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03 Marzo 2025 - 10:51
Il Generale Ulisse Falchieri con la Mugnaia Silvia Grimaldi
Nel bel mezzo del Carnevale, mentre la città è tutta impegnata a darsi battaglia, nella casella di posta arriva una email. E' una lettera alle Istituzioni. Non è indirizzata al sindaco Matteo Chiantore, né ai consiglieri, ma al Generale Ulisse Falchieri. Una supplica disperata, una chiamata alle armi simbolica. È firmata dal Comitato No Cava di San Bernardo.
Sappiamo – scrivono – che da giovedì grasso ha preso i pieni poteri al posto del sindaco e per questo ci rivolgiamo a Lei, oltre che in qualità di esperto nel Carnevale. La questione di cui Le vogliamo parlare sembra infatti uno scherzo di Carnevale, ma non di quelli che fanno ridere…
E poi ancora, con una vena sarcastica:
"Abbiamo saputo che a San Bernardo d'Ivrea, proprio a pochi metri dalle nostre abitazioni, esiste un giacimento di terre rare. Un luogo ove, solo lì, potranno essere estratti materiali pregiatissimi e unici nel loro genere, tanto che la Regione l’ha già ritenuto strategico ed inserito nel PRAE. L’area potrà essere scavata quando si vuole, anche se non ne sei proprietario, ma solo affittuario. Potrai fare domanda di rinnovo quando vuoi, tanto i termini per l’istanza non saranno mai vincolanti. Anzi, una volta ottenuta l’autorizzazione, potrai anche lasciarla scadere: tanto tra dieci anni potrai rifare domanda, e non importa se nel frattempo hai bloccato lo sviluppo di un quartiere dove vivono 1500 persone. Lo scavo potrà avvenire a poche decine di metri dalle case e il traffico confluire in una via Torino in cui i dossi sono stati tolti perché facevano rumore…
Ma c'è di più. L’opacità del progetto lascia interdetti.
"Naturalmente, la segretezza è d’obbligo – scrivono – Il progetto, dopo essere stato mesi nel cassetto di politici e funzionari locali senza che nessuno ne sapesse niente, non è consultabile da nessuno. Il Comune dice che bisogna chiederlo alla Provincia, la Provincia dice che per darlo deve avere il permesso del cavatore (?). Anche il sito è segreto e sarà protetto, per metà del perimetro, da muraglioni in terra armata alti cinque metri, e di fronte a una casa addirittura di sette metri. Ma noi siamo tranquilli, hanno detto che lo fanno a tutela dei cittadini… Però, che strano: in una cascina a 200 metri di distanza dal sito, il Comune ha fatto togliere le tegole in cemento e mettere i coppi in terracotta perché deturpavano il paesaggio…"
Il tempo stringe. Pochi giorni dopo la fine del Carnevale si terrà la conferenza dei servizi, che potrebbe sancire il via libera definitivo.
"Il Comune latita, nonostante gli assessori attuali (Massimo Fresc dei cinquestelle e Francesco Comotto di Viviamo Ivrea, ndr) siano gli stessi che dieci anni fa si erano opposti ferocemente alla cava. Dicono che il rinnovo è una formalità, un atto dovuto e ineluttabile, che non sono competenti nell’istruttoria, ecc. Insomma, regna una preoccupante e desolante rassegnazione (o prostrazione?)."
Insomma, non rimane che il Generale.
"Auspichiamo che, insieme al suo valente esercito napoleonico, possa fare tappa a sud di Ivrea e, con il podestà al seguito, possa sancire in località Fornaci la "riappacificazione di San Bernardo" e far sì che nessun giacimento di terre rare possa essere sfruttato in loco… almeno durante il Carnevale. Ah, dimenticavamo: abbiamo saputo qual è il prezioso minerale strategico che potrà essere estratto a San Bernardo e solo lì. Si tratta di sabbia e ghiaia…"
Un grido disperato. Un ultimo tentativo di smuovere le coscienze. Il Generale raccoglierà la sfida?
Una cosa è certa: a Ivrea, la battaglia delle arance rischia di lasciare spazio a una battaglia molto più grande, molto più importante. Quella per il futuro di un intero quartiere.
Non c'è solo via Palestro o il Borghetto. A Ivrea c'è un pezzo di città che si sente abbandonato e tradito da chi dovrebbe rappresentarlo e difenderlo. La lettera del Comitato No Cava di San Bernardo è un grido disperato, ma soprattutto una denuncia che suona come un atto d'accusa nei confronti di un'amministrazione comunale che si è bellamente girata da un'altra parte.
All'indice un progetto di cava, avvolto in una coltre di mistero degna di una sceneggiatura noir. È l'ennesimo esempio di come la politica locale preferisca lavarsene le mani, scaricando responsabilità su altri enti e barricandosi dietro la solita giaculatoria dell'"atto dovuto".
Già, perché ormai gli amministratori non amministrano più. Eseguono. Con la testa bassa e lo sguardo rivolto altrove, aspettano che il tempo passi, che la polvere si posi e che la cittadinanza, stremata dalla burocrazia e dall'indifferenza, si rassegni all'inevitabile. Il “grillino” Massimo Fresc che un tempo tuonava contro la cava ora minimizza, il sindaco Matteo Chiantore svanisce nel nulla, e Francesco Comotto sembra aver dimenticato le battaglie del passato. Cosa è cambiato? Perché un tempo la cava era il male assoluto e ora è una pratica burocratica su cui nessuno può metter bocca?
Nel frattempo, i cittadini sono lasciati a interrogarsi sulle contraddizioni di chi governa. Si impongono vincoli estetici persino sulle tegole delle case, ma si permette che un'intera area venga deturpata da scavi e camion in transito. Si parla di tutela dell'ambiente quando fa comodo, ma poi si chiude un occhio (o entrambi) se in ballo ci sono interessi più grandi.
La verità è che questa amministrazione è una macchina inceppata, incapace di prendere una posizione netta su nulla che possa disturbare il sonno dei piani alti. La trasparenza è un optional, la difesa del territorio un fastidio, il dialogo con i cittadini un ingombro da evitare con cura. Se il Carnevale è la festa della libertà, per San Bernardo si festeggia invece il trionfo dell'omertà e della resa incondizionata.
A San Bernardo, la battaglia è appena iniziata. Ma una cosa è certa: chi oggi fa finta di non sentire il grido d'allarme del quartiere, domani non potrà dire di non aver saputo. E se l'amministrazione comunale continuerà a voltarsi dall'altra parte, sarà ricordata per quello che è: un governo cittadino che ha scelto la passività alla responsabilità, e il silenzio alla dignità.
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