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Scontro sul Meisino: Legambiente boccia il progetto, Comune sotto accusa

39 indagati e alberi abbattuti: il parco trasformato in un campo di battaglia

Scontro sul Meisino: Legambiente boccia il progetto, Comune sotto accusa

Scontro sul Meisino: Legambiente boccia il progetto, Comune sotto accusa

Uno scontro che sembra non avere fine. Il progetto della Cittadella dello Sport al Parco del Meisino continua a dividere, e l’ultima bordata arriva da Legambiente, che definisce il piano “sbagliato e fortemente impattante” su un’area verde tra le poche rimaste intatte in città. Ma non è solo una questione ambientale: l’inchiesta aperta su 39 attivisti che hanno manifestato contro il progetto è la dimostrazione, secondo l’associazione, di come il Comune abbia scelto la repressione invece del confronto.

“Non condividiamo eventuali atti violenti, ma colpire il dissenso con la via giudiziaria non fa altro che inasprire il conflitto”, ha dichiarato Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

Un progetto nato male

Secondo Legambiente, la Cittadella dello Sport è stata pensata senza un vero confronto con la cittadinanza. L’idea iniziale prevedeva un impatto ancora più invasivo, tanto che le proteste delle associazioni e dell’Ente Parco hanno costretto il Comune a ridimensionarlo. Tuttavia, anche nella sua versione modificata, il progetto resta per gli ambientalisti una minaccia per il Meisino, un’area inserita nella Zona di Protezione Speciale del Po Piemontese.

I lavori si concentreranno attorno alla Cascina Malpensata e all’ex galoppatoio militare, due strutture abbandonate che verranno trasformate in un centro multifunzionale e in un hub per attività didattiche, sportive e ambientali. Attorno sorgeranno nuove strutture sportive, mentre il nodo più contestato è la passerella ciclopedonale sopra corso Don Luigi Sturzo, pensata per unire le due parti del parco oggi separate dalla strada a scorrimento veloce.

Il Comune difende il progetto

Da parte sua, l’amministrazione comunale difende l’intervento e ne sottolinea gli aspetti positivi. L’assessore Domenico Carretta ha spiegato che il piano è finanziato con 11,5 milioni di euro del PNRR e che non comporterà ulteriore cementificazione. Tra le misure annunciate dal Comune, c’è anche la piantumazione di 1.800 nuovi alberi, in un’area di 650mila metri quadrati.

“Non vogliamo distruggere il parco, ma renderlo più accessibile e sicuro”, ha dichiarato l’assessore Francesco Tresso durante la commissione consiliare di San Mauro Torinese, che si è occupata del tema lo scorso 11 marzo.

Tresso ha anche voluto smentire le voci su un abbattimento di massa degli alberi. “Sono state rimosse 45 piante, di cui 7 già morte e le altre pericolanti”, ha spiegato, aggiungendo che le strutture sportive saranno reversibili e non comporteranno costruzioni permanenti.

Attivisti e opposizione all’attacco

Ma il fronte del dissenso non si placa. Gli attivisti del Comitato Salviamo il Meisino accusano il Comune di aver minimizzato l’impatto reale del progetto e denunciano che gli alberi abbattuti sarebbero almeno 60. Il Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologista attaccano la Giunta Lo Russo per aver gestito il confronto con arroganza e poca trasparenza.

“I lavori sono proseguiti senza attendere il ricorso presentato dai comitati”, denunciano i consiglieri Andrea Russi, Dorotea Castiglione e Valentina Sganga. “Così si mina la fiducia nelle istituzioni”.

Non meno dura Sara Diena di Sinistra Ecologista, che definisce l’inchiesta sui 39 manifestanti “una sconfitta per la democrazia”. “Non si gestisce il dissenso a colpi di denunce”, ha dichiarato.

Un modello Torino?

Il caso del Meisino non è isolato. Legambiente denuncia un attacco sistematico alle aree verdi della città: dal Parco della Confluenza (dove si svolge il ToDays Festival) alla Pellerina, dove dovrebbe sorgere il Nuovo Ospedale Maria Vittoria. “I parchi cittadini vengono trattati come aree edificabili, anziché come spazi da tutelare”, accusa De Marco.

Nel frattempo, il cantiere del Meisino va avanti. I lavori dovrebbero concludersi a dicembre 2025, ma il fronte del “no” promette battaglia. La protesta non si ferma, e c’è chi teme che questo progetto possa diventare il simbolo di un nuovo modello di gestione delle aree verdi, più attento agli interessi economici che alla tutela dell’ambiente.

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