbero stati in larga parte utilizzati per ripianare i bilanci delle Regioni.

Le critiche vanno oltre l’efficacia della norma: “È evidente – affermano le parlamentari dem – che si sta portando avanti, senza dirlo, una riforma del Servizio sanitario nazionale sul modello americano, dove si cura solo chi ha soldi o assicurazione. Tutto questo è inaccettabile. Da Schillaci ci aspettiamo una azione ferma e trasparente, perché in gioco c’è la salute di tutti.

In un Paese dove le disuguaglianze sanitarie si fanno sempre più profonde e dove il sistema pubblico viene percepito da molti come lento e inaccessibile, la sfida delle liste d’attesa rappresenta un banco di prova decisivo. E l’allarme di oggi è un richiamo a non perdere tempo.

Il ministro della Salute Orazio Schillaci interviene con fermezza sul nodo critico delle liste d’attesa sanitarie, denunciando l’esistenza di Regioni in cui i cittadini sono costretti a rivolgersi al privato anche per prestazioni che potrebbero essere garantite dal pubblico

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