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Ponte Preti, tutti sul carro: il vero Festival è in Canavese. Non a Sanremo...

La proroga concessa dal Governo scatena un tripudio di commenti...

Ponte Preti, tutti sul carro: il vero Festival è in Canavese. Non a Sanremo...

Ponte Preti, tutti sul carro: il vero Festival è in Canavese. Non a Sanremo...

C’è voluto un anno di tira e molla, ci sono voluti 40 Sindaci che marciassero su un ponte ormai insicuro, ci sono voluti mesi di battibecchi e scaricabarile tra Città Metropolitana, Regione e Governo. Poi, arriva una notte di febbraio (il 12, per la precisione) e magicamente, in piena sessione "Milleproroghe", si trova l’emendamento “salva Ponte Preti”.

Come d’incanto, cadono tutte le accuse reciproche e l’insofferenza istituzionale: ora è il momento del tripudio e delle foto di rito, perché in tanti – praticamente tutti – sentono il bisogno di issarsi sul carro dei vincitori. Un carro che, fate attenzione, dato il periodo potrebbe essere anche scambiato per un carro di carnevale... Eh! Meu amigo Charlie. Eh! Meu amigo Charlie Brown, Charlie Brown...

La vicenda in breve

La proroga, ottenuta col Milleproroghe, sposta al 31 dicembre 2025 il termine entro cui affidare i lavori per il nuovo viadotto tra Strambinello e Baldissero (alias Ponte Preti). Tradotto: i fondi, stanziati dal Governo nel 2019, non andranno in fumo. Sospiro di sollievo non soltanto per i cittadini del Canavese, ma anche per diversi altri progetti sospesi, come il ponte di Castiglione Torinese e altri ponti piemontesi a rischio.

Il ponte Preti tra Strambinello e Baldissero Canavese

Applausi

Tutti festeggiano. La Città Metropolitana (governata dal centrosinistra) che tira un sospiro di sollievo, i sindaci del territorio che, almeno per un po’, possono deporre i megafoni usati per la marcia sul ponte, e ovviamente i partiti di destra, che – ironia delle ironie – sono contemporaneamente alla guida della Regione Piemonte e del Governo.

Eppure, fino a ieri, le dichiarazioni suonavano come un disco rotto: era colpa di Tizio, era colpa di Caio, e soprattutto colpa della Città Metropolitana che “non lavora abbastanza.

Ora, però, la stessa destra canta vittoria come se fosse stata l’opposizione a impedire l’avanzamento dei lavori. Ma se il timone di comando sta tutto nelle stesse mani da tempo, com’è che – per evitare di perdere i fondi e per arrivare a questo lieto fine – è servita una proroga in extremis?

L’autoincensamento compulsivo

Partiamo con lei, Augusta Montaruli (Fratelli d’Italia), che di recente ha fatto parlare di sé per un’apparizione TV decisamente “ruggente” (o, come dicono in rete, “abbaiante”).

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Anche in questo caso, non perde l’occasione di attribuire ogni ritardo alla Città Metropolitana, governata dalla sinistra, e ringrazia il Governo che però… è il suo stesso Governo. È come dire: “Grazie a noi per aver fatto ciò che avremmo potuto fare prima, ma vabbè, l’importante è festeggiare.”
La coppia Montaruli–D’Agostino, in una nota stampa a firma Fratelli d'Italia (D'Agostino è consigliere metropolitano, ndr) invita quindi la Città Metropolitana a “lavorare a ritmi serrati”, neanche fossero stati i Sindaci del territorio a dormire per mesi. Ma tant'è.

La Lega, custode delle infrastrutture

Poi tocca alla Lega, per bocca dell’Onorevole eporediese Giglio Vigna, che rivendica l’emendamento “salva Ponte Preti” come merito esclusivo del Carroccio.

Peccato che lo stesso Matteo Salvini, oltre a guidare la Lega, sia anche Ministro delle Infrastrutture. Quello che ha il potere, in questo caso specifico, nelle mani.

Qualcuno potrebbe chiedersi: “Se era così semplice, perché non è stato risolto prima? Dopotutto il Ministero è in mano vostra da quasi un anno, no?”.

La Lega insiste sull’inutilità delle “sceneggiate” (le marce con i Sindaci) e delle interrogazioni parlamentari, riducendo tutto al classico “ci pensiamo noi, andate pure a casa, grazie tante per le firme ma contiamo solo noi”.

E anche qui, spazio all’ennesimo ringraziamento verso se stessi.

Forza Italia e la “battaglia vinta”

Nel festival degli autocomplimenti non poteva mancare Roberto Rosso (FI), vice capogruppo di Forza Italia al Senato, che annuncia trionfante la “battaglia vinta” col suo emendamento, rivisto e corretto grazie a un’intensa mediazione con il Governo (lo stesso esecutivo di cui Forza Italia fa parte, ndr).

Per capirci: è un po’ come esultare per aver fatto gol a porta vuota, perché nel frattempo il portiere era fuori dal campo a litigare con gli avversari su chi avesse il possesso palla.

Rosso, con al fianco il consigliere regionale Mauro Fava e la vice presidente del Consiglio comunale di Chivasso Clara Mara, nonché consigliera della Città Metropolitana, nella nota stampa racconta di incontri, gazebo e raccolte firme che avrebbero smosso le acque. Ma la domanda resta: “Non potevate smuoverle dal primo giorno, avendo la maggioranza in Regione e sostenendo il Governo a Roma?”. Interrogativo senza risposta.

Il PD ci mette il carico da 90

Interessante, in questa Babele di dichiarazioni, la nota del consigliere regionale Pd Alberto Avetta, che mette il dito nella piaga:

La destra governa Regione e Governo e si auto-applaude per avere evitato, all’ultimo minuto, di perdere i fondi. Surreale.”

A onor di cronaca, Avetta sottolinea che l’emendamento deve essere tradotto in una graduatoria dei progetti (tramite Ministeri Infrastrutture ed Economia) e che il percorso è ancora lungo. Tradotto: non basta un annuncio in pompa magna, bisogna davvero far partire i lavori. E farlo in fretta.

In sostanza, Avetta riconosce che tutti, compresa l’opposizione, hanno avuto un ruolo nell’ottenere questo risultato. Sulla stessa lunghezza d'onda la deputata piemontese di Azione Daniela Ruffino: "La risposta del ministero e del governo è sempre stata negativa, con una chiusura ad un possibile allungamento dei termini. Vantarsi di un risultato costruito nel tempo grazie alla nostra attenzione e a quella di amministratori locali, cittadini e intere comunità è contraddittorio, oltre che ingeneroso.
Le opere non potevano essere bloccate e la sicurezza dei cittadini non può aspettare i riti della politica per attribuirsi un risultato." 

Una vicenda surreale

Abbiamo l’emendamento, abbiamo la proroga, abbiamo ancora i fondi e ora mancano solo i cantieri.

Ma soprattutto c’è oggi la sensazione di aver assistito a un copione di vecchia scuola: quando le cose si mettono male, scaricabarile a manetta.

Appena si vede uno spiraglio di vittoria, ecco che piovono comunicati e fioccano “ringraziamenti” al proprio partito, al proprio capogruppo, al proprio ministro. Grazie, graziella e grazie al...

La Città Metropolitana (che pure avrà le sue responsabilità, ndr) in questa partita è diventata il capro espiatorio perfetto, mentre la maggioranza, che dovrebbe essere ben consapevole di avere tutti gli strumenti per intervenire senza dover aspettare la mezzanotte del 12 febbraio, appare come un’eroina che salva la situazione.

Peccato che questo “miracolo notturno” fosse qualcosa di assolutamente prevedibile e dovuto. Era anzi il minimo sindacale, dato che il problema era sotto gli occhi di tutti da mesi – ma che dico mesi -, anni.

Invece, ecco lo spettacolo di una pletora di dichiarazioni fotocopia, con esponenti della maggioranza nazionale e regionale intenti ad autocelebrarsi.

Bene così, sia chiaro: il Ponte Preti non rimane a rischio crollo, i fondi restano al loro posto. Ma la vera battaglia che i cittadini si aspettano adesso è un cantiere concreto, una tabella di marcia stringente e quell’ormai famosa “collaborazione” tra istituzioni che (a parole) tutti vogliono, ma che raramente si traduce in fatti.

Perché un ponte, a differenza di un'apparizione in tv, non si costruisce a colpi di “abbaiate”.

Servono progetti seri, trasparenza e un confronto rapido e continuo tra Governo, Città Metropolitana, Regione e Anas.

Il resto – le foto col caschetto, i selfie in cantiere e gli strilli tra destra e sinistra – lasciamoli pure alla propaganda.

A noi cittadini - e qui ve ne diciamo una bella grossa eh - interessa poter attraversare quel ponte in sicurezza, e che i fondi pubblici (i nostri soldi, ndr) non finiscano nel nulla.

S'aggiunge che la manutenzione di un’opera così strategica non può essere gestita con la logica del colpo di teatro finale.

Quando c’è un ponte di mezzo, si vive – o si rischia di morire – di realismo, non di propaganda. E se ne accorgono tutti, eccome se se ne accorgono.

Eh! Meu amigo Charlie. Eh! Meu amigo Charlie Brown, Charlie Brown...

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