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La corsa contro il tempo per salvare gli alberi di Corso Nazioni Unite: "Venite a firmare"

La prof. ambientalista Daniela Lazzarino domani sarà con il banchetto in Corso Nazioni Unite e sabato pomeriggio in via Vittorio

Daniela Lazzarino raccoglierà le firme per bloccare il taglio degli alberi

Daniela Lazzarino raccoglierà le firme per bloccare il taglio degli alberi

La motosega dell’amministrazione ha colpito ancora. Venti alberi sono già stati abbattuti, altri venti sono condannati a morte. A nulla sono valse le proteste, le richieste di confronto, le domande rimaste senza risposta. Ora, però, i cittadini non ci stanno.

Domani, dopo le 13, Daniela Lazzarino, docente e ambientalista, sarà in Corso Nazioni Unite all'altezza della rotondina, con un banchetto per raccogliere firme e provare a fermare l’ennesimo scempio. Sabato, dopo le 16, sarà in via Vittorio Emanuele.

Quaranta liquidambar sacrificati in nome della “riqualificazione”, un progetto da 1,5 milioni di euro finanziato con fondi PNRR, che secondo l’amministrazione dovrebbe dare un nuovo volto all’arteria cittadina. Un volto che, però, secondo la prof. ambientalista, rischia di diventare spoglio, cementificato, irriconoscibile.

"Siamo pronti a presentare una diffida con un avvocato – tuona Lazzarino – e per questo ho deciso di scendere in strada a raccogliere le firme. Ieri ho chiesto la delibera con cui è stato disposto l’abbattimento, ma l’amministrazione si è rifiutata di consegnarmela. Ho dovuto spulciare l’albo pretorio per trovarla. E la risposta della sindaca Loredana Devietti? 'Noi siamo stati votati e facciamo quello che vogliamo'. Un’arroganza che calpesta il concetto stesso di democrazia e partecipazione."

La comunità è sgomenta. In tanti, tra residenti e commercianti, scoprono solo ora che il loro viale alberato verrà spazzato via. Qualcuno ha visto le piante cadere sotto i colpi delle motoseghe, qualcuno ha sentito solo il rombo dei tronchi spezzati, altri si sono fermati, sbalorditi, a chiedere perché nessuno li avesse avvisati. E ora che lo sanno, vogliono fare qualcosa.

L’amministrazione giustifica l’abbattimento con la messa in sicurezza dell’area pedonale e la sostituzione del collettore interrato del canale Disturba. Le radici degli alberi avrebbero sollevato il marciapiede e si sarebbero infiltrate nel sottosuolo. Ma è davvero questa l’unica soluzione?

Perché non salvaguardare almeno una parte delle piante? Perché non sollevare il marciapiede di qualche centimetro, creando delle aiuole protettive intorno ai tronchi? Perché non informare i cittadini prima di agire, invece di calare dall’alto decisioni irreversibili?

Il sospetto, in molti, è che dietro la parola "riqualificazione" si nasconda una logica di cemento e asfalto, senza un vero piano di tutela ambientale. Gli alberi verranno rimpiazzati da Pyri Calleryana, piante che emanano un odore pungente e sgradevole durante la fioritura. Un dettaglio che stride con l’idea di un miglioramento della qualità della vita.

Non è la prima volta che a Ciriè si assiste a una mattanza verde. Lo stesso copione si è già visto con il progetto di riqualificazione del municipio, che ha comportato l’abbattimento di storici pini, rimpiazzati da dieci alberelli e una “aiuola decorativa” che ancora non fiorisce. Sei panchine al posto di ombra, ossigeno e storia.

Ora, l’ombra rischia di scomparire anche da Corso Nazioni Unite, il lungo viale che ha visto nascere e crescere generazioni di ciriacesi. Maestosi alberi di 50 anni, destinati a vivere fino a 150, che oggi vengono abbattuti nel pieno della loro vitalità.

Eppure, la cosa più inquietante è un’altra: "Quasi nessuno sapeva".

Ieri, mercoledì 5 marzo, la sindaca Devietti ha ricevuto la prof. Lazzarino e chi sta sostenendo la causa ambientalista. "E' stato un momento di confronto importante. Hanno partecipato anche molti ragazzi del liceo Galilei di Ciriè in cui insegno. Il messaggio della sindaca è stato chiaro: essendo stata eletta lei non ritiene di dover avere l'approvazione per agire. Io invece ritengo che la partecipazione dei cittadini e l'informazione siano dovuti".

Poi aggiunge: "In una settimana l'ha detto e l'ha fatto. Non c'è neppure un cartello che annuncia l'abbattimento degli alberi. Giusto un divieto di sosta. Basta. Molti residenti non hanno avuto alcuna informazione chiara sul progetto. Chi ha partecipato all’assemblea pubblica di giovedì scorso, dice di non aver capito nulla: poche immagini, poche spiegazioni e una sola certezza: "È stato deciso così."

Una signora si è fermata davanti ai tronchi abbattuti, impietrita. "Non ne sapevo nulla", ha sussurrato. Un ragazzo ha ringraziato per essere stato informato: "Come possiamo fermare questo massacro?". Un impiegato dell’autoscuola ha guardato con sgomento la distruzione degli alberi che "hanno la sua età".

E allora le domande si moltiplicano: "Perché il progetto non è stato condiviso adeguatamente con i cittadini? Perché non c’è nemmeno un cartello in strada che spieghi chiaramente cosa sta succedendo? Perché non si è cercata una soluzione alternativa all’abbattimento totale? Perché l’amministrazione ha ignorato il valore ecologico, storico ed estetico di quegli alberi? Perché si è rifiutata di consegnare la delibera dell’abbattimento alla cittadinanza?".

UNA PETIZIONE PER SALVARE IL SALVABILE

Lazzarino e i cittadini che si oppongono alla strage di alberi non vogliono restare a guardare. Domani partirà una raccolta firme per fermare la seconda ondata di abbattimenti e chiedere un’azione immediata per tutelare il verde urbano.

"Chiedo di fermare questa strage e salvare il salvabile."

Il tempo stringe. Venti alberi sono già stati tagliati. Ne restano altri venti in attesa di giudizio.

La domanda è: la città di Ciriè sarà complice o si alzerà in piedi per difendere ciò che è ancora possibile salvare?

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