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Centro cinematografico a San Benigno: tutte le domande senza risposta

Chi c’è davvero dietro al progetto dei nuovi studi?

Centro cinematografico a San Benigno: tutte le domande senza risposta

Centro cinematografico a San Benigno: tutte le domande senza risposta

Una quindicina di giorni fa su queste pagine abbiamo posto al sindaco Alberto Graffino alcune domande sul centro di produzione cinematografico che dovrebbe sorgere a San Benigno. Poiché il sindaco non ha risposto, ci permettiamo di riproporgliele con qualche aggiunta.

Facciamo un paio di premesse. La prima: se questa iniziativa imprenditoriale sarà realizzata e avrà successo, ne saremo ben felici. Posti di lavoro, commercio in espansione, IMU per il Comune, forse un decisivo impulso per la costruzione della circonvallazione, e tanti altri benefici per gli abitanti di San Benigno e dei Comuni vicini, da Chivasso a Montanaro a Volpiano a Bosconero e così via.

Seconda premessa: è comprensibile che i primi incontri fra le parti interessate – il sindaco e gli assessori, gli agenti immobiliari incaricati di comprare i terreni (si parla di 350.000 metri quadri), i proprietari dei terreni medesimi, gli imprenditori veri e propri – si svolgano in modo riservato.

Alberto Graffino sindaco di San Benigno Canavese 

Però, trascorso un certo periodo di tempo, è bene che i cittadini sappiano di che cosa si tratta e di quali conseguenza vi sarebbero: quali benefici, quali eventuali danni, e quali eventuali rischi.

Per cominciare, chi sono i proponenti? Non parliamo degli agenti immobiliari che trattano l’acquisto dei terreni, che fungono solo da mediatori. Parliamo degli imprenditori veri e propri, di coloro che costruiranno gli impianti e/o vi produrranno film, o telefilm, o serie televisive, o spot pubblicitari, o tutte queste cose insieme. E non ci riferiamo alla eventuale piccola società locale creata ad hoc, con sede a Torino o Volpiano, e che – se ne conoscessimo il nome – potremmo trovarcela da noi con una visura camerale. Vorremmo piuttosto sapere chi sta al vertice della piramide. In genere le grandi società, quale che sia la loro attività, sono composte da tante società minori, gerarchicamente inferiori o collegate, proliferate dalla casa madre. Niente di strano: così funziona il business. Però occorre sapere con precisione chi è veramente al comando e dove si trova.

Seconda domanda. I promotori hanno avuto precedenti esperienze di successo nel loro campo, in Italia e altrove? Alla presentazione dell’iniziativa, alla fine di febbraio, hanno partecipato un inglese e un italiano, che hanno vantato un’esperienza di registi e produttori: bene, quali film o video hanno girato? Hanno un curriculum da mostrare ai cittadini? La nostra non è diffidenza: è solo prudenza. È recentissima la notizia del flop della “Hollywood di Mirafiori”. Uno sconosciuto imprenditore italo-canadese affitta dei locali per avviare la produzione di film. Come promozione, fa arrivare a Torino Johnny Depp e Mark Tyson. Fra gennaio e aprile del 2024 si gira qualche film. E poi stop, niente più film, tutto fermo. Fine del sogno della “Hollywood” di Torino.

Terza domanda: i promotori verseranno una fidejussione a garanzia del fatto che porteranno a termine le realizzazioni promesse, che vi avvieranno rapidamente le loro attività, che non lasceranno i lavori a metà scaricando sul Comune i costi dell’eventuale bonifica del terreno e dei locali? A quanto ammonterà la fidejussione? Sarà sufficiente a proteggere il Comune qualora dovesse rimediare in proprio ad eventuali inadempienze degli imprenditori?

Quarto: vi sono clausole che vincolano la destinazione d’uso dei terreni? Onde evitare che quei terreni, una volta entrati nella disponibilità degli acquirenti, vengano un giorno usati non per il previsto centro di produzione cinematografico ma per qualcos’altro: magari più impattante sull’ambiente.

Quinta domanda: gli imprenditori si impegneranno a dare al Comune delle compensazioni? Tanto per fare un esempio, l’area verde di 350.000 metri quadri oggi assorbe una certa quantità di CO₂. Una volta coperta, non l’assorbirà più. Il Comune prevede che gli imprenditori rimedino in qualche modo? Non basta certo una bella siepe. Occorrerebbero almeno tanti alberi

Sesta domanda: la viabilità sarà sufficiente? La circonvallazione è di là da venire. È prevedibile che gli automezzi adibiti alla costruzione dello stabilimento produrranno un certo danno o usura al manto stradale: chi pagherà i costi della manutenzione? Come sarà l’accesso all’area del centro di produzione: rotonde, un ampliamento della strada, una via particolare al servizio dei capannoni, ecc.?

Per ora ci fermiamo qui, in attesa che il sindaco Graffino, se vorrà, risponda a queste poche e semplici domande.

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