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26 Febbraio 2025 - 12:19
Cascina Spiotta: il processo si farà, i pm vincono il primo round
Si aprono le porte del processo sui fatti della Cascina Spiotta, con la Corte di Assise di Alessandria che ha respinto le questioni di nullità sollevate dalla difesa e ha stabilito che il procedimento andrà avanti. La procura di Torino ha basato l'accusa su nuove prove, in particolare impronte digitali rinvenute su un documento ritrovato in un covo brigatista nel 1976 e rianalizzato solo nel 2023.
Il pubblico ministero Emilio Gatti ha difeso la legittimità delle indagini, spiegando che la magistratura ha l'obbligo dell'azione penale anche a distanza di decenni dai fatti e che il caso è stato riaperto per il valore probatorio degli elementi emersi. Il principale imputato, Lauro Azzolini, 79 anni, ex brigatista, è accusato dell'omicidio dell'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso, avvenuto durante lo scontro a fuoco del 5 giugno 1975. Gli altri due imputati, Renato Curcio e Mario Moretti, capi storici delle Brigate Rosse, restano al momento in secondo piano nel dibattito giudiziario.
La difesa ha contestato la riapertura del caso, sostenendo che l'aggravante del terrorismo non era prevista nel codice del 1975 e ricordando che Azzolini era stato assolto in istruttoria nel 1987. Il suo avvocato, Davide Steccanella, ha denunciato la perdita della sentenza di assoluzione e definito "un obbrobrio" la scelta di contestare oggi un'aggravante non prevista all'epoca. Dura la replica dei pm, con Ciro Santoriello che ha ironizzato sul fatto che "se la difesa avesse ragione, tutti i giudici della Cassazione dovrebbero rifare l'università".
Un nuovo elemento chiave dell'accusa è l'analisi delle impronte digitali su una relazione brigatista del 1976, rivenuta in un covo a Milano. Nel 2021, Bruno D'Alfonso, figlio del carabiniere ucciso, ha presentato un esposto che ha portato al recupero dell'originale del documento, conservato negli archivi dell'Arma. L'esame del Ris ha individuato undici impronte digitali riconducibili ad Azzolini.
Nel dibattito processuale emerge anche il tema della morte di Mara Cagol, moglie di Curcio, avvenuta nello stesso scontro a fuoco. L'avvocato Vainer Burani, pur senza entrare nel merito del processo, ha sollevato il dubbio che la donna sia stata colpita mentre era in procinto di arrendersi. Curcio attende che venga fatta piena luce sulla vicenda.
L'esito del processo si preannuncia complesso e carico di implicazioni storiche e giudiziarie, con l'accusa pronta a far valere i nuovi elementi di prova e la difesa decisa a smontarne la validità procedurale. Il confronto tra le parti è appena iniziato, ma il primo round è stato vinto dai pm.
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