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04 Marzo 2025 - 16:43
Cava di San Bernardo
Continua la protesta dei cittadini di frazione San Bernardo di Ivrea. È del 4 marzo una petizione del Comitato NoCava, firmata da oltre 200 residenti, inviata a Città Metropolitana di Torino, Regione Piemonte, ARPA e Comune di Ivrea, in cui si denunciano i possibili rischi ambientali e sociali derivanti dal rinnovo dell’autorizzazione per la cava in località Fornaci. Un progetto che, dopo dieci anni di immobilismo e incertezze, torna a incombere sul quartiere in quello che i cittadini definiscono un "paradosso burocratico", che rischia di trasformare la zona in un cantiere a tempo indeterminato, con pesanti ripercussioni sulla vita quotidiana di chi ha scelto San Bernardo come luogo dove vivere e investire i propri risparmi.
Eppure, l’amministrazione comunale e gli enti competenti sembrano non avere alcuna intenzione di fermare la macchina burocratica, nonostante il quartiere sia profondamente cambiato rispetto a dieci anni fa. Nuove abitazioni, nuove attività produttive, persino un’area verde pubblica sono state realizzate a ridosso della cava mai attivata. E ora si scopre che il cantiere potrebbe aprire, senza che nessuno abbia mai informato i cittadini. "Per quasi 10 anni la consultazione delle tavole del PRGC non conteneva alcuna menzione alla variante di cava del 2014", si legge nella petizione, sottolineando come molte persone abbiano scelto San Bernardo come luogo dove stabilirsi, ignare di una decisione amministrativa che incombeva sulle loro teste. Chi ha acquistato casa o aperto un’attività lo ha fatto senza sapere che, un giorno, avrebbe potuto ritrovarsi con una voragine e un via vai di camion davanti alla porta.
COGEIS SpA, la ditta che nel 2014 aveva ottenuto l’autorizzazione a scavare, non ha mai dato il via ai lavori. Perché? Nessuno lo sa. Ma il problema è che, ora, chiede il rinnovo senza nemmeno aggiornare il progetto, presentando gli stessi elaborati tecnici di quindici anni fa. "Sostanzialmente la ditta non ha dovuto far altro che tirar fuori dal cassetto il vecchio progetto, ripresentarlo tal quale agli enti competenti, senza tuttavia considerare che gli elaborati non sono più aggiornati". Un dettaglio che la dice lunga sulla serietà con cui vengono affrontate certe questioni.
Nel frattempo, il quartiere è cresciuto e con esso le criticità. Il traffico, già congestionato, rischia di collassare sotto il peso dei mezzi pesanti. Via delle Fornaci, la strada che collega l’area di cava alla viabilità principale, non è in grado di sopportare il transito quotidiano di camion e autoarticolati. E non lo era nemmeno nel 2014, tanto che l’autorizzazione originaria prevedeva un suo ampliamento. Ma nel frattempo si sono insediati nuovi stabilimenti e attività commerciali, che hanno aumentato il traffico, rendendo impossibile qualsiasi intervento sulla carreggiata. "L’allargamento di Via delle Fornaci proposta risulta interferire planimetricamente con il muro di cinta della proprietà SICET, con gli uffici e i piazzali della ditta Desantis ed infine con la cabina ENEL prossima all’incrocio", si legge nel documento. Insomma, una viabilità già critica destinata al collasso.
E non è finita qui. Il progetto prevede l’installazione di un semaforo per regolare il transito dei camion in uscita dalla cava. Una soluzione temporanea, pensata nel 2014, che oggi appare ridicola. Nel frattempo il traffico è aumentato e il quartiere si è ampliato. Ma nessuno ha pensato di aggiornare le previsioni. Il rischio è che i cittadini di San Bernardosi ritrovino ostaggio di un cantiere infinito, con camion che entrano ed escono per almeno dieci anni, rendendo impossibile la vita quotidiana.
E se il traffico non bastasse, c’è la questione del rumore. Nel progetto si prevede la realizzazione di barriere antirumore in terre armate alte fino a sette metri, veri e propri muri di terra che sorgeranno a pochi metri dalle abitazioni. Il Comitato NoCava parla apertamente di "scempio paesaggistico". La cava si trova in una zona agricola storica, caratterizzata da cascine e campi coltivati, un ambiente che l’amministrazione comunale dice di voler tutelare, ma che, nei fatti, sta per essere stravolto. "Tali barriere acustiche, che costituiscono dal punto di vista paesaggistico un vero scempio considerato il contesto agricolo circostante, risultano progettate senza il supporto di una valutazione modellistica previsionale che ne stimi le performance acustiche".
E poi c’è la questione più preoccupante di tutte: cosa accadrà una volta terminata l’escavazione? La cava sarà riempita con materiali inerti, ma chi controllerà cosa verrà effettivamente conferito? Il rischio è che diventi una discarica mascherata. Nel documento si parla espressamente del rischio di contaminazione da amianto, dal momento che il materiale di riempimento potrebbe arrivare da cantieri di demolizione di origine ignota. "Sussiste un potenziale rischio di rilascio di fibre di amianto nelle vicinanze della cava in relazione al conferimento in loco di materiali inerti provenienti da località non note a priori".
I cittadini si chiedono quale sia il reale beneficio per la comunità. Il Comune incasserà appena 80.000 euro in dieci anni, mentre i residenti dovranno convivere con traffico, polveri sottili, rumore e perdita di valore immobiliare. E le compensazioni? Finora si è parlato solo della rimozione di una copertura in eternit da un ex bocciodromo. Peccato che, dopo la rimozione, la struttura sia rimasta abbandonata, senza che nessuno si preoccupasse di riqualificarla. "Non si comprende pertanto come un intervento così impattante per la collettività possa essere ritenuto meritevole di considerazione da parte dei rappresentanti della politica locale", denuncia il Comitato.
E ora? Il 5 marzo si terrà una conferenza dei servizi, un passaggio chiave per il futuro della cava. Il Comitato NoCava ha chiesto di partecipare per far sentire la propria voce. Ma la vera domanda è: qualcuno li ascolterà? Oppure l’amministrazione comunale tirerà dritto, ignorando le proteste e accettando, senza battere ciglio, che un progetto vecchio di quindici anni venga rinnovato come se nulla fosse?
I cittadini non vogliono arrendersi. Il Comitato NoCava promette battaglia e non accetterà passivamente decisioni calate dall’alto. In gioco, dicono, non c’è solo il destino di una cava, ma quello dell’intero quartiere, della qualità della vita e del diritto a non essere trattati come semplici spettatori di scelte imposte dall’alto. "Non staremo a guardare", assicurano i promotori della petizione. La partita è appena iniziata.
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