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Liste d’attesa in Piemonte: per una visita, provare nel 2026. O in Lombardia. O pregare

Dieci mesi di Cirio bis, sei anni di promesse: il Pd stila il bollettino sanitario dell’attesa eterna

Liste d’attesa in Piemonte: per una visita, provare nel 2026. O in Lombardia. O pregare

Daniele Valle

Avanti il prossimo. Anzi, no: avanti il prossimo tra nove mesi, forse. Se nel frattempo non hai cambiato residenza, mutato codice fiscale o smesso di respirare. A quasi un anno dal secondo mandato di Alberto Cirio e a sei anni dall'inizio della sua era alla guida della Regione Piemonte, l’unica cosa che sembra non avere fretta di cambiare – anzi, si è ormai radicata come una pianta grassa nel deserto dell'efficienza – sono le liste d’attesa nella sanità pubblica.

A ricordarlo, con la consueta grazia di chi ha esaurito la pazienza ma non l’ironia, è Daniele Valle, consigliere regionale del Pd e vicepresidente della Commissione Sanità, che snocciola un elenco degno del calendario dell’avvento… 2026.

Ecografie muscolari? Solo una data disponibile in tutto il Piemonte: 16 dicembre alla LARC. Colonscopie? Lasciate ogni speranza, o voi che prenotate: tentare in Lombardia, o investire in uno stetoscopio e in YouTube. Per una visita dermatologica: settembre a Orbassano, oppure febbraio 2026 alle Molinette – giusto in tempo per festeggiare l’ennesimo compleanno in compagnia del proprio neo. Visita oculistica? Occhio: 10 gennaio 2026 a Pinerolo, ma è l’unico posto libero. Risonanza magnetica della colonna? A Rivoli a fine maggio se va bene, oppure direttamente a Torino in ottobre. E per l’ecografia dell’addome? Sotto l’albero: 16 dicembre, sempre al Mauriziano. Per fortuna, le visite pneumologiche sono disponibili già ad aprile – forse perché l’aria è diventata irrespirabile anche per la politica.

Valle, sarcastico quanto basta, mette in guardia da IA, hackathon e brainstorming: “Il rischio di perdere la mindfulness è dietro l’angolo”, dice, mentre la sanità perde ogni barlume di credibilità. Si direbbe che, più che con le code, la Regione stia facendo i conti con una gigantesca amnesia organizzativa.

Altro che diritto alla salute: quello che era il fiore all’occhiello del sistema pubblico sembra ormai un lontano miraggio, o peggio, una trappola per chi non può permettersi il privato. Intanto, dalla Regione si continua a predicare ottimismo, annunciare “grandi svolte”, aprire hub e chiudere gli occhi.

“Gli spot domenicali non bastano”, ammonisce Valle, che lancia l’ennesimo appello per discutere un nuovo piano sociosanitario, degno di un’epoca in cui la medicina e la società sono mutate. Il punto è che, mentre si discute (forse, un giorno), i cittadini continuano a vivere in apnea, in attesa di una visita, di una diagnosi, di un segnale. Oppure semplicemente di un’amministrazione regionale che decida di occuparsi seriamente – e non solo scenicamente – della sanità.

Insomma, in Piemonte le liste d’attesa non sono un problema: sono un programma di governo. E sembra pure l’unico rispettato con precisione.

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