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12 Marzo 2025 - 11:25
Università italiane nella classifica QS: più atenei, ma calano le performance
L'Italia rafforza la propria presenza nella classifica QS World University Rankings by Subject 2025, con 56 atenei classificati e un totale di 632 piazzamenti, 55 in più rispetto all'anno scorso. Il nostro Paese si conferma tra i leader accademici in Europa, conquistando il secondo posto tra gli Stati UE per numero di università inserite nella top 200, dietro solo alla Germania. Tuttavia, accanto alla crescita quantitativa si registra una flessione complessiva delle performance del 25% rispetto all’edizione precedente, segnale di una competitività globale sempre più serrata.
Tra le eccellenze italiane spicca ancora una volta La Sapienza di Roma, che si conferma prima al mondo negli studi classici e di storia antica, ottenendo un punteggio di 99,1. Il Politecnico di Milano si distingue per architettura e design, mentre la Bocconi eccelle in marketing ed economia. Bene anche la Scuola Normale Superiore di Pisa, ancora tra le migliori al mondo per gli studi classici, e l’Università Iuav di Venezia, che si afferma nella storia dell’arte. Unica eccezione per il Sud Italia è l’Università Federico II di Napoli, che si fa notare nel campo dell’odontoiatria.
Nonostante questi risultati, il report evidenzia una tendenza negativa nelle performance generali: solo il 12% delle università italiane ha migliorato la propria posizione, contro il 19% dello scorso anno, mentre il 37% ha registrato un calo. In particolare, l’Italia ha ottenuto 98 piazzamenti nelle cinque grandi aree di studio – scienze umane, ingegneria e tecnologia, scienze della vita, scienze naturali e scienze sociali – con un miglioramento del 19% complessivo, ma con un incremento inferiore rispetto agli anni passati.
Il quadro che emerge mostra un sistema universitario ancora forte e competitivo, ma che deve affrontare nuove sfide per mantenere il passo con i migliori atenei del mondo. La competizione internazionale è sempre più alta, con Paesi che investono risorse ingenti nella ricerca e nella didattica. Il rischio è che senza politiche adeguate di finanziamento e internazionalizzazione, le università italiane possano perdere terreno nei ranking globali.
Negli ultimi anni, l’attenzione verso i ranking universitari internazionali è cresciuta esponenzialmente, poiché sempre più studenti e ricercatori li utilizzano come parametro per scegliere dove studiare e lavorare. L'Italia ha le potenzialità per essere tra i leader accademici mondiali, ma per farlo deve puntare su investimenti nella ricerca, digitalizzazione e attrazione di talenti stranieri. Le eccellenze non mancano, ma è fondamentale che il sistema universitario italiano riesca a valorizzare al meglio il proprio patrimonio accademico.
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