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29 Marzo 2025 - 15:18
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Un'ondata di protesta ha attraversato Torino, dove i futuri insegnanti di sostegno hanno organizzato un flash mob per esprimere il loro dissenso nei confronti della riforma Valditara. Gli specializzandi si sono riuniti per denunciare le "logiche clientelari" che, a loro avviso, caratterizzano la nuova normativa. Gli striscioni esposti durante la manifestazione parlavano chiaro: "Sì alla continuità, non al clientelismo" e "Per il diritto all’inclusione non si riduce la formazione". Questi slogan sottolineano il malcontento verso i nuovi corsi di formazione online, recentemente introdotti sulla piattaforma Indire, considerati inadeguati e dannosi per l'educazione dei bambini.
"Corsi online con modalità inaccettabili e logiche dannose per i bambini" è stato uno dei messaggi più forti lanciati dai partecipanti. La protesta si inserisce in un contesto più ampio di insoddisfazione verso le politiche educative attuali, che molti ritengono non rispondano adeguatamente alle esigenze di inclusione e continuità didattica.
La principale critica sollevata dagli specializzandi riguarda la possibilità, introdotta quest'anno, per le famiglie degli alunni con disabilità di decidere se confermare o meno l'insegnante di sostegno. Paola Mura, rappresentante degli specializzandi torinesi, ha sottolineato come questa misura possa alimentare logiche di clientelismo, anziché risolvere il problema della mancanza di continuità didattica. "Per risolvere questo problema basta assumere le persone specializzate", ha dichiarato Mura, evidenziando come la riforma possa essere dannosa per i bambini.
Un altro punto critico riguarda i corsi online offerti dalla piattaforma Indire. Secondo Mura, questi corsi mancano di una selezione iniziale, sono troppo brevi e non prevedono alcun tirocinio, a differenza delle specializzazioni universitarie che richiedono selezioni rigorose e otto mesi di formazione intensiva tra lezioni e tirocini nelle scuole. Gli specializzandi temono che chi partecipa a questi corsi possa superare in graduatoria chi ha seguito il percorso universitario, ledendo i diritti delle persone con disabilità.
La protesta non si limita a Torino. È nato un gruppo di coordinamento tra diverse università italiane, tra cui Genova, Bologna, Roma, Sassari, Cagliari, Verona, Potenza, Cosenza e Brescia, per strutturare azioni comuni contro la riforma. A testimonianza del crescente malcontento, una petizione online contro la riforma ha già raccolto 7.000 firme, segnalando un movimento in espansione che chiede a gran voce una scuola più inclusiva e giusta.
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