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Sanità
04 Marzo 2025 - 11:18
In Italia, abbiamo un problema con gli antibiotici: una pandemia silenziosa che costa cara al SSN
L'antibioticoresistenza sta diventando una minaccia sempre più grave per la salute pubblica in Italia. Secondo il rapporto 2025 "Il consumo di antibiotici in Italia" presentato dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), il fenomeno ha un impatto economico devastante sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con un costo annuo stimato di 2,4 miliardi di euro e 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di infezioni resistenti ai farmaci.
A preoccupare sono soprattutto i dati sul consumo di antibiotici, che nel 2023 ha raggiunto 22,4 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, segnando un incremento del 5,4% rispetto all'anno precedente. L'aumento è ancora più marcato per gli antibiotici dispensati a livello territoriale (+6,3%), con picchi del 40% nei mesi invernali, un dato che suggerisce un uso improprio per curare virus influenzali e parainfluenzali, contro i quali questi farmaci sono inefficaci.
Il presidente dell'AIFA, Robert Nisticò, lancia l'allarme: "L'antibioticoresistenza è una pandemia silente, che in Italia provoca 12mila morti l'anno e richiede un approccio globale per contenerla". L'obiettivo è promuovere un uso più consapevole degli antibiotici, anche in ambito veterinario, e rafforzare le misure di prevenzione, specialmente negli ospedali, dove il problema è più diffuso.
Gli ospedali rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo di batteri resistenti. Qui il consumo di antibiotici continua a crescere e nel 2023 ha toccato 84 dosi ogni 100 giornate di degenza, con un incremento dell'1,3% rispetto all'anno precedente. L'Italia si conferma uno dei paesi europei con il maggior utilizzo di antibiotici, occupando la settima posizione a livello territoriale e la sesta negli ospedali.
In Italia, abbiamo un problema con gli antibiotici
Un altro dato allarmante riguarda l'aumento delle prescrizioni pediatriche, passate dal 33,7% al 40,9% in un solo anno per i bambini fino a 13 anni. Anche tra gli anziani il consumo è elevato: il 48% degli over 65 ha assunto almeno un antibiotico nel 2023, con un incremento dell'1,5% rispetto all'anno precedente. La situazione è particolarmente grave al Sud, dove il consumo è nettamente superiore rispetto al Nord e al Centro. Qui la difficoltà di accedere in tempi brevi alle diagnosi porta i medici a prescrivere antibiotici a scopo precauzionale, un comportamento che contribuisce ad aggravare il problema.
L'Italia detiene inoltre il record europeo per il consumo di antiacidi per lo stomaco, farmaci che alterano la flora batterica intestinale e favoriscono la selezione di germi resistenti. Questa combinazione rischia di alimentare ulteriormente il Drug Resistance Index (DRI), che misura il livello di resistenza dei principali batteri patogeni, tra cui Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae ed Enterococcus faecium.
La sfida per il futuro è duplice: da un lato è necessario ridurre il consumo di antibiotici attraverso campagne di sensibilizzazione e un uso più mirato, dall'altro servono incentivi alla ricerca per sviluppare nuovi farmaci antimicrobici in grado di contrastare le resistenze. "Bisogna semplificare le procedure regolatorie e investire nello sviluppo di nuovi antibiotici, perché quelli attuali stanno perdendo efficacia", ha sottolineato Nisticò.
L'andamento dei consumi in Italia è in controtendenza rispetto alla riduzione registrata tra il 2013 e il 2019 (-14,4%) e al calo del 4% nel 2021. Questo dimostra come il problema sia tornato a crescere, richiedendo un'azione urgente e coordinata per evitarne un ulteriore aggravamento.
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