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L’oratorio dimenticato che racconta il declino del paese: tanti progetti, solo rovine

Il contratto di superficie, il concorso di idee, la progettazione partecipata: un intero iter che oggi giace sotto le macerie di un oratorio dimenticato

L'Oratorio Gesù Maestro di Brandizzo

L'Oratorio Gesù Maestro di Brandizzo

Come tutti possono vedere, Brandizzo è da tempo in agonia. Un paese che si sta spegnendo, dove chiudono negozi e uffici, per non parlare delle aziende. Se volessimo trovare un emblema di questa  inarrestabile  decadenza lo si può individuare  nell'edificio cadente e degradato dell'Oratorio Gesu Maestro: muri di cinta pericolanti, erbacce ovunque, aspetto fatiscente, mosaici che si sgretolano, il teatro, ci dicono, pieno di ciarpame e ridotto a discarica e si potrebbe  continuare.

Esso rappresenta, ormai,  un pericolo per l'incolumità pubblica, che grava tutto sul parroco,   senza contare, ma questo sarebbe il meno, lo spettacolo increscioso che al centro del paese offre un simile scempio. Chiedere alla parrocchia o al comune è  come andare da Erode a Pilato, non se ne cava nulla in un inutile rimpallo di responsabilità. Noi eravamo rimasti a quando,  dopo che la Curia aveva messo l'edificio sul mercato, intervenne il sindaco Paolo Bodoni chiedendo ed ottenendo il suo ritiro in quanto il comune era interessato    ad acquisire l'immobile,   in vista di un futuro uso pubblico. Fu pertanto redatto una concorso di idee con la popolazione  che approdò ad un progetto redatto da professionisti all'uopo incaricati e che fu approvato e in cui si prevedeva il  recupero del teatro, del cortile e di altri spazi con la sua rifunzionalizzazione globale.

La forma di acquisizione fu individuata nel cosiddetto «diritto di superficie» che si costituisce come un diritto reale di godimento temporaneo che rimane comunque parziale e differente dal diritto di proprietà. Sembra che il periodo di godimento da parte dello stabile da parte del comune  fosse stato individuato in anni 99. Stipulato il contratto fra Curia e comune, quest'ultimo avrebbe potuto partecipare ai bandi pubblici o privati al fine di veder finanziata l'opera, effettuare le gare e infine avviare i lavori,  almeno entro la conclusione  dell'attuale consiliatura.

A questo punto occorrerebbe sapere se il contratto tra curia e comune è stato stipulato con atto pubblico  e in che termini. A quanto se ne può sapere,  pare che nulla si sia mosso per inerzia di chi non si sa. Mentre si è in attesa che il parroco don Mario Perlo esca dal suo torpore e la giunta della Pro-loco si scuota e comunichi la sua volontà,  il degrado dell'oratorio procede inesorabile.

Non occorre essere dei profeti per immaginare che, di questo passo,  l'edificio si trasformerà in un rudere. Ma forse è proprio quello che qualcuno vuole. Nel frattempo anche delle  velleità che si vociferava fossero in atto per il Mulino Re -  dove da almeno cinquant'anni ogni giunta prova  ad intervenire -   non se ne parla più.

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