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27 Marzo 2025 - 10:49
Da sx: Leonardo Lopiano; Luigi Borzì; Gabriella Olmo; Gianluca Amprimo; Carlo Alberto Artusi
Un algoritmo intelligente, un comune smartphone e un paziente affetto da malattia di Parkinson. È da questa combinazione che prende forma il progetto innovativo sviluppato presso la Città della Salute e della Scienza di Torino, in collaborazione con il Politecnico di Torino, per migliorare la diagnosi e il monitoraggio dei sintomi della patologia neurodegenerativa.
L’iniziativa, guidata dalla professoressa Gabriella Olmo e dall’equipe di Neurologia universitaria 2 dell’ospedale Molinette – diretta dal professor Leonardo Lopiano – utilizza dispositivi digitali minimamente invasivi, a basso costo, in grado di raccogliere dati motori in modo continuo, oggettivo e in tempo reale. Grazie al supporto dell’intelligenza artificiale, i segnali vengono analizzati con precisione, offrendo una fotografia dettagliata dello stato clinico del paziente anche al di fuori dell’ambulatorio.
Attraverso l’uso di uno smartphone posizionato sul corpo, i sensori riescono a rilevare parametri come la bradicinesia, la velocità e la lunghezza del passo, l’equilibrio e altri aspetti fondamentali del movimento, consentendo di valutare l’efficacia della terapia in corso. Gli algoritmi di intelligenza artificiale, una volta “addestrati” dal clinico, imparano a distinguere tra le diverse misurazioni, diventando uno strumento prezioso di medicina personalizzata.
Il sistema non si limita all’ambiente ospedaliero. Con sensori indossabili di piccole dimensioni, il paziente può essere monitorato anche a domicilio, rilevando eventuali movimenti involontari – complicanza frequente nelle fasi avanzate della malattia – e permettendo al neurologo di intervenire in modo mirato con una revisione farmacologica.
Il progetto nasce da una collaborazione multidisciplinare che coinvolge i neurologi Carlo Alberto Artusi, Gabriele Imbalzano, Claudia Ledda, Alberto Romagnolo, Mario Rizzone, Maurizio Zibetti, insieme agli ingegneri Luigi Borzì e Gabriella Olmo del Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino. Il gruppo è impegnato nello sviluppo di strumenti digitali avanzati per migliorare la gestione clinica della malattia.
Un’altra linea di ricerca promettente riguarda l’analisi della voce. Utilizzando registrazioni vocali standardizzate, gli algoritmi sono in grado di estrarre parametri rilevanti sullo stato neurologico del paziente, aprendo nuove strade per una diagnosi precoce e non invasiva.
La forza del progetto risiede nella possibilità di raccogliere e interpretare una grande quantità di dati clinici in modo automatizzato, senza sostituire il medico, ma offrendo uno strumento in più per una presa in carico più tempestiva e precisa. L’obiettivo dichiarato è migliorare la qualità di vita del paziente e del suo caregiver, grazie a un monitoraggio costante che consente di adattare le cure alle esigenze specifiche di ciascuno.
«Il campo dell’innovazione in sanità è fondamentale nella Città della Salute e della Scienza – afferma il commissario Thomas Schael – e lo sarà ancora di più nel futuro Parco della Salute, della Scienza, della Ricerca e dell’Innovazione. La collaborazione con il Politecnico di Torino è un passo decisivo per medici e pazienti».
Sulla stessa linea l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, che sottolinea: «Innovazione, ricerca, tecnologie digitali e intelligenza artificiale sono la base della sanità del futuro. Investire in questi strumenti è fondamentale per avere cure più efficaci, su misura del paziente. La Città della Salute si conferma un’eccellenza nazionale e internazionale».
L’impiego dell’intelligenza artificiale nella neurologia clinica apre dunque nuovi scenari per il trattamento delle malattie neurodegenerative, offrendo un supporto concreto ai clinici e un beneficio tangibile a chi convive ogni giorno con il Parkinson.
Con sensori indossabili di piccole dimensioni, il paziente può essere monitorato anche a domicilio, rilevando eventuali movimenti involontari – complicanza frequente nelle fasi avanzate della malattia – e permettendo al neurologo di intervenire in modo mirato con una revisione farmacologica
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