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22 Marzo 2025 - 21:49
“Sportello anti-islamofobia? No grazie”. Con questo slogan la Lega ha organizzato un flash mob nel pomeriggio di oggi davanti a Palazzo Civico, per dire no alla proposta dell’amministrazione comunale di istituire un servizio dedicato a segnalazioni e supporto contro i fenomeni di discriminazione nei confronti della comunità musulmana. A guidare la protesta, volti noti del Carroccio: i deputati Elena Maccanti e Alessandro Benvenuto, l’europarlamentare Silvia Sardone e il consigliere comunale Giuseppe Catizone, accompagnati da militanti e sostenitori.
Al centro della contestazione, non solo la contrarietà allo sportello in sé, ma una critica più ampia a ciò che i leghisti definiscono “l’ennesima iniziativa ideologica partorita dalla sinistra torinese”. “Questa proposta – ha dichiarato Sardone – è figlia del politicamente corretto, costruita per mettere a tacere chi osa criticare l’estremismo islamico o denunciare comportamenti regressivi dentro certe comunità”.
Particolarmente netta la posizione sul velo islamico: “Non lo riconosciamo come simbolo di libertà – ha aggiunto Maccanti – ma come strumento di sottomissione delle donne. Non ci piegheremo a iniziative farsa: la nostra lotta è per i diritti e la dignità delle donne, in Italia come in Europa”.

Per la Lega, l’istituzione dello sportello rappresenterebbe un precedente pericoloso, una forma di censura mascherata da tutela. “Non accetteremo che venga criminalizzata ogni forma di critica verso derive islamiste – ha ribadito Benvenuto – e continueremo a denunciare con forza ogni episodio in cui l’ideologia religiosa calpesta i diritti individuali”.
Il flash mob, breve ma visibile, si è svolto sotto gli occhi dei passanti e degli addetti ai lavori di Palazzo Civico. Nessun commento, per ora, da parte dell’amministrazione comunale.
Nel mirino del Carroccio, ancora una volta, c’è una visione della città che la Lega considera “lontana dai problemi reali della gente”. “Torino ha bisogno di sicurezza, lavoro, sostegno alle famiglie – ha concluso Catizone – non di sportelli che rischiano di diventare centri di propaganda ideologica”.
La polemica è aperta e destinata a far discutere, in un contesto politico torinese già segnato da tensioni su identità, integrazione e libertà di espressione.

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