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06 Marzo 2025 - 22:56
Da sinistra l'assessore Fresc, il sindaco Chiantore e l'assessore Comotto
Sono tristi. Tristi e amareggiati. Sono incazzati. Sono stanchi. Sono i cittadini di San Bernardo di Ivrea, che da settimane sono tornati in pista per dire no a una cava che incombe sulle loro teste da quasi vent’anni.
Mercoledì 5 marzo, a Torino, si è svolta la conferenza dei servizi. Ma loro non hanno potuto partecipare. Bistrattati. Sfanculati. Letteralmente ignorati!
"Ci piacerebbe" – ci dicono – "dare informazioni, magari belle, ai 221 cittadini di San Bernardo che hanno trasmesso otto pagine dense di osservazioni agli enti competenti. Ma, purtroppo, continua un assordante silenzio su questa triste vicenda, che si trascina dal 28 maggio 2008, data di presentazione dell’istanza per la cava, per la quale, dopo oltre 16 anni, si richiede il rinnovo… Purtroppo, la nostra richiesta di partecipare come uditori alla conferenza dei servizi del 5 marzo non è stata accolta dalla Città Metropolitana di Torino, nonostante la L.r. 23/26 sulle cave lo preveda…".
Uno schiaffo in pieno volto. Nessun riscontro. Nessuna risposta. Solo silenzio.
"L’ostracismo della Città Metropolitana di Torino ormai è chiaro ed evidente. Anche una semplice richiesta di accesso alla documentazione è stata negata. Anzi, differita, fino a quando il provvedimento di rinnovo sarà già stato rilasciato…".
E il Comune di Ivrea? Assente. Nessuna informazione, nessuna trasparenza.
"L’istanza di rinnovo è arrivata negli uffici comunali a metà novembre 2024, ma solo per puro caso la notizia è trapelata. A quel punto, non si poteva più far finta di nulla. Trattandosi di un’istanza di rinnovo di competenza di un altro ente, il Comune non si è sentito neanche in dovere di informare i cittadini di San Bernardo d’Ivrea. Nessun comunicato, nessuna mappa, nulla di nulla. D’altronde, non si tratta mica di un progetto PNRR da esibire come trofeo… No, solo grane".
E dire che il sindaco Matteo Chiantore, almeno a parole, prima di essere eletto diceva di volersi occupare di tutti i problemi. Era addirittura arrivato ad arringare le folle contro la passata Amministrazione comunale di centrodestra che con l’elettrificazione della Ivrea-Aosta non sapeva che pesci pigliare. Poi, il nulla.
E che dire dei suoi assessori, il grillino Massimo Fresc e Francesco Comotto? Quando erano all’opposizione sembravano lottatori di sumo. Ora che sono al governo, sono diventati più sordi dei predecessori, pronti a portare avanti, con il capo chinato, tutto quello che fino a prima avevano sempre criticato.
"Dieci anni fa, il sindaco Della Pepa, al circolo di Bellavista, ci aveva messo la faccia…" insistono a San Bernardo.
Alla favola che in Comune nessuno sapesse nulla non ci crede nessuno.
"Davvero un imprenditore di Borgofranco, dopo 2600 firme contrarie alla cava nel 2014, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, un terremoto politico al Palazzo Civico e dieci anni di oblio, ha deciso di chiedere il rinnovo della cava – in ritardo sui tempi previsti! – senza nemmeno parlarne con il sindaco? Non uno qualsiasi: stiamo parlando del proprietario dell’area Montefibre, di chi ha costruito la passerella… Davvero non ha preso il telefono per presentarsi al nuovo sindaco ed esporre i suoi progetti? Ma davvero si può accettare un comportamento del genere? Se così fosse, sarebbe uno sgarbo gravissimo, un affronto inaccettabile per l’intera comunità eporediese".
E così, nel giorno successivo alla conferenza decisoria, si resta in attesa. Drammaticamente in attesa.
Le osservazioni dei cittadini di San Bernardo saranno state lette? Il Comune almeno in parte le avrà fatte proprie? Avrà avuto il coraggio di farsi portavoce del dissenso davanti alla Città Metropolitana di Torino? O si sarà limitato a fare da spettatore?
Voci di corridoio parlano di problemi legati al rumore, già evidenziati nella petizione. Problemi gravi, che potrebbero persino impedire il rinnovo.
"Pare che, al momento, la classificazione acustica del PRGC non sia conforme e non consenta di realizzare la cava in loco. Per farlo, occorre approvare uno studio specifico e redigere un piano di risanamento acustico… a spese del Comune".
Oltre al danno, la beffa.
Non solo i cittadini devono subire gli impatti di una cava gestita come un bancomat, ma ora tocca pure alle casse pubbliche farsi carico della sua compatibilità urbanistica.
Neanche stessimo parlando di terre rare.
Siamo alla farsa. D’altronde, il Carnevale è appena finito…
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